«Alfabeto» mette in gioco il Bel Paese

«Alfabeto» mette in gioco il Bel Paese Stasera su Raitre «Alfabeto» mette in gioco il Bel Paese ROMA. «Fortune e sfortune degli italiani dal bianco e nero a oggi», frammenti di sogni e illusioni. Alessandro Benvenuti traccia un ironico ritratto del Paese che gioca, stasera alle 22,55 su Raitre, per ((Alfabeto italiano». La serie è stata come la convocazione degli stati generali, un appello all'amor patrio. ((Alfabeto italiano» raggruppa ventuno film da cinquanta minuti l'uno, costruiti interamente su materiale d'archivio, per raccontare il com'eravamo e come siamo. L'idea, nata da Beppe Sangiorgi e Beppe Antenne, due signori che di tv e cinema vivono da anni, è semplice: chiedere a tanti nomi grandi e piccoli del nostro cinematografo di osservare, con il loro sguardo da grande schermo, tutto quello che in 45 anni di esistenza ha prodotto la tv italiana. E con la creazione di ventuno piccoli film d'archivio, farci rivedere oggi come eravamo allora. Si è cominciato domenica scorsa con «Un popolo di sportivi», regista Alessandro di Robilant, si continua oggi con Benvenuti, l'ultimo sarà Mario Mattone. In mezzo tutti, o quasi tutti, gli autori di cinema tra i Quaranta e i Cinquanta: venturi registi, perù, perché a fumare un film, talvolta sono in due. Eccoli dunque in rigoroso ordine alfabetico. Silvano Agosti, Gianni Amelio, Carla Apuzzo e Salvatore Piscicelli, Marco Bellocchio e Francesca Calvelli, Alessandro Benvenuti, Giuseppe Bertolucci, le sorelle Comencini Cristina ed Eleonora, Alessandro D'Alatri, Alessandro di Robilant, Davide Ferrario, Marco Tullio Giordana, Fiorella Infascelli, Simona Izzo, Wilma Labate, Francesco Laudadio, Mario Martone e Jacopo Quadri, Maurizio Nichetti, Giuseppe Piccioni, Daniele Segre, Silvio Soldini e Giorgio Garini, i fratelli Verdone Carlo e Luca. Per realizzare la serie sono serviti dieciotto mesi. Ne è uscito un ritratto anomalo dell'Italia: le dorme, il potere, il sesso, i bambini, il dialetto, il lavoro, la tv di ieri e di oggi, i diversi, la religione, la politica, i sentimenti, la magia nera e bianca, i vecchi, la guerra, la poesia, le case. Nume tutelare della serio è Martin Scorsese che ha scritto: «Nel 48 avevo sei anni. Avevo uno schermo di 40 centimetri in bianco e nero, ovviamente. Guardavo molti film. Io non sono cresciuto in un ambiente letteario: non avevamo libri ma avevamo la tv». [si. ro.)

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