Bruxelles vuole rivedere i centi di Maurizio Tropeano

Bruxelles vuole rivedere i centi Servono più fondi nazionali Bruxelles vuole rivedere i centi ROMA. Il progetto della Commissione Ue di ridurre dal 100 al 75 per cento gli aiuti diretti da parte dell'Unione è una vera e propria rivoluzione che potrebbe provocare - se approvato così come formulato - un terremoto nelle casse degli Stati membri. Per i produttori, sostanzialmente non cambierà nulla ma i vari governi dovranno trovare le risorse per coprire il 25 per cento di fondi che la Comunità non tirerà più fuori. E per qualcuno si annunciano pesanti salassi. Per l'Italia, invece, il «travaso di fondi» sarebbe positivo in quanto già nel 1999 ridurrebbe il suo contributo al bilancio agricolo dell'Ue di circa 190 miliardi di lire per raggiungere i 260 miliardi di risparmi nel 2006, quando verrà completata la riforma dell'agricoltura europea dopo il 2000. Idem per la Germania, che nel 1999 ridurrebbe di quasi 1400 miliardi di lire il suo contributo alle casse agricole dell'Ue, come pure anche se in minor misura - la Gran Bretagna e l'Olanda. Note dolenti invece per i grandi beneficiari del bilancio agricolo europeo. La Francia, ad esempio, dovrebbe sborsare dal proprio bilancio, solo per il 1999, oltre 900 miliardi di lire che salirebbero a 1300 nel 2006. E più o meno nella stessa situazione si trovano Spagna e Grecia che dovrebbero aumentare i loro contributi alle casse europee rispettivamente di 1000 e di 880 miliardi di lire. Fonti comunitarie assicurano che per i produttori l'impatto dell'operazione sarà neutro in quanto ogni Paese continuerà ad anticipare ogni mese le spese a carico dell'Ue che a sua volta rimborserà i singoli governi fino al 75%. L'obiettivo della proposta della Commissione è quello di ridurre gli squilibri tra i contributi che ogni Paese versa alla Nel mFrancia,e GrL'Itrisparm190 m irino Spagna ecia alia ierebbe iliardi la casse comunitarie rispetto ai benefici che ne riceve. Il caso più eclatante è quello della Germania che nel 1997 ha contribuito al bilancio agricolo nella misura del 28,5 per cento ricevendone il 14,19. Non per niente è stato proprio il governo tedesco a porre un vero e proprio ultimatum: senza assicurazioni sul finanziamento futuro della politica agricola comune niente firma alla riforma di Agenda 2000. Il documento della Commissione ha già provocato un'alzata di scudi tra i produttori agricoli francesi e spagnoli. Domani a Lussemburgo verrà esaminato per la la prima volta dal Consiglio dei ministri dell'Economia e delle Finanze europei. Intanto in Italia è allarme rosso per la riforma dell'Ocm del vino. A ventilare un «grave danno» per la nostra agricoltura è il presidente delConfagricoltura, Augusto Bocchini. Lo fa con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio e ai ministri competenti dove si sottolinea il fatto che la Commissione «non si preoccupa affatto di delimitare la definizione di vino, abbando nando la produzione tradizionale mediterranea alla concorren za di qualunque prodotto com mercializzabile come vino». Secondo Bocchini «liberalizzare l'importazione in Europa di vini prodotti con soli 4,5 o 6 gradi naturali, provenienti da qual siasi vitigno, con vigneti ad al rissima resa grazie all'irrigazione permanente e con aggiunte di saccarosio, significherebbe av viare gran parte del vigneto tra dizionale mediterraneo verso una nuova soglia di povertà». Critiche arrivano anche dalla Cia che contesta «l'altalenante posizione governativa nella discussione della riforma». Maurizio Tropeano Nel mirino Francia, Spagna e Grecia L'Italia risparmierebbe 190 miliardi

Persone citate: Augusto Bocchini, Secondo Bocchini