Il papà della bimba down «Ho bisogno di tempo» di Cristiana Pumpo

Il papà della bimba down «Ho bisogno di tempo» Formia, il caso della neonata non riconosciuta Il papà della bimba down «Ho bisogno di tempo» L'uomo potrebbe cambiare decisione «Sono andato in ospedale a vederla» FORMIA NOSTRO SERVIZIO «Dalla mia decisione dipende il futuro di tre persone, per questo voglio rimanere solo, lo preferisco». Parla con un filo di voce il giovanissimo papà di Marta, la bimba nata con la sindrome di Down il 22 agosto scorso e da allora ancora nella culla del nido del Dono Svizzero dell'ospedale di Formia, perché i genitori quando è venuta al mondo non hanno voluto riconoscerla. «Non sono per niente sereno e tranquillo dice - quello che sta succedendo è solo drammatico. Ho bisogno di solitudine, devo assolutamente capire qual è la cosa più giusta da fare». Continua a ripetere che ha bisogno di calma per decidere, e per farlo il giovane papà si è rifugiato in casa della sua famiglia, a Formia nel quartiere di San Pietro a ridosso della Scuola di preparazione olimpica e molto vicino anche all'ospedale civile. «Sono tempestato di telefonate - dice -, tutti vogliono sapere, ma quello che mi e capitato ha bisogno di riflessioni, di calma». Ma la bambina l'ha vista? «Certo che l'ho vista» e mentre lo dice la voce si spegne ancor più, quasi a far capire che lui a quella bimba dai grandi occhi a mandorla sta pensando davvero, e tanto. Per questo nel destino di Marta, che ha un nome inventato, hanno un ruolo il tempo e i dubbi di questo padre che dice di voler capire quale dovrà essere il futuro di tutta la sua giovane famiglia. E' da tanto che ci sta pensando, da quando è andato a informarsi sulle procedure per riconoscere la piccola, dopo che però erano già scaduti i termini giuridici per la sua registrazione. E da quel momento i pensieri devono aver preso un'altra rotta diversa da quella iniziale che volevano che Marta rimanesse estranea alla sua vita e a quella della moglie. E' anche con lei che il papà di Marta ha dei pro¬ blemi, ma forse il tempo darà ragione all'amore. Intanto ieri mattina il caso della piccola down è stato al centro delle omelie di diversi parroci nelle chiese di Formia. Tutti hanno condannato la scelta dei genitori, difendendo il valore della vita in ogni sua forma. «Resta comunque un caso da capire nella sua drammaticità» ha detto don Antonio De Meo, vicario del vescovo di Gaeta. Intanto Marta resta in ospedale; intorno a lei un cordone impenetrabile di solidarietà, da parte del personale del Dono Svizzero a cominciare dal direttore sanitario fino ai componenti l'Associazione bambini down di Formia che si è offerta per fornire assistenza e sostegno psicologico ai genitori della piccola. La mobilitazione è completa, non resta che aspettare. Se nessuno prenderà una decisione in breve tempo per Marta, non appena le sue condizioni fisiche miglioreranno, potranno solo aprirsi le porte di un istituto per minori. Il cardinale Ersilio Tonini, intervenendo sabato sulla vicenda, ha raccontato di una donna che sul letto di morte, dopo 57 anni, ricordava l'abbandono del figlio «ancora come un incubo». Non si stupisce quindi l'alto prelato di questo rifiuto: «Sono abissi di miseria umana quelli che si aprono davanti ai nostri occhi e che ci feriscono perché, nonostante tutto, crediamo ancora alla forza dell'amore materno. Come nel caso, ancora peggiore, dell'aborto». Tuttavia il cardinale lascia sempre aperto uno spiraglio ad un possibile ripensamento della madre di Gaeta, sulla scorta di altri episodi conosciuti, in cui la tentazione subitanea di abbandono, dettata da stati emotivi legati a situazioni familiari difficili, veniva via via superata «con il subentrare di un naturale sentimento di affetto, di attaccamento al piccolo nato». Cristiana Pumpo

Persone citate: Antonio De Meo, Ersilio Tonini

Luoghi citati: Formia