La gelosia arma la follia omicida

La gelosia arma la follia omicida Roma: vent'anni, incensurato, era convinto che la ragazza lo tradisse. La lite, il delitto e la fuga in moto La gelosia arma la follia omicida Uccide ilfratello della fidanzata, incinta di 2 mesi ROMA. Un colpo di pistola: Fabio Losacco, 24 anni, cade a terra, colpito a morte. Stefano Corsico, 20 anni, inorridito, spaventato, corre via senza capire che cosa è realmente accaduto. La pistola, una calibro 7,65, è nelle sue mani. Stefano giunge in strada, inforca il motorino e fugge. Pochi minuti dopo sono le sirene di un'autoambulanza e della polizia a sconvolgere di nuovo la tranquillità di via De Chirico, una delle anonime strade del quartiere Prenestino. Tocca a Emanuela, la fidanzata di Stefano e sorella del ragazzo freddato con un colpo alla testa, spiegare fra le lacrime il dramma consumatosi nella sua casa. Sono le 9,30 quando Stefano giunge a casa di Emanuela. Parcheggia il motorino, sale, in tasca ha una pistola. Suona il campanello, Emanuela apre, stupita, non hanno un appuntamento, né si aspettava di vederlo capitare a quell'ora. E' sorpresa, ed è quello che Stefano vuole. E' convinto che la fidanzata lo tradisca, già il giorno precedente l'aveva chiamata più volte al telefono offendendola e accusandola di essere stata con un altro. Due mesi fa la ragazza era rimasta incinta, forse quella di Stefano è un'autodifesa per non riconoscere le proprie responsabilità, o forse è soltanto gelosia. Stefano si aggira per la casa, nella speranza di trovare conferma ai suoi sospetti. In casa, invece, non c'è nessuno a parte la fidanzata e la madre. Stefano inizia a inveire comunque contro Emanuela, a in sultarla. Esasperata, Emanuela afferra il ricevitore del telefono, compone il numero del padre, separato dalla madre, e chiede aiuto Poco dopo giungono il padre e il fratello della ragazza. Quando Fa bio esce dall'ascensore incontra Stefano sul pianerottolo. I due ra gazzi iniziano a litigare. Fabio non solo è alto e robusto, ma è anche un pugile che gareggia da tempo sui ring della regione. Vola qualche pugno. Stefano non è robusto, anzi è piuttosto magro, ma ha una pistola. E' rapido nel l'impugnarla e sparare. Fabio cade, Stefano fugge. Il racconto di Emanuela termina qui. Non sa do ve sia finito Stefano. E' una telefonata al 113 a mettere in allarme gli uomini della Squadra Mobile. Sono circa le 10,30 quando giunge la richiesta di aiuto da parte di una donna: «C'è un giovane con la pistola che dice di essere inseguito e minaccia di uccidersi», avverte. Gli operatori della Sala Operativa e delle Volanti collegano i due episodi ed hanno ragione. Salito sul motorino, Stefano inizia a cor rere all'impazzata. Quando si ferma non sa più nemmeno dove si trova. Abbandona il ciclomotore e inizia a bussare con insistenza ad un appartamento al piano terra e si fa aprire la porta. «Pensavo che si trattasse di un amico di mio figlio», racconta al termine dell'incubo la padrona di casa. Soltanto quando apre la porta si rende conto che si tratta di uno sconosciuto. Ma ormai è trop po tardi. Stefano, sconvolto, entra in casa e irrompe nella stanza da letto do ve c'è il marito della donna. «Aiuto, aiuto, mi inseguono, me vonno spara» urla. Non minaccia la famiglia con la pistola, né impedisce loro di chiamare il 113: «Chiamate chi vi pare, voglio restare qui», spiega. La donna, dunque, chiama la polizia poi con il marito e i due figli esce di casa. Stefano, intanto, chiama anche lui il 113 con il suo telefonino. Sono da poco passate le 11, il ragazzo ha la voce rotta dall'agitazione e un dubbio che non lo abbandona. «Che cosa è successo a Fabio? Se è morto lui, mi ammazzo anche io. Per me è come un fratello», avverte in un momento di lucidità immerso in un mare di frasi senza senso. L'operatore prende tempo. Ormai tutti hanno capito che cosa è accaduto. Le volanti si stanno dirigendo verso via Schubert, l'appartamento dove Stefano si è barricato, a poche centinaia di metri da via De Chirico anche se iede di fare acadre e un altro si. già in un altro quartiere, il Tiburtino. L'operatore prova a calmarlo. Gli chiede che cosa sia accaduto. «Mi è partito un colpo - risponde Stefano - ma l'ho preso di striscio. Ditemi che cosa si è fatto». Stefano non lo ha preso di striscio. Fabio è già morto, ma l'operatore sa di dover mentire in questo momento. Interviene anche il funzionario della sala operativa. E' una donna, la sua voce calma cala come una carezza sulla follia di Stefano. La donna pronuncia parole di speranza, si sforza di dissuadere il ragazzo dai suoi propositi di suicidio. Gli chiede di raccontare di nuovo tutto, con calma. «Non volevo sparargli - ripete Stefano - ma che cosa sapete?». «Fabio sta bene, non preoccuparti», risponde la donna. Stefano ancora non è convinto: «Se l'ho ucciso, passo dalla ragione al torto e non mi resta che ammazzarmi», insiste. Poi chiede di vedere la madre e il suo amico più caro, Marco: «Portateli qui, ho bisogno di vederli. E' meglio se viene Marco, così gli do la pistola e mi costituisco», annuncia infine. E' già una mezza vittoria. Ma è un'operazione che prende tempo e il tempo è un nemico pericoloso in questo caso. La notizia della morte di Fabio si sta diffondendo. Si teme che Stefano possa apprenderla accendendo la radio o la televisione. La polizia decide di far staccare l'energia elettrica nella zona. Infine, l'amico e la madre vengono rintracciati e giungono in via Schubert. Stefano mantiene la parola data. Si arrende. Sono suonate da pochi minuti le campane domenicali del mezzogiorno. Stefano esce dalla casa circondato e quasi trascinato da un cordone di poliziotti verso una volante. Ha i capelli tagliati cortissimi e una camicia bianca. Un urlo squarcia l'aria: «Stefano!!». Il ragazzo si volta, conosce quella voce. Inizia a dimenarsi. «Emanuela!», urla a sua volta. Ma ormai un delitto e anni e anni di carcere li separano definitivamente. Stefano viene caricato sull'auto e condotto via. Flavia Amabile Il giovane si nasconde in un appartamento scelto a caso: «Ora mi ammazzo» Poi comincia la trattativa al telefono con la polizia Gli agenti staccano la corrente nel quartiere per impedirgli di sentire le notizie alla tv. Arriva la madre e si arrende "■a A sinistra. Stefano Corsico, al momento dell'arresto. In alto, la fidanzata del giovane, disperata, abbraccia un amico. A destra la vittima, Fabio Losacco: era un pugile esperto

Persone citate: Fabio Losacco, Flavia Amabile, Stefano Corsico

Luoghi citati: Roma