77 vuoto di governo facilita l'intervento di Aldo Rizzo
77 vuoto di governo facilita l'intervento | OSSERVATORIO | AVAÌ5ÙV.V.-.-.-..' \v .■ .v.v.v.-.v.',v.: ■- V- OSSERVATORIO 77 vuoto di governo facilita l'intervento A politica estera italiana è al punto che, perché siano rispettati gli impegni internazionali, ò meglio non avere un governo. Qualunque sia la decisione odierna della Nato, dopo l'estenuante trattativa tra l'inviato americano Holbrooke e il presidente jugoslavo Milosevic, questo ò l'ennesimo paradosso italiano. Senza un governo politicamente responsabile, costretto a rispondere a una sua maggioranza, e affidandosi alla lettera degli accordi internazionali esistenti, l'Italia può concedere senza particolari complicazioni l'uso delle basi Nato e fornire l'appoggio logistico necessario alle operazioni militari alleate. Nell'ipotesi poi che a tali operazioni, ove decise, dovessimo dare un contributo attivo, cioè una partecipazione diretta, non mancherebbe quasi certamente l'approvazione del Parlamento, non più condizionato dal rapporto amiconemico (governo-opposizione) e quindi libero di scegliere o ratificare l'impegno italiano a stare con i propri alleati nei momenti difficili: ciò che, nel caso in questione, non sarebbe stato possibile con un governo sonetto da Rifondazione comunista e forse neanche nell'ipotesi, fallita, di un centrosinistra «ripulito» dell'estremismo bertinottiano, ma pur sempre appesantito dai comunisti" «moderati» di Cossutta. E così, nelle more di una crisi gravissima, hanno respirato gli americani e gli inglesi, e gli stessi francesi, pur estimatori del governo Prodi e sinceramente dispiaciuti, in termini generali, della sua caduta (i tedeschi sono in fase, fisiologica, di cambio di potere, ma i nuovi dirigenti hanno confermato l'appoggio di Kohl all'America e alla Nato). In altre parole, la grande alleanza di cui siamo parte, nel momento in cui aveva un assoluto bisogno della solidarietà italiana, per ragioni geopolitiche e geostrategiche, ha dovuto registrare con sollievo il venir meno a Roma di una maggioranza ufficiale e delle sue paralizzanti complicazioni interne. Di fronte a tutto questo, naturalmente, ha esultato il centrodestra, il Polo, che ha così potuto dimostrare che il governo Prodi non aveva, non I poteva avere, una politica I estera, senza fare ricorso ai voti dell'opposizione. Ed è vero. Ma con una precisazione. Quando ha governato da solo, il Polo non ha avuto neanch'esso una buona politica estera, e non perché fosse condizionato da forze «esterne», ina per la sua meapacità di elaborazione (spunti neonazionalistici, euroscetticismo, ecc.). Invece l'Ulivo aveva una buona politica estera (l'accesso all'Euro, ma non solo), e però doveva fare i conti con una forza riottosa, poco o per nulla omogenea in questo campo, come Rifondazione. D'altra parte, le difficoltà di far convivere una coalizione eterogenea, in termini generali, furono fatali anche al governo Berlusconi, con la Lega al posto di Rifondazione. E allora si viene a un nodo irrisolto e tuttavia cruciale, ineludibile, del «sistema» italiano: l'estrema difficoltà, di fatto l'impossibilità, di dar vita a maggioranze omogenee, dialettiche quanto si vuole ma fondamentalmente omogenee, a causa di una legge elettorale compromissoria e confusionale (per non parlare di altre possibili, anche se non altrettanto urgenti, riforme istituzionali). Si dirà che questa non ò più questione di politica estera, ma di politica interna. Ma quando mai, in quale Paese e in quale sistema, la politica estera è stata sganciata dal quadro interno'.' Se la politica estera è il perseguire gli interessi nazionali fuori dai confini, sarà pur necessario che tali interessi siano individuati e condivisi da una maggioranza di governo, e che sia possibile l'ormarne una che sia tale veramente. Questo è quanto è lecito osservare da un punto di vista italiano, ma anche europeo e occidentale, mentre a Roma cominciano le grandi manovre per un nuovo governo più o meno provvisorio e la Nato prende le sue ultime decisioni per la pace o la guerra nei Balcani. Aldo Rizzo
Persone citate: Berlusconi, Cossutta, Holbrooke, Kohl, Milosevic
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