Silurato Fausti, riecco il Super Accordo

Silurato Fausti, riecco il Super Accordo QUELL'ASSE MILANO-ROMA Silurato Fausti, riecco il Super Accordo Un anno e mezzo di voci, smentite e cambi di progetto AMILANO LLA fine chi oltre un anno fa già scommetteva sul progetto «Superbih» pare avesse ragione. Ma è davvero la fine? In questa telenovela che è diventato il progetto di integrazione tra Comit e Banca Roma siamo ormai abituati ai colpi di scena e a veder cose certe diventare irrealizzabili, mentre l'impossibile diventa fattibile. Non più di quattro mesi fa il progetto di cui si parla da un anno e mezzo sembrava tramontato e invece eccolo ritornare prepotentemente sulla scena, con ottime probabilità di trasformarsi in realtà. La morale potrebbe essere che dar retta alle voci può non sembrare serio, ma aiuta a far centro. In- fatti sull'ipotesi di alleanza, datata primavera '97, le voci non sono mancate, così come si sono sprecate le smentite dei vertici delle due banche, impegnatissimi a stendere sul progetto cortine fumogene. A parlare, allora, fu soprattutto Piazza Affari, nel cui listino si leggevano movimenti significativi dei titoli coinvolti nella ipotetica operazione. Ma chi cercava notizie sicure si trovava di fronte a risposte diplomatiche o tranciami a seconda dei casi. «Se lo dice il mercato chiedetelo al mercato», commentava Cesare Geronzi dalla sua poltronissima in Banca Roma. «Nessuno mi ha offerto niente», tagliava corto l'allora presidente di Comit, Luigi Fausti. Così fino all'aprile scorso, quando Geronzi ancora dichiarava: «Con la Comit non abbiamo nulla in piedi, noi puntiamo a Nord-Est». Invece già a maggio il progetto accelera, e in Borsa cominciano le scommesse sui valori di concambio. Ma in casa Comit continua a prevalere lo scetticismo, condiviso dal socio francese Paribas, che resta negativo su un'eventuale fusione. Poi la partita si sposta a Palazzo Chigi: il 14 maggio ci vanno Geronzi e l'amministratore delegato di Mediobanca, Maranghi, mentre, il 3 di giugno ad incontrare Prodi è il grande vecchio della finanza italiana, Enrico Cuccia. A questo punto sembra che sul cammino verso l'intesa sia srotolata una passatoia di velluto. Ma, sorpresa: al puntare i piedi di Fausti, che continua ad opporsi all'alleanza, Geronzi sembra arrendersi e scrive al suo amico-nemico in Comit che prende atto del fallimento dell'operazione. A quel punto Fausti lancia un'ipotesi alternativa, che mette sul tavolo un'alleanza con Imi-San Paolo. Ma il discorso non ha tempo a procedere più di tanto, per i colpi di scena che si succedono a raffica negli ultimi giorni di settembre: nell'azionariato Comit entra con il 4,5 per cento Deutsche Bank, potente amico di Mediobanca, mentre Commerzbank aumenta la sua quota. Fausti è in un angolo e il consiglio di amministrazione dell'istituto lo sfiducia, chiamando al suo posto Luigi Lucchini, presidente di Compart. Contemporanea¬ mente ai due amministratori delegati, Abelli e Saviotti, viene affidato un mandato esplorativo «per possibili diverse aggregazioni». Messo fuori causa Fausti, il più tenace oppositore della prima ipotesi d'intesa, Banca Roma torna alla ribalta. Lucchin fa la prima mossa e va a trovare Prodi a Palazzo Chigi, per poi incontra Geronzi. La partita è di nuovo aperta, ora bisogna vedere le carte che giocheranno Le Generali, con il loro 4,9 per cento in Comit, e soprattutto i potenti alleati stranieri Commerzrzbank, Deutsche Bank e Paribas, tenendo conto che, a quanto si dice, la coabitazione dei due soci tedeschi difficilmente potrà continuare a lungo. [v. cor.] Cesare Geronzi presidente Bancaroma ha avuto il mandato a trattare con Comit

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