Niente Ligabue, ragazzi di Gabriele Ferraris
Niente Ligabue, ragazzi Niente Ligabue, ragazzi La censura al suo «Radiofreccia» ennesima, imprevista difficoltà TORINO UESTO, fra i tanti guai del Salone della Musica, non l'avevano messo in conto. Il divieto ai minori di 14 anni del film Radiofreccia di Ligabue. Stasera lo proiettano all'Auditorium del Lingotto, presente il rocker-regista: chi placherà il dolore degli adolescenti esclusi per legge, mentre già pregustavano l'incontro con l'idolo? Esporre un cartello con il divieto è la soluzione più pilatesca. Se poi qualche under-14 sgattaiolerà in sala, non sarà la fine del mondo. Tanto più che soltanto la forza pubblica può controllare i documenti, e non riusciamo a immaginare uno schieramento di celerini impegnati a compulsare ad una ad una le carte d'identità dei soldatini del Liga. Ben altri turbamenti s'aggirano per il Lingotto. La politique d'abord. La crisi di governo fa discutere gli italiani, i cantautori sono italiani, ergo anch'essi ne discutono. Ciascuno con lo stile che gli è proprio. Biagio Antonacci proclama in diretta su Radiorai «non ho votato e non voterò», e i piccoli fans applaudono entusiasti: se il Salone '98 è dedicato alla scuola, questa dev'essere l'ora di educazione civica. Ivano Fossati proclami non ne fa, e soltanto in privato esprime un comune sconcerto. «Ero convinto che ce l'avrebbero fatta, quando è successo quel che è successo non ci credevo sorride amaro. - Tanto per continuare a farsi del male...». L'Ivano fila veloce verso la Sala 500, dove ieri sera ha esplorato suggestioni di suoni e parole con la complicità dell'attrice Elisabetta Pozzi; fende la calca del Lingotto finalmente affollato. La non sempre attendibile proiezione delle 18, ieri indicava 24 mila visitatori: cinquemila in meno, comunque, rispetto all'anno scorso. E dopo tre giorni di perdite, le difficoltà sono innegabili. Tant'è che in mattinata da più parti s'invoca una dichiarazione pubblica del patron Accornero. Febbrili consultazioni, dapprima Accornero sembra deciso a parlare, poi il contrordine: «Ogni valutazione sarebbe prematura». Ma il direttore del Salone, Marco Rossi, qualcosa da dire ce l'ha: «Qui c'è una testa che deve decidere, e ultimamente ha preso poche decisioni; tutto è rimasto bloccato a lungo, il Salone l'abbiamo organizzato in pochi mesi». E la conferma indiretta viene da Accornero che dichiara: «Fino a luglio non sono stato in grado di lavorare». Allude ai noti travagli politico-ammini- strativi della società organizzatrice, la Prosa. Però Rossi sottolinea pure la vocazione «difficile» del Salone: «Abbiamo puntato sulla musica non solo di consumo, e sulla didattica. Quella del Salone-laboratorio è una strada che abbiamo appena imboccato, e non può dare risultati subito». Quanto alla fuga degli espositori, Rossi ammette che «la concorrenza di altre fiere è forte, forse agli occhi di qualcuno non siamo competitivi». Restano, per l'osservatore comune, le contraddizioni già emerse: oggi, ad esempio, arriva la 99 Posse, che qui riceverà il disco di platino per le centomila copie vendute di Corto circuito. Poi Zulù e soci si fermeranno a Torino per tre giorni di concerti e workshop: però non al Lingotto, bensì in un locale che si chiama Hiroshima. Un'altra occasione perduta per il Salone. Gabriele Ferraris A lato Ligabue, che arriva stasera al Lingotto (ma gli adolescenti non potranno vedere il suo film). Intanto Ivano Fossati ha tenuto un laboratorio musicale con l'attrice Elisabetta Pozzi
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