Verdone: «I vitelloni? Aiutano a sopravvivere»
Verdone: «I vitelloni? Aiutano a sopravvivere» Arriva «Gallo cedrone»: l'attore-regista presenta il suo nuovo personaggio, trucido, inaffidabile, infantile Verdone: «I vitelloni? Aiutano a sopravvivere» ROMA. Al primo raggio di sole, in pieno inverno, si precipita sulla spiaggia di Ostia con in mano il cartone argentato riflettente per guadagnare un'abbronzatura che racconterà di aver preso alle Maldive. In macchina, alla guida di una Giulietta Spider 2000 rosso fuoco, rallenta appena vede una ragazza sola da agganciare e poi snocciola il suo rosario di battutacce: da «O', sai che c'hai un bel sito, ma non te l'hanno mai cliccato?» a «Chi te l'ha scolpito, Michelangelo? Stava in forma quel giorno!». Quando invece vuol fare effetto dandosi arie da intellettuale la frase chiave è un'altra: «Certo che la modernità de Dante... aveva capito proprio tutto de sta' città!». L'ultimo personaggio della ricca galleria verdoniana, un vitellone del 2000 «inaffidabile, frenetico, trasformista e profondamente infantile», si chiama Armando Feroci (il cognome celebra la figura di un famoso macellaio della capitale) e si muove nel nuovo film del regista, «Gallo cedrone» (in uscita il 16 ottobre), con tempi e battute in stile commedia all'italiana. Cialtrone e sconsiderato come Gassman nel «Sorpasso», ma anche eterno bambinone come Sordi in «Un americano a Roma», Feroci, dice il regista, appartiene a una categoria di persone «che è sempre esistita, quella dei giullari di corte: da una parte li detestiamo, ma dall'altra li amiamo perché servono a sdrammatizzare le tragedie della vita, hanno una specie di effetto terapeutico, ma questo naturalmente non vuol dire che dobbiamo prenderli a esempio». Per raccontare Feroci e la sua incredibile capacità di adeguarsi all'altalena delle mode, Verdone ha messo in campo tutto il SUO gusto per i travestimenti, per le caratterizzazioni esasperate, nello stile classico di grandi'successi come «Un sacco bello» e «Bianco, rosso, verdone»: «E' vero, il pubblico mi ama soprattutto per le performance d'attore, ma questo film non significa che avevo voglia di tornare indietro, agli inizi. Sono uno che da vent'anni va sempre avanti, anzi mi sembra un miracolo riuscire a stare ancora in piedi, e questo senza ricorrere a nessuna furbacchioneria perché non sono mai stato un ragioniere dei miei film. Voglio dire che non scelgo mai soggetti per calcolo, pensando al successo che potranno avere, mi piacerebbe semplicemente riuscire a interpretare dei personaggi con molta sincerità». 11 grande esempio, dice ancora l'autore, resta Sordi perché «sono suoi i film che mi hanno formato», ma in questo momento più che con Alberto- ne, lavorerebbe con Tornatore e con Virzì. Tra le partner femminili, punto di forza di tutte le sue pellicole, Verdone, dopo l'esperienza con Regina Orioli che nel film è Martina, la giovanissima cognata non vedente con cui Feroci vive una fuga insensata ina anche poetica, sceglierebbe Stefania Rocca. Di Orioli, intanto, ò soddisfatto: «Regina è veramente autentica, una ragazza di oggi con un suo menefreghismo che mi affascina perché non è privo di logica. E poi è naturale, non ha nessuna impostazione d'attrice». Dai pantaloni a zampa d'elefante degli Anni 70 ai riccioletti decolorati ultimo grido del momento («un "paglia e fieno" che si porta molto a Miami»); dalle giacche con le frange in stile Elvis Presley (Feroci è convinto di essere figlio naturale del mito) al quiz televisivo dove si presenta come super esperto di macchine e motori; dal volontariato nella Croce Rossa fino al comizio finale, pronunciato in doppiopetto grigio macchiato di sudore sotto le ascelle, con lo scopo di convincere gli elettori a votare per il partito «Città ridente» che propone, per il bene della capitale, la trasformazione del fiume Tevere in un'ampia autostrada: «In un Paese come questo - commenta Verdone anche uno come Feroci può riu scire a fondare un suo partito. A Roma stanno abbattendo piata ni secolari, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di prò sciugare il Tevere». Nei manife sti elettorali dell'ultima scena Verdone ricorda moltissimo Sii vio Berlusconi, una coincidenza più o meno casuale, dice lui, ma nel giorno della caduta del go verno i riferimenti alla politica sono inevitabili: «Lo dico chia ramente: io sarei stato per un bel bipolarismo, vedere tutto 'sto spezzatino non mi piace». E ancora, riferendosi alle propo ste di riforma della legge elettorale: «Ho ascoltato con attenzio ne il pensiero di Occhetto, di Segni e Di Pietro e non mi sembra che dicano fregnacce». Nel suo futuro Verdone vede un film corale stile «Compagni di scuola» («Mi rendo conto di essere la fortuna dei miei film, ma a volte anche l'ingombro»), sempre ancorato all'attualità: «Racconto quello che vivo e vedo, mi trovo bene cosi, un film sulla Resistenza non lo farei mai perché non l'ho vissuta, come potrei raccontarla?». Si troverebbe bene, invece, nei panni di Jago, faccia a faccia con il personaggio di Otello: «Interpretare quella parte è il mio sogno, ma voi come la prendereste?». Fulvia Caprara «Sono come i giullari: li detestiamo ma sono terapeutici perché servono a sdrammatizzare le tragedie Da vent'anni vado sempre avanti, ora il mio sogno è interpretare Jago» •••••• v-Xylv:-.; e» «Sono come i giullarli detestiamma sono terapeutiperché servona sdrammatizzarle tragedDa vent'anni vadsempre avantora il mio sognè interpretare JagoCarlo Verdone di«Il mio modeè Sordi, i suoi fmi hanno formatA sinisuna scedel «Gallo cedroncon Regina Or Carlo Verdone dice: «Il mio modello è Sordi, i suoi film mi hanno formato». A sinistra una scena del «Gallo cedrone», con Regina Orioli
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