Nato, da oggi licenza di colpire di Francesco Manacorda

Nato, da oggi licenza di colpire Gli enormi B-52 pronti a volare su Belgrado, Mosca protesta e richiama l'ambasciatore Nato, da oggi licenza di colpire Ma Holbrooke può ancora fare il miracolo BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'«act order», l'ordine che autorizza immediati attacchi aerei da parte delle forze Nato contro la Serbia, scatterà oggi pomeriggio a Bruxelles, a meno che un miracolo dell'ultima ora non sblocchi le trattative sul Kosovo tra il presidente serbo Slobodan Milosevic e l'inviato Usa Richard Holbrooke. E le scarsissime notizie arrivate ieri sera da Belgrado non lasciano presagire svolte. Poco dopo le 18, al termine di un colloquio durato sei ore, Holbrooke ha lasciato Milosevic per andare all'ambasciata Usa, senza rilasciare dichiarazioni. Appena passata la mezzanotte di sabato, concluso il precente colloquio con il presidente serbo, Holbrooke aveva detto che «niente è cambiato, la situazione rimane seria», ma aveva anche assicurato che «continueremo a lavorare ininterrottamente nella speranza di trovare un'alternativa praticabile e pacifica nei prossimi due giorni». Nelle prossime ore non sono esclusi nuovi incontri. Intanto, però, gli Usa stanno già spostando aerei verso basi vicine alla Serbia e la Russia richiama a Mosca per consultazioni il suo rappresentante alla Nato. Così, mentre il tempo scorre veloce sull'orologio della diplomazia, la Nato si prepara al passo che potrebbe far scattare l'attacco o che in alternativa servirebbe a rendere più convincente l'opera del mediatore Usa. Gli ambasciatori dei sedici Paesi aderenti all'Organizzazione si riuniranno a Bruxelles e, anche in base alle ultime valutazioni che arriveranno da Holbrooke, decideranno se dare il via libera all'«act order». E' una decisione da prendere all'unanimità e ancora ieri sera all'appello mancavano Germa¬ nia e Portogallo. Ma nessuno dubita del consenso dei partner europei. Dopo l'annunciato sì italiano, il Cancelliere tedesco Helmut Kohl si incontrerà stamattina con il suo successore Gerhard Schroeder in vista del via libera che arriverà nel primo pomeriggio dal governo di Bonn. Sebbene l'«act order» previsto per oggi consegni formalmente i poteri sulle forze Nato, messe a disposizione dai Sedici, al generale Wesley Clark, lo statunitense che ha il comando supremo delle forze Nato in Europa, non significherà necessariamente che l'attacco debba partire o che debba partire già nelle prossime ore. Molto dipenderà, infatti, dalle condizioni che i Sedici inseriranno nell'ordine, che potrebbero prevedere anche un periodo di attesa di qualche giorno, durante il quale la macchina militare sarà comunque in mo¬ to. Anche sulle opzioni militari che dovranno essere definite dall'eventuale «act order», non esiste ancora certezza. Le opzioni studiate dalla Nato prima dell'estate andavano dalla sorveglianza rafforzata lungo i confini tra Serbia, Macedonia e Albania, all'intervento di truppe di terra in territorio serbo. Ma quest'ultima ipotesi di massimo coinvolgimento militare non ha trovato consensi unanimi tra i Sedici e lo scena- rio che si delinea adesso è quello di un intervento aereo che potrebbe andare da interventi su obiettivi precisi a raid di più vaste proporzioni. Agli ordini di Clark ci sarà un'«armada» composta da circa 430 aerei, di cui 260 forniti da Washington. Proprio ieri, in attesa dell'«act order», gli Usa hanno inviato un ulteriore messaggio politi alla Serbia, cominciando a dislocare i loro aerei da guerra nelle basi alleate più vicine a Belgrado. Sei bombardieri B-52, ciascuno in grado di trasportare 20 missili da crociera, sono arrivati dalla Lousiana nella base Raf di Fairfield, vicino Londra. E ad Avia no sono giunti, provenienti dalla Germania, dieci aerei A-10 con cannoni anticarro da 30 millimetri. La Romania, intanto, ha autorizzato - come le era stato chiesto dalla Nato - il sorvolo di velivoli militari sul suo terriorio «per situazioni impreviste e di emergenza», ma ha affermato che «non si unirà ad alcuna azione militare contro la Jugoslavia». Francesco Manacorda I rappresentanti dei Sedici sperano che la minaccia basti a convincere Milosevic alla resa L'ultimo scoglio della diplomazia è il rifiuto di accettare una forza multinazionale Un B-52 e (sopra) il mediatore Holbrooke