Bimba abbandonata in ospedale perché è Down di Cristiana Pumpo
Bimba abbandonata in ospedale perché è Down Sulla sorte della piccola deciderà il Tribunale. Il cardinale Tonini: «Sono scelte che si pagano» Bimba abbandonata in ospedale perché è Down Formici: la neonata non è stata riconosciuta alla nascita dai genitori FORMIA. Marta ha solo 40 giorni di vita e un'esistenza già segnata. Perché Marta è una bambina Down ed è per questo che è stata lasciata sola dal 22 agosto scorso quando ha aperto gli occhi nella sala parto dell'ospedale Dono Svizzero di Formia. I genitori non hanno voluto riconoscerla, probabilmente non era il genere di figlio che si aspettavano di avere. Paura di non saper affrontare e convivere con le difficoltà della malattia, oppure, più semplicemente, «repulsione» per un diverso? Difficile sapere, la risposta è solo nei cuori dei genitori di Marta che di questo primo figlio non hanno voluto registrarne la nascita né all'ospedale né al Comune di Gaeta, la città dove la famiglia risiede. E allora Marta è rimasta nel nido del Dono Svizzero, con lei solo i medici e gli infermieri del reparto di Neonatologia che si stanno occupando della sua piccola e fragile vita; l'hanno adottata loro, cer¬ cano di sopperire all'amore dei genitori scomparsi, tentando di rinviare il più possibile il giorno delle dimissioni dal reparto. Perché in quel nido Marta non può più stare a lungo, è passato troppo tempo e il Tribunale dei minori di Roma, avvertiti dal personale dei servizi sociali locali, sta per pronunciarsi sulla sua sorte. Per la piccola bimba disabile rifiutata dalla sua famiglia è solo questione di ore. Per lei potrebbero aprirsi le porte dell'Istituto Carni di Gaeta, una struttura dell'amministrazione provinciale di Latina che ospita minori abbandonati o in difficoltà e ragazze madri, oppure - se stavolta la sorte decide di stare dalla sua parte - essere affidata ad una delle tante famiglie in attesa di adottare un bimbo. fl Tribunale sta decidendo e intanto Marta continua ad essere coccolata dal personale del nido del Dono Svizzero (il primario è stato nominato suo tutore), le hanno trovato qualche piccolo problema al cuore, tanto basta per tenerla ancora con loro. Ma chissà per quanto tempo ancora, poco di sicuro perché gli appelli dei medici e infermiere al direttore sanitario di aspettare ancora un poco in modo da cercare di convincere i genitori o alcuni parenti a prendere con sé la bambi1 na prima che la burocrazia decida del suo futuro non possono essere fatte in eterno. E' possibile che con il tempo i genitori cambino idea, tutto è possibile anche se dal 22 agosto non sono mai andati a trovarla e se nessuno dei suoi familiari si è mai fatto vivo nei corridoi del Dono Svizzero. Nemmeno la curiosità li ha spinti a chiedere di Marta. Quando l'ostetrica ha comunicato alla donna che la neonata era affetta dalla sindrome di Down, lei non ha neppure voluto vederla e ha lasciato l'ospedale il più presto possibile. Poi sono passati i dieci giorni necessari e previsti dalla legge per la registrazione dei neonati e sono anche in procinto di scadere i 40 giorni necessari per l'adozione, in caso di un ripensamento da parte dei familiari. Ora Marta è sola nella culla di mi ospedale e chissà quanto il suo corpicino avverte la mancanza di un abbraccio materno. Sulla vicenda è intervenuto il cardinale Ersilio Tonini. Che ammonisce: «Sono rifiuti che si pagano sempre, a distanza». E cita casi di madri che «anche dieci, 20 anni dopo, sobbalzavano ancora vedendo una sagoma, una sfumatura di capelli che poteva essere quella del loro bambino, chiedendosi come sarà, cosa farà». «Non mi meraviglio - commenta - sono i frutti di una società che pone al primo posto l'apparenza, il guadagno e misura la vita sulla base della sua qualità e non come valore in sè, dono prezioso comunque». Cristiana Pumpo
Persone citate: Ersilio Tonini, Tonini
Luoghi citati: Comune Di Gaeta, Formia, Latina, Marta, Roma
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