La città delle donne nel mirino di Giovanni Bianconi

La città delle donne nel mirino UNA LUNGA SCIA DI SANGUE La città delle donne nel mirino Da via Poma all'Olgiata, senza un perché IROMA L poliziotto torna in ufficio di pomeriggio, dopo una notte insonne passata sul luogo del delitto, e allarga le braccia. «La verità - dice - è che ancora non sappiamo con certezza nemmeno se l'obiettivo era soltanto la donna uccisa o anche il resto della famiglia. Certo, lei è morta e gli altri no, ma dopo i primi due colpi andati a segno, il marito e il figlio si sono gettati sotto il tavolo, e tre proiettili si sono infilati proprio lì, nel legno». Dunque? «Dunque è troppo presto, vediamo se più avanti esce qualcosa. Dalla famiglia, per adesso, non è arrivata alcuna indicazione e nelle prime ore, quando non si tratta di un omicidio "firmato" in qualche modo, una pista può venire fuori solo da lì». Il poliziotto però non dispera: «Anche per Marta Russo all'ini: zio non avevamo niente, poi invece...». Già, ma chi lo dice che quello è un caso risolto? Lo dice lui perché è uno degli investigatori che s'è dedicato con maggiore attenzione a quell'indagine, e ultimamente è quasi sempre in aula, al processo contro Scattone e Ferrara. Ma la sorella di Eleonora Scroppo, per esempio, è di tutt'altro avviso mentre si dispera tra le lacrime: «E' stato un pazzo che le ha scaricato addosso la pistola ed è scappato; non lo troveranno mai, così come è successo per Marta Russo». Non sono passate nemmeno ventiquattr'ore dall'omicidio di Eleonora Scroppo - al momento inspiegabile, ma certamente premeditato, organizzato e mirato che già la domanda si fonde con una fosca previsione: si troverà l'assassino, oppure sarà l'ennesimo caso irrisolto di una donna ammazzata a Roma? Negli ultimi anni - ma se si scavasse più indietro si troverebbero tanti altri delitti misteriosi - la storia violenta della capitale ci ha abituato ai «gialli» in cui la vittima è una donna, uccisa senza un apparente perché; solo che nei «giani» letti o visti al cinema, il killer alla fine si scopre. Qui no. Molte volte, troppe, è rimasto senza volto. Nell'estate del 1990 toccò a Simonetta Cesaroni, la segretaria dell'ufficio di via Poma, assassi¬ nata con ventisette stilettate forse in raptus a sfondo sessuale, ma otto anni di indagini (con qualche presunto colpevole finito in carcere o sui giornali) non hanno dato risposta. Un anno dopo morì la contessa Alberica Filo della Torre, colpita a morte nella sua villa dell'Olgiata: anche lì molti sospetti ma niente più, nemmeno una richiesta di rinvio a giudizio. A primavera del 1994 ecco il mistero del «cadavere nell'armadio»: Antonella Di Veroli, commercialista quarantasettenne, fu trovata chiusa nell'armadio della sua camera da letto, con un sacchetto di plastica in testa; in fronte e su una tempia, due fori di proiettili calibro 6,35. Per quel delitto la Procura di Roma ottenne di processare uno dei due ex amanti della vittima finito sotto inchiesta, ma l'imputato fu assolto dalla stessa Corte che in questi giorni sta processando Scattone e Ferrara. A febbraio del '95 Giuseppa Nicoloso, una parrucchiera di settantanni, venne soffocata nel suo appartamento del quartiere Prati; le indagini si concentrarono sull'ipotesi dell'usura, ma dopo oltre tre anni sul quel delitto è ancora buio pesto. Il 9 maggio 1997 all'università La Sapienza è stata assassinata Marta Russo, e tutti sanno che cosa è successo dopo. Perché è così difficile venire a capo di questi «gialli»? Una risposta generale non c'è, e si deve anche ricordare che un numero forse maggiore di delitti (pure di donne) viene risolto, che in molti casi non si scopre nulla nemmeno quando le vittime sono uomini, che il fenomeno non è solo romano. Detto questo, le spiegazio¬ ne possono essere più d'una. A volte si tratta di indagini tecnicamente fatte male, soprattutto nelle prime ore successive al delitto; e il nuovo codice di procedura penale, con il pubblico ministero che entra a piene mani ne! lavoro di investigazione, forse, non ha aiutato molto. Anzi. Un altro elemento è la pressione e su Roma, vista la rilevanza nazionale quasi immediata, potrebbe essere più forte che altrove che spinge a muoversi in fretta anche con iniziative clamorose, rischiando di pregiudicare l'esito dell'inchiesta. Infine c'è la difficoltà ad entra¬ re in ambienti medio o piccolo borghesi, estranei al mondo del crimine e della malavita, dove da un lato mancano informatori o confidenti e dall'altro non sempre si incontra spirito collaborativo da parte dei testimoni. Magari per timore di finire in tv o sui giornali. Sono tutti fattori che in passato hanno oggettivamente favorito gli assassini di tante donne ancora in libertà, sui quali ci si interroga in attesa che gli investigatori afferrino il filo giusto per arrivare al killer di Eleonora Scroppo. Giovanni Bianconi Indagini difficili e talvolta malfatte e la paura di troppi testimoni sono all'origine di questi casi irrisolti ■ Simonetta Cesaroni, uccisa in via Poma nell'estate '90 Un delitto ancora senza un responsabile

Luoghi citati: Roma