La Ugo punta al governo tecnico

La Ugo punta al governo tecnico Bossi: le elezioni le vuole solo Berlusconi per risolvere i suoi problemi personali La Ugo punta al governo tecnico E Marniti parla di Ciampi o Dirti BASSANO PEL GRAPPA DAL NOSTRO INVIATO Lo aspettavano a metà pomeriggio, tutti pronti all'applauso con i bandieroni della Padania e del Leone di San Marco. «Ariva, ariva...». Non arriva. Umberto Bossi lascia il Veneto a fine mattina e torna a casa. Al congresso dei leghisti veneti parlerà oggi. Ma perché tornare a Gemonio? «Per stare con i miei figli», risponde al telefono. E chi ci crede in giornate cosi? Non è clie da casa, in quella stanza con la spada del samurai appesa alla parete, il telefono e i fogli sulla scrivania, riesce a disegnare meglio intenzioni e desideri? «Per ora non si può parlare», dice. Non può parlare perché sta aspettando telefonate e mosse altrui. «Vediamo cosa decidono, se tentare un Prodi bis, oppure un governo tecnico o ancora, dilettanti allo sbaraglio come si sono rivelati, non finiscono per ritrovarsi nel tunnel delle elezioni anticipate». La speranza del Senatur, Bossi, si sa, sarebbe un governo tecnico. «Chi lo guiderebbe? Ma va là...», e butta giù il telefono. Forse oggi, qui a Bassano, potrà sbilanciarsi e far capire. Adesso no, troppo presto. «Se la devono vedere loro, io sto a guardare distrattamente gli eventi». Tipica balla padana. Perché Bossi, per uscire dall'isolamento, per superare difficoltà e scissioni venete, ha bisogno di trovare un varco per rientrare nella Politica. Primo, schierarsi con chi è contro le elezioni anticipate, come ai tempi del ribaltone '94. «Ci possono anche essere, ma la sinistra come fa a scegliere di suicidarsi con il voto? Così com'è ridotta ne uscirebbe polverizzata. Non è la sinistra che le vuole». Chi le vuole, attacca, è Berlusconi: «E' l'ultima possibilità che gli resta prima di finire in galera. Fer evitare certe cose serie deve tentare di tornare a Palazzo Chigi. Se si va al voto Berlusconi vince, la sinistra è crollata completamente, incerta ed eterogenea». Pronto a valutare un governo tecnico, ma chiuso al Cavaliere. «In aula, venerdì, mi sono reso conto del vero disegno di Berlusconi. Spaccare la Lega. Lui sperava di provocare una frana parlamentare come nel '94. Ma nella Lega, se prevale lo spirito di unione come andrò a verificare in Veneto, la partita si chiude e "il Mafioso" può andare a (...)». Su un nuovo incarico a Prodi se la cava così: «Non me ne frega niente di queste cose. Affari loro. Dico però che sono dei piccioni, sotto stress non reggono. E' l'assieme di quella banda che non regge più, si son presi una scentrata della miseria! In aula non credevo ai miei occhi. Mi dicevo: "Ma figurati se Berlusconi non sa fare quei giochi sporchi lì"». Nel senso di riuscire a spostare almeno un parlamentare da un fronte all'altro. «Sul Prodi bis non c'entro, sono un osservatore esterno che sta a guardare. Vediamo cosa decidono in queste ore...». La speranza, per la Lega, è che la crisi possa approdare al governo tecnico. Maroni fa i nomi di Ciampi e Dini, Gnutti sussurra quello di Fazio, Bossi butta giù il telefono. «Un governo tecnico noi lo possiamo anche guardare, ma per ora non se ne può parlare. Capito?». Oggi pomeriggio forse sì, forse lo potrà dire in questo congresso straordinario dei veneti alle prese con la coda della scissione Comencini. Ieri erano in 620, più o meno gli stessi schierati domeni¬ ca scorsa da Comencini. Tanti o pochi? «Lo vedrete oggi - giura Stefano Stefani, presidente della Lega Nord -, Saremo migliaia». Eleggeranno il nuovo segretario, sventoleranno le bandiere del Leone di San Marco («El Leon no se vende!»), applaudiranno Bossi. Che avrà la testa altrove, con un governo tecnico può finalmente uscire dalla Padania e dall'isolamento. «Sono uno spettatore, per adesso guardo e non ne parlo...». Giovanni Cerniti Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi: oggi terrà il comizio di chiusura al congresso della Liga Veneta a Bassano

Luoghi citati: Gemonio, Veneto