Primakov in persona dice niet

Primakov in persona dice niet Primakov in persona dice niet «In pericolo la sicurezza del pianeta» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Se la Nato lancerà attacchi aerei contro la Repubblica federale di Jugoslavia, potrebbero verificarsi mutamenti nei rapporti tra Russia e Nato». L'ultimo avvertimento, mentre Richard Holbrooke percorre quella che sembra l'ultima spola tra Belgrado e Pristina, viene direttamente da Primakov. E' un pochino più soft di quelli dei giorni scorsi, provenienti da diversi circoli moscoviti, ma non cambia di molto la sostanza dell'irritazione russa. Anche perché il premier è andato oltre affermando che un bombardamento «potrebbe distruggere l'intero sistema di sicurezza fin qui realizzato nel pianeta». Numerosi alti esponenti russi hanno ripetutamente parlato di «ritorno alla guerra fredda», e il generale Ivashov ieri ha detto: «Se le norme del diritti internazionale saranno violate ... allora non var¬ ranno più nemmeno per noi», minacciando di inviare armi ai serbi. E'toniato in scena, su questo tema, uno dei calibri pesanti della politica russa, il sindaco di Mosca Jurij Luzhkov, ormai lanciato candidato alla presidenza per il 2000 e forse prima. «Dobbiamo garantire sostegno morale alla Jugoslavia» ha detto - poiché «non sono ammissibili metodi pirateschi» per la soluzione di un problema politico che concerne un «Paese sovrano». Luzhkov ha ammesso ipoteticamente che possa esservi la necessità di esercitare pressioni, e anche la forza, per costringere un Paese ad ottemperare alle risoluzioni delle Nazioni Unite. Ma, in tal caso, ha subito aggiunto, «ciò dovrà farsi obbligatoriamente con la sanzione dell'Onu. E non vi sono altri organismi internazionali che possano assumere su di sé il diritto morale di infliggere il colpo». Non poteva restare indietro il presidente bielorusso Lukascenko, la bestia nera degli americani, che ricambia gli americani con lo stesso affetto. Ieri, dopo aver lasciato capire, nei giorni precedenti, che non esiterebbe a benedire squadroni di volontari bielorussi in partenza verso il Kosovo, ha annunciato che Minsk è pronta a offrire a Belgrado tutti i migliori armamenti di cui dispone. Cioè si è collocato ben al di là dell'offerta di aiuto morale proposta da Jurij Luzhkov. E poiché la Bielorussia non produce soltanto patate, questo tipo di promesse debbono essere considerate diversamente dalle esternazioni di un qualsiasi buontempone. In altre parole il clima si accende sul serio. E a poco valgono le considerazioni sulla estrema precarietà della situazione economica, in Russia come in Bielorussia, e la speranza di ricevere aiuti economici dall'Occidente. Lukashenko queste speranze le ha abbandonate da tempo, e definitivamente. Mosca le coltiva ancora, ma neanche un uomo prudente come Evgenij Primakov può ignorare la sua opinione pubblica, sempre più insofferente verso Washington. Finche gli scaffali dei negozi erano pieni di prodotti americani c'erano molti disposti a chiudere un occhio e anche tre, in nome del consumo. Adesso che la roba è di nuovo poca e, quando c'è, è talmente cara da provocale solo rabbia, hi gente comincia a pensare di avere sbagliato qualcosa nei suoi calcoli sulla generosità dell'Occidente. Giuliette Chiesa Il primo ministro russo Primakov scende in campo contro un attacco della Nato in Jugoslavia