Theda Bara, il silenzio delia vamp

Theda Bara, il silenzio delia vamp IL FESTIVAL Il film del suo esordio, ritrovato da un collezionista, alle Giornate del Cinema Muto Theda Bara, il silenzio delia vamp Un omaggio alla prima «mangiatrice di uomini» PORDENONE. Si chiamava in realtà Theodosia Goodman, era nata a Cincinnati nel 1890 e aveva esordito in teatro, in piccoli ruoli in compagnie di giro col nome di Theodosia De Coppet. Ma la sua fama le giunse nel 1915, quando interpretò come Theda Bara il personaggio del «vampiro» nel film ((A fool there was», ispirato al poema di Kipling, diretto da Frank Powell. Da allora, e per alcuni anni, fu la protagonista di molti film d'avventura e di mistero, di passione e di morte, dando al suo personaggio il carattere di una donna conturbante e pericolosa, mangiatrice d'uomini, il simbolo stesso di una femmmilità delirante e misteriosa. E fu chiamata «vamp», come abbreviazione di vampiro, e attorno alla sua vita e alle sue origini nacquero leggende e fantasie, secondo la buona regola pubblicitaria che si formò, proprio allora a Hollywood, al tempo del primo divismo. Ma pochi sapevano che lo stesso Powell l'aveva già diretta l'anno prima in «The stain» (La macchia), che segna il suo debutto cinematografico, ancora col nome di Theodosia De Coppet. Un film che si credeva perduto e che invece è stato ritrovato recentemente in Australia dal collezionista Barry Pattison ed ora, restaurato, costituisce una delle più allettanti scoperte della diciassettesima edizione delle Giornate del Cinema Muto, che si sono aperte ieri sera con la proiezione di «Sciopero» (1924) di Ejzenstejn, accompagnata dalla musica dal vivo eseguita dalla Alloy Orchestra di Cambridge, Mass. Che Theda Bara, ancora ai margini dello schermo in «The stain» ma già inquietante nella sua figura provocante, sia stata quasi l'emblema di quel cinema coinvolgente e affascinante che Hollywood riproporrà negli anni seguenti con le grandi dive del muto e del primo sonoro - da Greta Gar- bo a Marlene Dietrich -, è un fatto indiscutibile. E questa riscoperta può essere interpretata come un omaggio a quel cinema e a quel periodo glorioso: quasi un segno distintivo di queste Giornate, che riservano altre straordinarie sorprese. Come, ad esempio, un folto gruppo di film muti della Fox, che un incendio che divampò nei suoi magazzini nel 1937 aveva quasi del tutto distrutti e che ora, a fatica, vengono ritrovati, magari a brandelli, e restaurati. E si tratta di capolavori come «The iron horse» (1924) di John Ford, «What price glory?» (1926) di Raoul Walsh, «Sunrise» (1927) di Friedrich Murnau, «Fazil» (1928) di Howard Hawks. Per tacere di alcuni film dannunziani poco noti oltre naturalmente a «Cabiria» nella nuova versione restaurata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino -, di documenti inediti della Grande Guerra, dei brevi film di Georges Méliès recentemente ritrovati. [gi. ro.] Grande protagonista di storie conturbanti d'avventura e mistero di passione e morte Theda Bara

Luoghi citati: Australia, Cambridge, Cincinnati, Hollywood, Torino