« Fava era nel mirino dei killer »
« Fava era nel mirino dei killer » « Fava era nel mirino dei killer » Un pentito: fui incaricato di ucciderlo CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Doveva morire come il padre, per mano di un killer della mafia. Per la seconda volta Claudio Fava, giornalista ed ex parlamentare, figlio di Pippo Fava, ucciso nell'84, è stato obiettivo di un progetto di attentato. L'ordine, partito nel '95 dai vertici catanesi di Cosa Nostra, era poi rientrato per non aumentare la pressione delle forze dell'ordine sulla città. A rivelarlo, un feroce killer della cosca di Acireale, Gaetano Vinci¬ guerra, che era stato incaricato di portare a termine la missione. Vinciguerra, 37 anni, ha deciso nel marzo scorso di collaborare con la giustizia e si è autoaccusato di decine di omicidi. Con le sue dichiarazioni, e quelle di altri due collaboratori, tra loro zio e nipote, ieri i carabinieri di Acireale hanno notificato 11 ordinanze di custodia cautelare, la maggior parte a mafiosi già detenuti. Tra loro, Sebastiano Ercolano, cognato del boss Nitto Santapaola, Sebastiano Scruto, capo dei santapaoliani di Acireale, il cognato Gaetano Perniisi, e 4 pentiti. E' stata fatta luce su quattro omicidi e una serie di attentati estorsivi. Ma sono le dichiarazioni di Vinciguerra su Fava a destare maggiore preoccupazione: «Questo dimostra la grande tenacia e la grande coerenza degli uomini di Santapaola - commenta Claudio Fava - che si scelgono un nemico e lo ritengono tale fina alla fine. Con presunzione abbiamo pensato che eravamo noi a decidere quando uscire dall'emergenza. Scopriamo che sono loro a decidere se è guerra o armistizio». Il killer Vinciguerra, che all'epo¬ ca dell'«incarico» era un sorvegliato speciale, aveva già ricevuto l'arma del delitto, una carabina calibro 12. Al sostituto procuratore della Dda, Sebastiano Ardita, ha raccontato che l'ordine gli era arrivato da Pennisi. «Ma perché proprio io, che sono sorvegliato?», avrebbe chiesto al capomafia. «Perché lo puoi fare in poche ore, così puoi depistare i sospetti», gli avrebbe risposto Pennisi. Poi cominciò il pedinamento di Fava, che da pochi mesi aveva concluso il suo mandato alla Camera come parlamentare della Rete e non ave¬ va più una scorta. Il piano fu poi interrotto perché nel frattempo le forze dell'ordine portarono a termine un'operazione che decimò la cosca di Acireale e perché i vertici di Cosa Nostra catanese temevano che l'omicidio potesse avere pesanti ripercussioni sull'esito del processo «Orsa Maggiore». Secondo un altro pentito, Maurizio Avola, Claudio Fava nel '93 scampò a un doppio attentato. Per due volte nella stessa giornata i sicari dovettero rinviare la loro missione.
Luoghi citati: Acireale
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