Crisi, un rebus nelle mani di Scalfaro di Alberto Rapisarda
Crisi, un rebus nelle mani di Scalfaro Oggi ripartono le consultazioni, e Cossiga boccia l'ipotesi di un incarico a Ciampi Crisi, un rebus nelle mani di Scalfaro Governo: spunta l'idea di un Prodi-bis, ma senza Prodi ROMA. L'Ulivo è vivo e combatte ancora per riproporre il governo che si è appena dimesso. Tra scosse di assestamento e tiro di batterie di interdizione, prende torma la proposta che domani faranno a Scalfaro i partiti del centro-sinistra. Partiranno suggerendo un nuovo incarico a Prodi, sperando che, in questi due giorni, l'ex presidente del Consiglio ci ripensi e dia il suo assenso. Se lui persevera, allora verrà proposto un (Prodi bis senza Prodi». Sempre con l'obbiettivo di ottenere sia i voti di Cossutta che quelli di Cossiga. lin governo di vita brevissima appena due mesi. Tanto quanto serve per approvare la Finanziaria. Come farebbe Cossiga a dire no dopo che da mesi va dicendo che la Finanziaria va approvata a tutti i costi per il bene della Patria? E come farebbe Cossutta a dire no ai voti di Cossiga dopo che è arrivato alla scissione di Rifondazione proprio per potere salvare governo e Finanziaria? Su queste difficoltà parallele si fonda la labile speranza di formare una riedizione del governo dell'Ulivo, anche se dovrà nascere senza il suo condottiero, ritiratosi a Bologna a tenere infuocati comizi ulivisti. Un ritiro che ha già spazientito il Partito popolare di Marini. Ieri il portavoce della segreteria, Antonello Soro, ha rudemente rimproverato Prodi. uNon trovo corretto pregiudicare l'approvazione della Finanziaria, che è alla base del programma dell'Ulivo, in nome di un'astratta coerenza rispetto al mandato degli elettori». Ovvero, dovresti accettare i voti di Cossiga. «Se dovesse saltare la manovra viene meno anche la coerenza» conclude Soro. -Anche i Ds (Fabio Mussi) insistono e sperano che «ci siano ancora dei margini di ripensamento da parte di Prodi anche per la creazione di una possibile maggioranza attorno a lui». Frodi in realtà, sembra sperare ancora di potere rabberciare un qualche accordo con Bertinotti Spiega Veltroni, che rimane accanto all'ex presidente: «La cosa da fare è che questa maggioranza, con questa Finan¬ ziaria, si presenti in Parlamento e cerchi sul merito dei provvedimenti il consenso tra le forze che hanno votato il documento di programmazione economica e finanziaria». Cioè, anche il consenso di Bertinotti, che quel documento sottoscrisse. Ma tutti i partiti della ex maggioranza non vogliono più sentir parlare di Bertinotti, dopo quello che ha combinato. Il loro sogno è ottenere i voti dell'Udr di Cossiga, proposti come promessa concreta e che ora sfumano come un miraggio difficile da raggiungere. Cossiga, infatti, coerentemente col suo progetto di sfasciare sia Polo che Ulivo, non vuole dare un appoggio che finisca col rafforzare proprio la pianta che vorrebbe segare. Quindi, no a Prodi, no a Ciampi (forse sì a Dini). E no anche a «una riedizione dell'Ulivo con la guida di un altro personaggio» precisa Buttigliene, presidente della Udr, che scarta anche l'ipotesi del «Prodi bis senza Prodi». Stanno diventando nervosi nell'Udr perché temono di finire nella trappola che loro stessi hanno costituto quando hanno offerto al centro-sinistra i voti per salvare la Finanziaria e la missione militare nel Kosovo. Da una parte, come dice Butti¬ glione, temono che «si rimettano insieme i cocci dell'Ulivo» mentre si perde tempo. Dall'altra stanno trovando il Polo che sta rispondendo con una mossa controtattica aggirante alla richiesta di incontro rivolta da Cossiga a Berlusconi, da solo. Berlusconi, alla fine, ha accettato l'invito e i due si dovrebbero vedere domani sera, al termine delle consultazioni. Ma Berlusconi ci va con l'assenso ufficiale anche di Fini che dice che Cossiga «tra qualche giorno si renderà conto che è un tentativo vano quello di dividere il Polo» e che non si potrà fare un governo di larghe intese (proposto da Cossiga) che escluda Alleanza Nazionale. Insomma, il Polo risponde tendendo la mano a Cossiga in modo da rendergli più imbarazzante l'eventuale appoggio al centro-sinistra. Il gruppo dell'Udr, infatti, non è compatto come assicura Buttiglione e potrebbe anche dividersi di fronte alla scelta di aiutare l'Ulivo. In questa situazione, occhio a Bossi, che si offre (a D'Alema e a Cossiga?) come possibile partner per soluzioni nuove. Ai suoi ha già annunciato che bisognerebbe entrare al governo. Alberto Rapisarda Veltroni ripete «La maggioranza deve presentare in Parlamento la manovra e cercare consenso tra le forze che votarono il Dpef» li ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi
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