«Ho proposto io quel baratto»

«Ho proposto io quel baratto» «Ho proposto io quel baratto» Roscia: D'Alema avrebbe accettato... u MBERTO Bossi, dai banchi di Montecitorio, lo ha chiamato «andreottiano». Domenico Cornino lo descrive come un «giovialone che si diverte a prendere i potenti per i fondelli». I leghisti di Brescia ne parlano come di un «secessionista duro». Di certo Daniele Roscia non è un uomo che passa inosservato. Una volta chiese a Berlusconi «un miliardo per Telepadania», dandogli del mafioso davanti a tutti. Ai raduni di Pontida, rito obbligato della liturgia leghista, si presenta con il costume del carnevale di Bagolino. Non è uno che si tira indietro, come dimostra il suo pedigree di leghista doc: deputato, sindaco di Gargnano, consigliere comunale a Vobarno, ex segretario provinciale della Lega. «Far niente non mi piace - spiega -. Anche adesso che lei ha chiamato, mi stavo dedicando al giardinaggio...». Onorevole, lasci stare le rose. Prodi racconta che lei voleva vendere il suo voto. Che cosa risponde? «Che è vero: sono andato da lui e gli ho detto che se ci dava una tv e concedeva l'autonomia a tutte le regioni del Nord sarei uscito dall'aula». E come faceva a dirle di sì? Non sono mica decisioni che un premier può prendere su due piedi, da solo. Lei lo sa, vero? «Certo che lo so. Diciamo che volevo vedere se l'Ulivo era disponibile a fare un certo discorso. Ho chiesto le prime cose che mi venivano in mente: potevo chiedere la riforma elettorale. Sarebbe stato lo stesso...». Poteva chiedere pure la Padania libera, già che c'era... «Una cosa alla volta...». Ammettiamo che Prodi le avesse risposto di sì. Che avrebbe fatto lei? Si sarebbe fidato? «Sarei andato dal segretario federale a dirgli che il governo aveva dato la sua disponibilità a trattare». Bossi sapeva? L'ha mandata lui da Prodi? «No, no. E' stata una mia idea personale. Anzi, lui si è preoccupato. Mi ha detto: "Che hai combinato, andreottiano?". Però scherzava...». Lei invece era serio? «Serissimo. Qualcuno pensa che io volessi fare il buffone? Padronissimo: in Padania c'è il libero arbitrio». Ma lei ci sperava in un «sb>? «Io volevo sondare il terreno. Adesso andiamo verso un governo tecnico, no? Adesso noi torniamo sulla scena romana, no? E allora tanto vale vedere se possiamo ottenere qualcosa». Sta dicendo che le sue richieste sono un punto di partenza per la strategia futura della Lega? «Beh, se restano Prodi e Veltroni non se ne parla neanche. D'altra parte che cosa ci si può aspettare da uno che si presenta alla fiducia senza avere i voti? Quando gli ho parlato sembrava interessato, poi ha fatto spallucce. Come dire, mi è sembrato un po' appannato. Sa che cosa ho pensato quando l'ho visto scuotere il testone?». Dica... «Ho pensato. Beh, se volete fare i tacchini in anticipo per il mio Natale... Fate pure». E oggi ci tornerebbe, da quei ((tacchini))? «No, sarebbe inutile. Ma non scriva che sono pentito». Non lo è? «Neanche un po'. E' Prodi che dovrebbe pentirsi, non io». E per riprovarci, chi vorrebbe trovare a Palazzo Chigi? «D'Alema. Lui non lo scuoterebbe il testone, mi creda». [g. tib.l «Dicono che scherzavo? Padronissimi: da noi c'è il libero arbitrio Ma io ero serissimo Volevo vedere che cosa erano disposti a dare»

Persone citate: Berlusconi, D'alema, Daniele Roscia, Domenico Cornino, Prodi, Roscia, Veltroni

Luoghi citati: Bagolino, Brescia, Gargnano, Pontida, Vobarno