IL SENSO DI AMANDA

IL SENSO DI AMANDA IL SENSO DI AMANDA MELANO. Ma cLear con un bVoce suadente, re arrotata. Adisse di lei: «VeAmanda Lear snetta di trovardonna, magra, aStringendole la si tratta di un qualcuno: «Il pnotti mi sembrerano due gememai la bellezza?ce. Oh, certo. «aah, io amo l'Ittro la scatola paillettes, seta earag,tornata con un programma tutto suo, con la sua corte dì uomini derisi, con i colori e le finzioni del successo, è tornata persino con i ricordi della sua vita. «Il brutto anatroccolo» non sarà una coincidenza ed è solo il titolo della sua trasmissione. Amanda e Marco Balestri, tutti i martedì, 8 puntate, Italia 1, seconda serata. E lei spiega che «è molto divertente perché viviamo in una società dov'è importante il look, e lo inseguono tutti, dai politici alle commesse: ma la gente per strada non lo sa fare». Loro li vanno a prendere e cercare, li portano in studio e li trasformano: parrucche, trucchi, vestiti, lifting vari. Nel paese del trasformismo eletto a stile di vita dev'essere una bella pacchia. 0 no? «Per una notte si sentono re e regine, si sentono belli. In fondo, noi regaliamo a questi signori la felicità». Allora, è questo la bellezza? «Noo». E che cos'è? «Non so. E' una cosa superficiale. La bellezza è necessaria per sentirsi bene». Come i soldi? «No. I soldi non li hanno tutti. Invece, tutti siamo belli. Non esiste bruttezza». Sicura? «Io sono una pittrice e Dali me l'ha insegnato. Un giorno, mi ricordo, si fermò a guardare un cavallo, o una mucca, e io gli chiedevo che fai? Guardo quella, mi disse lui. E indicò per terra. Era una cacca, e stava davanti a 'sta cosa che puzzava, tutto estasiato. Ma guarda che bellezza, guarda che colore, le mosche attorno, guarda la luce, guarda la forma. Lui mi spiegava che anche questa schifezza era una cosa bella, che è una cosa bella». Le dispiace se non ci ha convinto? «Perché noi siamo rincoglioniti dalle modelle, da tutto ciò che deve apparire, tutti perfetti, tutti precisi. Non ci insegnano il valore della bellezza». E chi ce lo dovrebbe insegnare? La televisione? «No». Anzi, non è la televisione colpevole dei nostri gusti? «E' vero. In tivù, vanno solo creature perfette. Per questo, ho detto che voglio in trasmissione gente famosa che si confessi. Anch'io mi sono rifatta il naso, anch'io ho fatto il lifting. Nella prima puntata verrà Eia Weber, che è una ragazza stupenda e che ha confessato di essersi rifatta il seno. La Bonaccorti dirà che lei se lo vedeva troppo grande e se l'è ridotto. Io tolgo i piedistalli, basta con queste ipocrisie. La bellezza deve contribuire al miglioramento dentro se stessi. Bisogna guardarsi allo specchio e dirsi: io mi amo, mi accetto». Lei l'ha fatto con la pittura? ((All'inizio dipingevo gente senza volto, con la faccia nascosta, coperta da un velo. Persone nude, ma mai un viso». E questo che cosa vuol dire? «Pensavo che dipingere una faccia era come rubare l'anima a quel modello, non ce la facevo. Poi, piano piano, ho dipinto tutto». Ma che cos'è per lei la pittura? «Una grande passione. Vivo in Provenza, tra gli ulivi, struccata, libera. Dipingo da mattina a sera. Faccio mostre, l'ultima l'ho fatta a Cannes poco tempo fa. Vendo. Ho successo. Poi ho un'altra vita. Vado in televisione e lì faccio l'estrosa, la spettacolare, l'ironica. Quando mi guardo alla tivù mi cinedo: chi è quella lì? E' una sensazione ridicola». E quando viveva con Dali? «Ci sono stata 18 anni. Ha avuto un'influenza enorme su di me». Beh, che passaggio è da Dali alla televisione? «Dal giorno alla notte». E per lui cos'era la tivù? «Era terribile, popolare, pericolosa. Lui la vedeva come uno strumento cretino per instupidire la gente». Elei? ((A me è sempre piaciuta. Io la guardavo per divertirmi. La vita non è così >ella, la tv serve per dimenticare, è un passatempo. Nell'81 quando lo conobbi, andai subito d'accordo con Berlusconi. Una tv molto ricca, colorata, piena di musica. L'hanno criticato tanto. Ma dopo 20 anni tutti fanno questa televisione». A proposito di Berlusconi, ha visto che Prodi è caduto? «Ma va?». Lei cosa ne pensa? «Io non me ne intendo. Non seguo. Non ci capisco niente. E trovo sbagliato che gli artisti si schierino. Noi siamo saltimbanchi, zingari, perché mai dovremmo influenzare la gente?». E dell'ambiguità cosa pensa? «Io ero molto avanti nei tempi. Molto, troppo. La gente come me veniva considerata "marziana". Adesso siamo in una società più ambigua che mai. Io sono persino superata, ci vorrebbe di più. E' pazzesco». A lei piace così? «Non dico che mi piace. E' una società molto estroversa, non c'è più pudore. A Londra hanno fatto sfilare le handicappate, una decisione ambigua che io giudico scandalosa». Come si sentiva lei allora, quando provocava? «Io mi divertivo. Ho sempre odiato l'ipocrisia, la borghesia. Ho fatto scuola. Le vallette prima erano delle ochette. Sono arrivata io e ho cambiato l'immagine delle ragazze. Dopo di me, sono diventate più grintose, aggressive. Alba Panetti mi disse che m'aveva vista a 16 anni e si era innamorata di me. Venne da noi, voleva fare la valletta a "Viva la donna". Era negata, l'abbiamo mandata via». Beh, adesso che è tornata, è contenta? «Io adoro l'Italia». Perché? «E' bella, si mangia bene. Gli italiani sono belli». E i francesi? «Ali, meno degl italiani». Pierangelo Sapegno La Lear si confessa alla vigilia del ritorno in televisione per «Il brutto anatroccolo» su Italia 1: dalla vita in Provenza ai successi nella pittura, dal ricordo di Dali al rapporto con l'ambiguità A STA ETT rno olo» to normal Amanda Lear: presenta con Marco Balestri (a sinistra) «Il brutto anatroccolo», la trasmissione su Italia I che trasforma persone normal in «re e regine»; qui accanto, Salvador Dali

Luoghi citati: Cannes, Italia, Londra, Provenza