Chi ci ridarà l'Eurotassa? di Lorenzo Mondo
Chi ci ridarà l'Eurotassa? RANEAIPANE Chi ci ridarà l'Eurotassa? ILIONI di italiani, qualunque sia la loro inclinazione politica, coltivano nella gran tempesta della crisi una loro personale, non volgare, preoccupazione. Temono che insieme alle bandiere ammainate dell'Ulivo se ne vada anche la restituzione dell'Eurotassa, sia pure nella percentuale promessa del 60 per cento. L'Eurotassa, ricordiamolo, è stata una parola-chiave, una autentica protagonista nel clima instaurato dal governo Prodi. E' stata il segno più visibile della chiamata a raccolta degli italiani - un piccolo succedaneo del leggendario «lacrime e sangue» - perché contribuissero al rispetto dei parametri di Maastricht e all'ingresso del Paese nel club dell'Euro. E la promessa del rimborso, oltre a sigillare la riuscita della missione, sembrava aprire immaginosamente la seconda fase della politica governativa: all'insegna di meno sacrifici e più benefici, insieme a un più leale, confidente rapporto tra Stato e cittadini. Ora, non ho mai pensato di strapparmi l'abito buono per essere stato chiamato, con molti altri, a pag.'ire il costo di una politica diretta a ottenere vantaggi che oggi, a crisi mondiale aperta, siamo forzati ad apprezzare. Certo avrei preferito che non si battesse sempre sullo stesso chiodo, che a risanare i conti pubblici si provvedesse magari con un più aggressivo drenaggio dell'evasione fiscale; ma non capisco certi sarcasmi da parte di esponenti del Polo sul fatto che a pagare l'iscrizione all'Euro siamo stati noi cittadini (e chi mai, sennò?). Conterà pure che, di malumore, siamo stati persuasi a farlo. E siamo in tanti che pagheremmo anche di più per avere nuove regole elettorali e istituzionali, per raggiungere un più stabile assetto della vita politica. Riesce invece sconcertante, e irritante, la ridda di voci sul destino di questo benedetto Euro-condono. Il processo per la verità era stato innescato da Palazzo Chigi davanti agli annunci di crisi: «Niente Finanziaria, niente Eurotassa». Uno slogan che suonava come strumento di pressione nei confronti di Bertinotti e che, tecnicamente parlando, risultava ineccepibile; poiché affermava, con rigore inconsueto, la necessità di una copertura contabile. Ma il tema, uscito dalla polemica contingente, continua a essere proposto con vaghezza. Dal momento che nessuno disconosce o intende denunciare la nostra partecipazione all'Euro, e che nessuno avrà alla fin fine il coraggio di smentire l'impegno assunto da Prodi con i contribuenti, si dica chiaro e tondo, magari per iniziativa parlamentare, che lo Stato onorerà al più presto il suo debito. Si passi attraverso un reincarico, un governo tecnico o di larghe intese. E' materia sulla quale formalismo e tatticismo dovrebbero fare un passo indietro, dovrebbero valere automatismi non diversi da quelli che dispongono le spese correnti. L'opinione pubblica, inquieta per la soluzione della crisi, che si annuncia difficile e contorta, avrebbe bisogno di essere almeno rassicurata sul fatto che «l'intendence suivra», uscire dal fumo dell'incertezza e delle polemiche contrapposte. Lorenzo Mondo
Persone citate: Bertinotti, Prodi
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