Le Olimpiadi a Torino non passano per il Coni

Le Olimpiadi a Torino non passano per il Coni INTERVENTO =1 Le Olimpiadi a Torino non passano per il Coni CARO direttore, oggi arriveranno a Torino gli inviati del Comitato Olimpico Intemazionale per acquisire elementi sulla nostra candidatura ad ospitare i Giochi invernali del 2006. Gli organizzatori dovranno essere due volte bravi, dovranno contare sul raddoppiato impegno di autorità e cittadini: un Coni decapitato e in crisi, e per i noti motivi, non è proprio l'aiuto che Torino poteva legittimamente attendersi per l'iniziativa in cui sta investendo risorse ed entusiasmo. La realtà è che lo sport oggi è un settore economico che muove 45 mila miliardi l'anno, qualcosa come il 2,5% del prodotto nazionale. Ad esempio, per concedere i diritti a trasmettere in criptato le partite di campionato per 6 anni quattro squadre italiane chiedono 1200 miliardi; BSkyB ha pagato quasi 2000 miliardi per i diritti relativi alla Premier League inglese per 4 anni; la Superlega, se si farà, potrà contare su proventi di 5000 miliardi in 3 anni; se Torino si aggiudicherà le Olimpiadi invernali del 2006, si investiranno 2000 miliardi in infrastrutture. Il percorso che dal dilettantismo ha portato al professionismo mascherato prima, a quello pieno . poi, quindi alle sponsorizzazioni, sta conoscendo un'accelerazione tale da produrre un profondo cambiamento: le squadre di calcio, le scuderie da corsa, gli organizzatori delle Olimpiadi prima davano vita a spettacoli, oggi sono diventati produttori di software. Sono loro, assieme ai grandi studi cinematografici, a fornire i contenuti essenziali al business del prossimo secolo, quello dell'integrazione digitale tra televisioni, telefonia, satellite, cavo. E se oggi comandano i padroni della tecnologia, domani il gioco potrebbe passare nelle mani di chi produce i contenuti. Lo sport è un'industria. Non c'è cinismo in questa affermazione, anche le industrie tradizionali devono saper suscitare entusiasmi. L'elemento emotivo che lì influenza le scelte qui si chiama tifo, si nutre di passioni sacrifici lealtà, divampa per sospetti erro ri. Ma tutti e due, industria tradì 1 zionale e industria dello sport, I hanno bisogno di risultati. A que sta realtà la politica riserva un atteggiamento che sembra romantico, in realtà è di potere: l'orgoglio «azzurro» da un lato, il controllo verticistico di un ente statale dall'altro. Ma il romanticismo è una finzione, la Nazionale guadagna precettando mezzi di produzione di altri, senza neppure adeguatamente assicurarli. E il controllo statale è risultato clamorosamente inefficiente, il Coni ha messo in piedi un sistema opaco, forse corrotto e produttore di corruzione: l'ha fatto con danaro pubblico. Il suo bilancio di 900 miliardi è un nulla a fronte dei 45 mila mossi dal settore, ma è un'enormità rispetto a come vengono spesi (220 per il personale, 100 per il proprio funzionamento). Controlli finti sono peggio dell'assenza di controlli, trasformano la competizione in gara tra furbi. Quanto a incomprensione del fenomeno e inadeguatezza delle risposte non brilla neppure la politica locale. Grazie al salto di qualità che fa delle grandi società sportive i protagonisti del business della multimedialità, la Juventus è diventata una grande industria. Il Torino, c'è da sperarlo, potrà diventarlo anch'esso, e avrà bisogno di analoghi strumenti. Questa industria fa un «prodotto» che è insieme globale e locale, ha bisogno sia di spettatori lontani che di tifosi presenti. Quindi necessita di un luogo di identificazione fisica, lo stadio. Invece l'amministrazione torinese, che si è tanto agitata per offrire uffici all'Autorità delle Comunicazioni, non ha ancora deciso come consentire ad una delle poche industrie cresciute in Torino negli ultimi anni di dotarsi degli strumenti di lavoro: uno stadio tecnicamente adatto, intorno a cui nascano alberghi, negozi, club nel club, luoghi per convention e raduni; aree per far nascere centri sportivi. In conclusione: per dimostrare compatti agli inviati del Ciò di aver capito quale sia la realtà dello sport oggi, e di sapere decidere di conseguenza, ci vorrà proprio l'impegno di tutti, di chi rappresenta Torino sia negli organi locali che nelle assemblee nazionali. Franco Debenedetti itti |

Persone citate: Franco Debenedetti

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