Per Malpensa ancora esami Kinnock spulcia il decreto bis

Per Malpensa ancora esami Kinnock spulcia il decreto bis Nel mirino le quote dei voli extracomunitari. Formigoni: «Meglio questo accordo che uno scontro» Per Malpensa ancora esami Kinnock spulcia il decreto bis BRUXELLES. Per Malpensa 2000 gli esami non finiscono proprio mai. «Due elementi dell'accordo» raggiunto dal ministro dei trasporti Claudio Burlando con il commissario euroepo ai trasporti Neil Kinnock sono ancora sotto l'esame dei tecnici. Si tratta di clausole «che non erano contenute nell'accordo verbale con l'Italia», come fa sapere Sara Lambert, portavoce di Kinnock, clausole contenute nel decreto bis che consente (con qualche limitazione) l'apertura del nuovo aeroporto milanese il 25 ottobre prossimo. I due punti sotto osservazione riguardano la capacità degli aerei che continueranno a fare base a Linate e l'esclusione delle compagnie extracomunitarie dalla facoltà di non trasferire il 34% dei voli da Linate a Malpensa fino alla realizzazione delle infrastrutture (due treni l'ora collegati con Milano e la corsia d'emergenza dell'autostrada). Questa esclusione provocherebbe un calo del volume del traffico che secondo le previsioni dovrebbe restare a Linate e toccherebbe in particolare la Swiss Air. A Bruxelles non si drammatizza però sulla verifica in corso relativa a questi due «elementi» del decreto appena firmato. La stessa Lambert precisa infatti che «non è ancora il caso di parlare di problemi». Il responso della commissione dovrebbe essere dato domani. In ogni caso non sarebbe stato gradito che Burlando abbia inviato il testo del decreto già firmato e non la bozza. E' tuttavia importante che sin da venerdì Kinnock abbia riconosciuto che con il decreto l'Italia ha «fatto un grosso passo» verso un sistema conforme al diritto comunitario: il primo decreto sull'apertura di Malpensa (che disponeva il totale trasferimento dei voli, tranne il Roma-Milano) è stato bocciato perché ritenuto lesivo della concorrenza in mancanza di adeguate infrastrutture del nuovo scalo. Con il secondo decreto il problema viene aggirato, consentendo alle compagnie di tenere il 34% dei voli a Malpensa fino al completamento della ferrovia e dell'autostrada. Le compagnie, contrariamente a quanto si era delineato in un prirno momento, hanno poi totale libertà di scegliere quali voli conservare a Linate, voli che ovviamente saranno quelli che alimenteranno il traffico con i grandi hub (gli aeroporti di smistamento dei passeggeri) come Londra o Francoforte, due colossi con 58 e 40 milioni di passeggeri l'anno contro i 12 stimati a Malpensa nel 1999. Il testo definitivo del decreto bis ha lasciato l'amaro in bocca all'Alitalia: «C'è stato qualcuno che ha dato un colpo di pollice alla bilancia come fanno i commercianti al mercato» ha dichiarato a Trieste a un convegno dell'Aspen il presidente della compagnia Fausto Cereti. Cereti dice di aver immaginato «fin dall'inizio che si sarebbe raggiunto un compromesso, speravamo però che fosse migliore di questo». Per il presidente dell'Alitalia sono risultati vincenti «gli interessi delle compagnie straniere». Anche Gian Maria Gros-Pietro, presidente dell'Iri che controlla l'Alitalia, confessa di aver sperato «in una intesa con la Commissione europea che assicurasse un numero maggio re di voli diretti internazionali» e crede che l'accordo raggiunto non faciliti il rispetto degli interessi di Malpensa. Secondo Gros-Pietro è positivo che ora ci sia «un quadro di regole certe all'interno del quale faremo di tutto per servire bene i viaggiatori che hanno deciso di partire da Malpensa» per andare all'estero. A conti fatti, comunque, secondo il presidente della giunta regionale della Lombardia Roberto Formigoni «questo accordo è meglio di uno scontro». E il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, che è preoccupato per il futuro di Fiumicino, invita ad andare «avanti con serenità» e chiede in particolare che si concretizzi una «graduale ma decisa liberalizzazione del trasporto aereo». Ir. r.] Il nodo con l'Ue estano le quote xtracomunitarie delle compagnie Ma lo chiariremo» ministro ei Trasport laudio urlando LO SCALO APRE, CHE COSA ACCADRÀ' COSA GAMBIERA' IL DECRETO L'apertura dello scalo è prevista per il 25 ottobre Il 34% dei voli per un totale di circa 6 milioni di passeggeri può restare a Linate, mentre il rimanente 66%, per complessivi 9 milioni di passeggeri, verrà trasferito alla Malpensa dal 25. Ogni compagnia potrà lasciare a Linate il 34% dei propri voli, scegliendo liberamente quali trattenere nel vecchio scalo milanese. A tutela delle piccole compagnie è prevista una soglia minima Sarantita di 18 voli la settimana su Linate. Le compagnie che anno più di 18 voli la settimana devono trasferire la differenza sullo scalo di Malpensa. Questo regime resta in vigore fino a completamento delle infrastrutture di collegamento tra Milano città e Malpensa, sia lo ferrovia die la strada. Viene meno, quindi, l'elemento della gradualità. VANNO A MALPENSA: Swissair, Malev, &a, Lot, Rovai Air Marocco, Turkish, Egypt Air, Malta Airlines. SONO GIÀ' A MALPENSA: Tunìsair, Varig, Jal, AirLitoral, United, American, Delta, Aeroilot. RESTANO A LINATE: Finmair, Olympic, Tap, Virgin, Air Lingus. DEVONO SCEGLIERE: Alitalia, Air One, Lufthansa, Brithis Airwais, Air France, Klm, Iberia, Sabena, Sas, Austria Airlines, Laudo Air, Meridiano, Air Ul( (queste compagnie dovranno trasferire il 66% dei voli). ALITALIA potrà lasciare tutti voli Roma-Milano su Linale. il ministro dei Trasport Claudio Burlando «Il nodo con l'Ue restano le quote extracomunitarie delle compagnie Ma lo chiariremo» «La crisi di governo non c'entra. Nel '99 faremo i conti e ci darete ragione» L'Alitalia: «Hanno vinto le compagnie straniere Qualcuno ha voluto calcare la mano» l'effetto che questo avrebbe su un numero concordato». Quindi non è stata una resa? «No, la cosa è semplice: abbiamo accettato l'idea che in una fase transitoria ci t'osse la possibilità di continuare a lavorare in un modo non discriminatorio a Linate in cambio del fatto che a regime ci fosse la possibilità di applicare completamente il mio decreto. Regime che, consentitemi, è un po' il paradiso per noi: teniamo a Milano la sola navetta con un aeroporto semi libero e trasferiamo tra un anno l'intero traffico a Malpensa». Ma perché la scelta non fosse discriminatoria, cosa bisognava fare? «Bisognava scegliere fra alcune opzioni: una era la chiusura di Linate e non si è voluta, una era indirizzare il traffico a Chiampino e lo si è escluso, una era spostare parte dei collegamenti per Roma a Malpensa, e non si è voluto, un'altra ancora era differire l'apertura di Malpensa ma anche in questo caso non c'è stato l'assenso. E allora bisognava lasciare una condizione non discriminatoria anche agli altri». Quindi non hanno vinto le lobbies straniere? «No, e lo vedrannno tutti. Aspettiamo un anno, di transizione, poi andiamo a vedere il traffico di Malpensa del 2000. L'obiettivo di alcuni era addirittura di non aprire Malpensa. Avere raggiunto questo obiettivo è un fatto importante».