Francoforte, l'impennata finale di Mario Baudino

Francoforte, l'impennata finale il bilancio. Polemiche e aste miliardarie alla chiusura della cinquantesima Buchmesse Francoforte, l'impennata finale Linn Mimanti, Egolf e Houellebecq i trionfatori FRANCOFORTE DAL NOSTRO INVIATO Si chiude oggi a mezzogiorno, ma un minuto prima che si aprissero, sibato mattina, le porte al normale pubblico dei visitatori, la grande Buchmesse, la fiera internazionale del libro, era virtualmente finita. Editori in partenza, rallentamento delle compravendite e degli incontri per esigenze «tecniche», di superaffollmento, mentre il numero degli ingressi si impennava fino a toccare (entro questa mattina), la soglia dei 300 mila. Nei giorni dell'apertura ai soli addetti ai lavori la media era di oltre cinquantamila persone: il gran popolo del libro, quello che ogni anno invade la città come non accade per nessuna altra fiera. Era finita, la Buchmesse, con un'asta internazionale di quelle che costringono a decidere in fretta e a leggersi un romanzo alle prime luci dell'alba, prima di metter mano al portafogli. E con due leggende, una «nera» e una «bianca», diventate col passare delle ore sempre più importanti. Alla fine i «libri di Francoforte» sono stati tre: quel Before spleeping di Linn Ullmann, figlia di Liv Ullmann e Igmar Bergmann (i tedeschi lo hanno pagato mezzo miliardo, in Italia lo leggeremo col marchio Mondadori); uno scandalossimo romanzo francese, Les particules élémentaires di Michel Houellebecq; e un romanzo americano nato sotto i ponti di Parigi, Le seigneur des porcheries di un esordiente, Tristan Egolf, che già i critici paragonano a Pynchon. Di Houellebecq parlavano soprattutto le signore, trovan dolo qualcosa di profondamente disgustoso, quasi innomina bile. Perché Les particules élémentaires ha scatenato in Francia una rovente polemica, deflagrata proprio nei giorni della Fiera sia alla trasmissione televisiva di Bernard Pivot sia, sabato, sulle pagine di Le Monde. Il libro è così politicamente scorretto da sembrare lepenista. E' un concentrato di nichilismo allo stato puro, dove si ostenta un totale disprezzo per le donne e si giura sulla discendenza diretta dei serial killer dalla cultura del '68. I protagonisti, due fratelli, rappresentano secondo l'editore nientemeno che «la terza mutazione metafisica nella storia del mondo»; l'autore viene accusato di fascismo ma nello stesso tempo è difeso dai giornali di sinistra. Insomma, altro che italici cannibali, qui va in scena un'antropofagia delle idee, col gusto dell'iperbole che caratterizza gli intellettuali francesi. Il caso Houellebecq (il cui precendente romanzo è già stato comprato dalla Bompiani) ha scatenato la fiera, anche se quest'anno non sono emerse tendenza «maggioritarie» e travolgenti, e non sono neppure comparsi i grandi bestseller americani. Semmai, libri di medio prezzo e di buona o discreta qualità. Così ad esempio si sono visti molti titoli nel filone delle scienza romanzata, dopo i successi di Longitudine della Sobel o dell' Ultimo teoriema di Fermat di Singh, entrambi pubblicati in Italia da Rizzoli. E fra i Paesi emergenti della letterarura mondiale ha occupato un posto di tutto rispetto l'India, da dove arrivano sempre più scrittori. La più recente è Kirian Desai, figlia della più celebre Anita, con un delizioso La mia nuova vita sugli alberi (in Italia è uscito da Mondadori): si aggiunge alla lunga lista d'autori da Vikram Seth a Rushdie alla Arundathy Roy, che scrivono in inglese per un pubblico internazionale. Gli italiani, comunque, non sono stati alla finestra. Sempre sugli scudi Andrea Camilleri, che pure aveva già chiuso tutte le cessioni di diritti nei Paesi europei molto prima di Francoforte, tanto che stanno per uscire le prime traduzioni, mentre l'editore Sellerio ancora tratta con inglesi (Arvill in particolare) e americani. Venduta dalla Mondadori in Germania, Francia, Spagna e Brasile la trilogia di Aléxandros, di Valerio Manfredi; stravenduto (dalla Garzanti) un autore di culto come Alessandro Boffa, il cui Sei una bestia Viskovitz, giocato fra letteratura e entomologia, è andato in Germania, Francia, Olanda, Spagna, Brasile e Stati Uniti, mentre c'è stato grande interesse - i contratti si chiuderanno dopo la fiera - per il libro di Alberto Ronchey sul Giubileo. E' andata bene a Guerini e Associati, che portava un libro sull'Algeria di Marco Impagliato e Mario Giro, prefato da Igor Man; è andata benissimo la Nefertari principessa d'Egitto della De Agostini, realizzato per i bambini con la supervisione del British Museum, che ha messo a segno venti coedizioni internazionali ed è già una mostra in corso al Louvre. Fra gli acquisti più interessanti c'è (per Mondadori) un libro del regista Emir Kusturica che inaugurerà una collana di letteratura, ,Strade blu, raffinata e di ricerca, a tiratura limitata. Mentre Guanda approfitta di Francoforte per annunciare che intensificherà i libri di scrittori italiani, e vende all'estero il non ancora pubblicato Angelo Ferracuti, esordiente di Fermo, di mestiere portalettere, che ha scritto un ironico Attenti al cane. Intanto l'editrice di Luigi Brioschi ha conquistato un autore molto particolare: uno sconosciutissinmo (fino a ieri) conducente di autobus londinesi, Magnus Mills, il cui romanzo The restraint of beasts (Il recinto delle bestie) è entrato in finale al Booker Prize, dove affronterà Julian Barnes e Ian McEwan. E' un piccolo capolavoro di humor nero, e va detto che il suo autore ha un sano distacco dalle cose della vita: quando la giuria lo incluse tra i finalisti del Booker, l'editore non riuscì ad avvertirlo, perché lui era sul suo bus nella periferia londinese. Di storie come queste, in fondo un po' edificanti, Francoforte è piena, a testimonianza del fatto, come diceva Alessandro Baricco alla cena con i suoi editori stranieri (ormai sopra la ventina), che «qui si fa soprattutto business, però alla fin fine esistono anche gli scrittori»: tanto che la Buchmesse si può davvero chiudere con un favola bella, come quella di Tristan Egolf, i cui piedi violacei per il freddo intenerirono a Parigi, nel novembre del '96, una gentile ragazza. Soccorso e rifocillato, lui che pareva un qualsiasi suonatore ambulante, raccontò che stava finendo un romanzo. La giovane parigina era la figlia di Patrick Modiano, scrittore e ascoltatissimo consulente di Gallimard, che lesse il libro e lo trovò epico e apocalittico. Di lì, Lord ofbarnyard (o se preferite Le seigneur des porcheries) si è irradiato in mezzo mondo, in Italia grazie a Carla Tanzi, per Frassinelli. E questa è davvero la leggenda bianca di Francoforte, la storia che piace a tutti perché racconta la nascita sulla Senna di un (grande?) scrittore americano, che parla di provincia profonda, di pazzi conformisti disperati violenti, di un anti-eroe in mezzo al caos. Ma è anche la storia di uno scrittore che nasce tutto formato, all'improvviso, e dal nulla, come Atena dalla testa di Zeus. Quella che ogni editore, nell'era del commercio globale alla Buchmesse miliardaria, non è mai stanco di sognare. Mario Baudino E tra gli italiani grande successo per Camilleri, Baricco e per l'Aléxandros di Manfredi La folla di visitatori della 50" Buchmesse In alto Andrea Camilleri