Comunisti, l'ora della scissione

Comunisti, l'ora della scissione La «carica dei mille» in un cinema di Roma. Rizzo: ci saranno novità su nome e simbolo Comunisti, l'ora della scissione Stamattina nasce ilpartito di Cossutta ROMA DALLA REDAZIONE Il sacrificio della scissione non è servito a salvare il primo governo della sinistra, ma ormai, fra le ihu* estreme di Rifondazione, la rottura si è consumata. E non resta che contarsi, fra le inevitabili polemiche. 1 bertinottiani non hanno perso tempo e, aspettando la mega-manifestazione di Roma da tempo convocata per sabati) prossimo, si sono dati appuntamento ieri nella sede della Cgil torinese, davanti a gran poster del segretario con scritta «Fausto, siamo tutti con te», presenti i segretari di Prc di quattro delle otto province piemontesi, uno dei quattro consiglieri regionali e due ilei quattro provinciali, fra operai e militanti di Fiat, Iveco, Telecom e altre aziende torinesi, emozionati e amareggiati per la «lacerazione» avvenuta nel partito. Ma Paolo Ferrerò, della segreteria nazionale, non pare molto preoccupato: «La scissione, al momento riguarda meno del 10% del partito». Il problema, ammette Ferrerò, è «tenere in piedi un partito comunista autonomo», un partito che. ribadisce, «se Prodi decidesse di ritirare la Finanziaria, sosterrà ancora la maggioranza, altrimenti sarà all'opposizione». Una posizione già messa in discussione dall'ala trotzkista, che sta vivendo una seconda giovinezza e il cui estremismo non mancherà di creare difficoltà allo stesso Bertinotti. Galvanizzato dall'aver fatto cadere Prodi, il suo leader Marco Ferrando rivendica orgogliosamente l'operato di Bertinotti che «non si è piegato». E, piccato per la battuta di D'Alema, che ha bollato l'accoglienza festosa fatta dai trozkisti alla caduta del primo governo di sinistra come «fenomeno di archeologia», invita a fare fin da ora «opposizione alle classi dominanti», rifiutando «compromessi con l'Ulivo», e accordi con la Quercia. Anche se da Torino è uscita la conferma che i seguaci di Bertinotti continueranno comunque ad appoggiare le giunte di centro sinistra. «Scissione limitata al 10%? Vedremo, la conta vera comincia al Metropolitan», ribatte da Roma il braccio destro di Cossutta Marco Rizzo. Per i cossuttiani il primo appuntamento è oggi al cinema romano dove, annuncia Rizzo, «usciranno novità» su nome e simbolo del nuovo partito comunista. I seguaci dell'ex presidente di Prc hanno voluto giocare d'anticipo rispetto alla manifestazione bertinottina del 17. Ma mettono le mani avanti per evitare confronti: il raduno al cinema è stato organizzato in soli tre giorni con 1500 manifesti per la città, quella è stata preparata in tre mesi con un milione di volantoni e duecentomila manifesti, tutte le federazioni attive e una campagna di cinquanta giorni su «Liberazio- ne», spiega Rizzo. Il quale precisa in ogni caso che a quanto risulta loro, «la maggioranza dei consiglieri regionali eletti è con i cossuttiani: 3 a 1 in Campania, 2 a 1 in Calabria, Puglia e Sardegna, «tanto per fare qualche esempio». In effetti, le defezioni dei cossuttiani da Prc continuano anche in Emilia. A Panna, dove Prc aveva ottenuto il 12% dei voti alle ultime amministrative, dopo le di- missioni del capogruppo regionale è la volta del segretario di federazione, Rocco Giacomino, seconda a Bologna con 2000 iscritti. E spaccature verticali si registrano anche nel foglio di partito Liberazione, tra i giornalisti (il direttore si è dimesso e il giornale è in mano al direttore responsabile, non allineato a Bertinotti) e persino tra i vigilantes: tanto che sono già state cambiate tutte le serrature. Continua la guerra a distanza con i bertinottiani: cambiate le serrature a «Liberazione» Rifondazione ieri ha manifestato con gli operai Fiat e Telecom