Sexgote, Starr davanti al Congresso di Franco Pantarelli

Sexgote, Starr davanti al Congresso Ai generali verrà chiesto se Monica non ha minato la capacità di comando di Clinton Sexgote, Starr davanti al Congresso Testimone al «processo» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Stando alle premesse, il procedimento di impeachment contro Bill Clinton che la Camera ha approvato l'altro giorno si preannuncia come una specie di parata di stelle organizzata a uso e consumo della televisione. Ci sarà Kenneth Starr, che dovrà spiegare come, quando e perché ha fatto scattare la sua indagine sulla storia del Presidente con Monica Lewinsky, e i democratici della commissione Giustizia già pregustano il momento in cui, attraverso il torchio delle loro domande, riusciranno a dimostrare ai milioni di telespettatori previsti che quella messa in piedi dal procuratore speciale in combutta con Linda Tripp fu una «trappola» tesa al Presidente per puro odio politico. Poi ci saranno forse i generabili del Pentagono, sulla cui testimonianza puntano i repubblicani per dimostrare che la credibilità di Clinton è ormai talmente bassa che la sua funzione di «comandante in capo» delle forze armate più forti del mondo risulta del tutto compromessa; e poi c'è naturalmente chi vuole che vada a deporre lei, Monica, cui potrebbe essere richiesto di raccontare ancora una volta la sua storia, e i repubblicani sono eccitatissimi all'idea che i telespettatori possano sentire dalla sua viva voce (a tutt'oggi sconosciuta) come andò quella volta del sigaro e come si svolgevano le sue prestazioni orali nello studio attiguo all'Ufficio Ovale. E' infatti di questo, della lista dei testimoni da chiamare, che si sta discutendo attualmente, visto che l'altro problema - quello di quando cominciare le udienze - è stato già risolto d'autorità dal presidente della commissione Giustizia, il repubblicano Henry Hyde. Si partirà a metà novembre, ha detto, cioè dopo le elezioni che si terranno il 3. E questo conferma la stranezza che i democratici, nel dibattito dell'altro giorno, avevano strenuamente contestato: il fatto cioè che la «nuova* Camera che uscirà dalle elezioni e che (teoricamente, certo) potrebbe essere del tutto diversa, sarà già vincolata a un'azione decisa dalla Camera attuale. Sulla convocazione di Starr c'è stata una sorta di capriola del presidente Hyde. Prima, quando il leader della minoranza democratica nella commissione Giustizia, John Conyers, aveva detto di volerlo sul banco dei testimoni, Hyde aveva replicato con un sec¬ co «non se ne parla nemmeno». Poi però deve essersi ricordato che una settimana prima per apparire imparziale aveva pubblicamente annunciato che avrebbe riconosciuto a Conyers il poteri; di convocare chi ritenesse più opportuno e a distanza di 24 ore ha fatto sapere che lui sulla chiamata di Starr non ha obiezioni. Giacché c'era, però, ha aggiunto per l'appunto la «possibile» chiamata dei capi del Pentagono, anche se è da supporre che prima vorrà verificare informalmente se i generali sono davvero disposti a dichiarare pubblicamente che Clinton, a tutt'oggi il loro «superiore diretto», non è più da prendere sul serio. Oltre tutto una cosa del genere (che ricorda non tanto vagamente i «pronunciamientos» dei militari dell'America Latina negli Anni Settanta) potrebbe provocare guai consistenti al delicato equilibrio dei poteri. Ma se il «coinvolgimene) militare» è ancora ipotetico, quello economico è già in atto. Il nuovo anno fiscale è cominciato il Primo ottobre ma il bilancio non c'è ancora perché Casa Bianca e repubblicani stanno litigando su tutto: dai 100.000 nuovi insognanti che Clinton vuole attivare alle somme da stanziare per il Fondo monetario internazionale; dai sussidi agli agricoltori in difficoltà a come dovrà essere fatto il censimento del 2000. L'esercizio provvisorio scade lunedi sera e il rischio è uno «shutdown», una chiusura degli uffici governativi, come avvenne nell'inverno 199596. Allora i repubblicani, quando videro che il pubblico se la prendeva più con loro che con Clinton, decisero di mollare e al bilancio successivo, cioè l'hanno scorso, se ne stettero buoni. Ma ora, con il Presidente «indebolito», la voglia di dargli un'altra botta è troppo l'orto. Franco Pantarelli Il via a metà novembre dopo le elezioni Incerta la presenza della Lewinsky Il procuratore Starr sarà ascoltato dalla Commissione Giustizia Una vittoria dei democratici

Luoghi citati: America Latina, New York