A Prodi il «niet» di Cossiga

A Prodi il «niet» di Cossiga L'ex Presidente pranza con Kohl: non ha voluto i nostri voti, ora stia senza A Prodi il «niet» di Cossiga Governo D'AJema, con Cossutta e Udr» ROMA ALL'altro capo del tavolo un Clemente Mastella emozionato e un po' a disagio seguiva la conversazione tutta in tedesco fra Kohl, Cossiga, Buttiglione e Norbert Blum, un intellettuale famoso per il suo umorismo, le cui battute non erano sempre tradotte dall'interprete. Cossiga ha spiegato la situazione italiana dichiarando le sue preferenze: al primo posto un governo di larghissime intese, con dentro sia Forza Italia che i diessini e aperto a tutti, guidato da Massimo D'Alema. Poi, via via a scendere, un governo ristretto ma a larghissima base parlamentare comprendente sempre forzisti e diessini, quindi un governo tecnico guidato da Lamberto Dini e infine, se proprio non ci fosse una soluzione veramente politica, un governo istituzionale guidato dal presidente del Senato Mancino. A un Prodi-bis Cossiga non ci pensa nemmeno, infastidito dal grande disdegno con cui il presidente del Consiglio ha trattato sia lui che l'Udr e per il fuoco di sbarramento che ha visto contro di lui da parte dei Verdi e di altri. Di Prodi, Cossiga ha detto: «Io di quell'uomo ammiro senz'altro la coerenza. Ma quello che non mi è piaciuto è stato il modo in cui i suoi uomini hanno cercato di portarci via alla chetichella alcuni nostri uomini. Il risultato è stato che i nostri amici pattisti, sottoposti a una pressione ai limiti della decenza, si sono seccati e hanno risposto iscrivendosi 'direttamente-al" gruppo dell'Udr. Prodi ha bruciato deliberatamente tutte le occasioni per chiedere e ottenere i nostri voti, e per restare a Palazzo Chigi anche se con il chiaro impegno a dimettersi. Invece ha voluto giocare una partita di rigidità, in cui alcuni suoi uomini hanno inserito elementi di furbizia poco simpatici e non esattamente leali. Ecco perché - ha continuato l'ex presidente -, con tutta la stima che seguito ad avere della persona, io a una proposta di un Prodi bis ho detto niet. Così, magari, anche l'onesto Cossutta sarà contento». Cossiga ha raccontato breve mente quanto è accaduto in Italia all'ospite, insieme a But tiglione, ma sembrava già dettagliatamente al corrente. Kohl ascoltava serafico e si detergeva dalle labbra il denso sugo romano con un grande tovagliolo. Poi ha detto a Cossiga: «Amico mio, io ti ho portato un regalo molto simbolico: uno scrittoio. E sai perché? Perché tu devi investire il tuo tempo in questa fase a scrivere lettere lettere a tutti gli uomini liberi e liberali per costruire un fronte europeo che sia un grande cen tro. Quel partito deve essere il primo in Europa e dobbiamo lavorare insieme per ricostruire i rapporti fra le nuove generazioni e le grandi idee di cui sia mo i portatori». L'ex cancelliere ha detto che la fine del suo cancellierato passato il primo momento di amarezza, si è rivelata una vera liberazione e al tempo stesso una condizione ncessaria per passare alla seconda fase che a lui sta più a cuore, che è quella europea. E ha raccontato di aver fatto l'operaio, l'arbeiter, da giovane e di aver timbrato il cartellino in fabbrica. Kohl ha citato questa sua esperienza per illustrare la necessità per i politici di conoscere la gente, in particolare i lavoratori e saper interpretare le loro aspirazioni. E ha insistito sul fatto che il centro liberale deve essere alternativo alla sinistra socialista, per non dire di quella neocomunista. Quanto a Schroeder, Kohl ha detto che l'attuale cancelliere è un uomo molto sensato e che merita tutto l'aiuto che lui è in grado di dare. L'incontro fra i due, l'ex cancelliere tedesco e l'ex presidente della Repubblica italiano, con Rocco Buttiglione che rappresentava con autorevolezza il cattolicesimo politico, era avvenuto a cento metri dal ristorante, in strada, e aveva prodotto uno stritolante abbraccio di Kohl a Cossiga e a Buttiglione. Quando Cossiga gli ha chiesto come si sente da pensionato, Kohl ha risposto: «Se prima do¬ vevo pensarci due volte prima di dare del cretino a un deputato, adesso posso finalmente dirgli: lei è un perfetto imbecille. E questo è un vantaggio della nuova condizione». Una parte molto delicata del colloquio fra i tre riguardava Silvio Berlusconi, il cui ingresso nel partito popolare europeo è sempre stato molto caldeggiato dal cancelliere tedesco e che adesso viene bloccato da Cossiga che esercita un visibile pressing sul Cavaliere per indurlo ad uscire dall'arroccamento a destra e portare le sue forze al centro. Quanto a Fini ed Alleanza Nazionale, Cossiga ha detto di credere che o quel partito svolge la seconda parte della sua metamorfosi in senso liberale e centrista, oppure debba essere abbandonato al suo destino dal quale, come ama ripetere, si considera «distinto e distante». Questo pressing di Cossiga su Berlusconi ò stato del resto ribadito anche in una sua lettera di tono estremamente amichevole pubblicata ieri sul «Foglio» di Giuliano Ferrara. Si ignora comunque in che termini il tema Berlusconi sia stato discusso con Kohl, ma è certo che Cossiga tenga in sospeso il leader di Forza Italia fuori della porta del partito popolare europeo, al quale per ora i suoi deputati possono iscriversi soltanto a titolo personale e non come partito. Abbiamo chiesto per telefono al senatore Cossiga un chiarimento su questo punto e ci ha detto: «Questa è una delle ultime occasioni di Berlusconi per trasformare la politica del suo partito in una opposizione degna di un grande centro democratico forte e responsabile, dalle idee chiare e dai progetti generosi. Dopodiché, se lui viceversa seguiterà a restare dov'è, e cioè in un angolo dove l'unica politica possibile è quella di una destra cieca e oltranzista, priva di prospettive e ricca soltanto di livore, non potrà che vedere gli effetti di una tale chiusura. E cioè vedrà come il suo partito sarà tenuto fuori dalla porta del partito popolare europeo, dove lui e i suoi deputati rischiano di non essere più ammessi neppure a titolo personale». Paolo Guzzanti «Fini? 0 prosegue nella sua trasformazione, oppure va lasciato al suo destino» L'ex cancelliere: «Il centro deve essere alternativo alla sinistra socialista» A sinistra il senatore a vita Francesco Cossiga Qui accanto l'ex Cancelliere tedesco Helmut Kohl con Papa Giovanni Paolo II dopo la visita privata in Vaticano L'ex PresidentA ProGovern

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma