Mancino e Ciampi in pole position

Mancino e Ciampi in pole position ILTOTO Mancino e Ciampi in pole position E'già partita la corsa per Palazzo Chigi E' ROMA uscito dallo studio alla Vetrata, si è avvicinato ai microfoni quasi volesse dire qualcosa, ma ci è restato soltanto il tempo per comunicare: «Non rilascio dichiarazioni». Così, il presidente del Senato Nicola Mancino si è congedato dai microfoni e dalle telecamere del Quirinale, ma lo ha fatto con un largo sorriso, insolito per un personaggio sobrio, introverso, qualche volta anche un po' burbero. Da 24 ore Mancino è sulla cresta dell'onda: il suo nome, assieme a quello di Carlo Azeglio Ciampi, è il più accreditato per la successione a Romano Prodi. E due sere fa, chi fosse passato davanti al Quirinale, avrebbe potuto notare l'auto blu del presidente del Senato varcare il portone dell'antica residenza estiva dei Papi: venerdì sera, infatti, poche ore dopo la caduta del governo Prodi, Mancino e Scalfaro hanno fatto una prima ricognizione informale sugli scenari dei prossimi giorni. Un incontro, quello di due giorni fa, che non prelude certo ad un incarico. La crisi è appena iniziata e la stessa indisponibilità manifestata da Prodi ad un bis dovrà essere verificata da Scalfaro in modo diretto e formale. Ma nei suoi primi colloqui il Capo dello Stato sta ragionando attorno a quattro ipotesi che corrispondono ad almeno sei candidati, alcuni più accreditati, altri meno. Il primo scenario un Prodi-bis con una maggioranza da Cossutta a Cossiga - da ieri sera è in caduta libera. Seconda ipotesi: un governo istituzionale, con Polo e Ulivo, per approvare la Finanziaria, attraversare il semestre bianco e approvare la riforma elettorale. Candidati: in prima fila il presidente del Senato Mancino, ma anche il presidente della Camera Violante e il ministro dell'Interno Napolitano. Terza ipotesi, la più accreditata: governo tecnico a termine. Candidato forte: Ciampi. Quarta ipotesi, considerata da tutti molto difficile, perché prematura: un governo D'Alema, con Polo e Ulivo, per scrivere finalmente la Grande Rifor ma. Ma ieri sera, dopo il primo giorno di consultazioni e dopo una serie di contatti e telefonate tra i leader, sul campo restavano due le ipotesi più forti: il gover no tecnico a guida Ciampi ( quello istituzionale con Mancino presidente. L'attesa dei due «candidati» si è consumata in modo molto diverso. Ciampi non ha cambiato le sue abitudini: co me fa spesso nei fine settimana, si è trasferito nella sua casa al mare, a Santa Severa, a tre quarti d'ora da Roma. Chi ha parlato con lui nelle ultime 48 ore racconta di averlo visto amareggiato per la caduta del governo. Due giorni fa, Ciampi - che non è parlamentare - ha seguito l'esito dello scrutinio dal suo studio al ministero del Tesoro attraverso il collegamento radio con Montecitorio. «Meno male che siamo nell'Euro...» sono state le sue prime parole. Ciampi non ha nascosto la sua «delusione», la sua «amarezza» per la caduta del go¬ verno e «per l'appannamento di immagine» dell'Italia proprio nel momento in cui la credibilità internazionale si stava assestando. Poi, ieri, un sabato di riposo per Ciampi che però ha avuto la soddisfazione di leggere sul Financial Times che un governo guidato dal ministro dell'Economia «è la via d'uscita più probabile», anche perché «un esecutivo Ciampi darebbe ai mercati finanziari l'assicurazione che non venga meno il rigore che ha ridotto il deficit italiano sotto il 3 per cento». Un passato da antifascista, un ottimo rapporto personale con Massimo D'Alema, rispettatto da tutti i partiti (anche dalla destra di An), già governatore della Banca d'Italia, già presidente del Consiglio, a 77 anni Ciampi non è personaggio da mettersi in pista ed è con questo spirito che ieri (e anche oggi) è restato nella sua casa al mare e domani volerà a Lussemburgo per la riunione mensile con gli altri ministri economici dell'Unione Europea. Ma se alla fine dovesse prevalere un altro scenario - quello dell'incarico ad mi personaggio istituzionale - in pole position ci sarebbe Nicola Mancino. Arrivato ieri in Senato alle 8, dopo una riunione con i capigruppo e il consueto pranzo a Palazzo Giustiniani, nel pomeriggio Mancino è salito al Quirinale dove è restato per un'ora. Diverso da Ciampi come storia personale e come formazione culturale, Mancino condivide con il ministro dell'Economia un requisito: il gradimento trasversale tra le forze politiche, grazie ad una rete di rapporti costruiti come ca¬ pogruppo della De e poi Ppi a Palazzo Madama e poi come presidente del Senato. Senza dimenticare i tanti amici ex De. Gianfranco Rotondi, direttore del quotidiano dell'Udr, racconta un episodio inedito: «Ricordo che nella primavera del 1996, il giorno in cui il Polo decise di abbandonare la candidatura Scognamiglio al Senato, da casa Berlusconi Mastella telefonò al vecchio amico Mancino e lo consigliò di prepararsi...». Fabio Martini Il presidente del Senato favorito nella soluzione istituzionale, per approvare Finanziaria e riforma elettorale Il superministro candidato forte perla più accreditata ipotesi «tecnica» CHI A PALAZZO CHIGI? carlo azeglio ^iggfc' Due lauree, in lettere é in Giurisprudenza a Pisa Dal 1946 lavora in Bankitalia 'Dal 1979 al 1993 Governatore della Banca d'Italia Presidente del Consiglio dall'aprile 1993 all'aprilel 994 Attualmente ministro del Bilancio e del Tesoro w^mmm nicola mancino . -T^^B^II» Nato a Montefalcione (Av) * IjB il 15 ottobre 1931 sii ^aurea G'ur'sPrudenza VJ^^B Giovanna Di Clemente .m4««^Ì«JHI Avvocato* Eletto senatore nel 1976 nel collegio di Avellino, è stato-sempre riconfermato . .Capogruppo dei senatori de dal 1984 al 1992 Ministro dell'Interno dal 1992 al 1994 •"■ Tra i fondatori del Ppi Capogruppo dei senatori Ppi Attualmente presidente del Senato Luciano Violante

Luoghi citati: Av, Avellino, Italia, Lussemburgo, Montefalcione, Pisa, Roma