Cattivisti di Dio divisi dal Giubileo di Vittorio Messori

Cattivisti di Dio divisi dal Giubileo dietro le quinte. Mentre incalza l'offensiva dei laici, le acque si agitano tra i fautori dell'Anno Santo Cattivisti di Dio divisi dal Giubileo Cavalieri e Messori, il fronte cattolico si spacca J ENGONO considerati i due bastian contrari, i paladini di un cattolicesimo intransigente e pugnace che nulla concede ai pregiudizi della cultura «laicista» e non ha in nessuna simpatia il tono progressista e buonista che impregna di sé i discorsi e la mentalità del cosiddetto cattolicesimo di sinistra. Ma Vittorio Messori e Cesare Cavalleri, i due campioni del politicamente scorretto di matrice cattolica, oggi si dividono nientemeno che sul Giubileo del 2000. Mentre parte il contrattacco «laico» che interpreta il Giubileo del 2000 come l'occasione con cui la Chiesa cattolica intenderebbe ristabilire simbolicamente un proprio «primato», e proprio mentre si moltiplicano gli appelli degli «apocalittici», terrorizzati dall'immagine di una Roma invasa da orde di pellegrini, due «cattivisti» che in teoria dovrebbero essere uniti nel rintuzzare l'assalto «anticlericale» rompono il fronte degli intransigenti e imboccano due strade radicalmente contrapposte. «Cattivisti» non per finta. Anzi, molto determinati. L'uno, Cesare Cavalieri, direttore della rivista Studi cattolici convenzionalmente definita «vicina all'Opus Dei» (anche se è consuetudine dell'ufficio stampa dell'Opus Dei rettificare questa definizione), e autore da almeno trent'anni di ritratti al veleno di esponenti dell'establishment cultural-letterario oggi raccolti in un libro, Letture. 19671997, appena uscito per le Edizioni Ares. L'altro, Vittorio Messori, autore tra l'altro di una storia dell'Opus Dei, da anni in trincea contro le «leggende nere» anticattoliche. Eppure non pochi sono rima sti colpiti in ambiente cattolico alla divaricazione radicale che ha diviso i giudizi dei due «cattivisti» Cavalieri sul quotidiano della Conferenza episcopale italiana va a testa bassa contro i detrattori laici e anticlericali del Giubileo, sia sul piano dottrinario sia su quello storico e politico. «Che l'invenzione del Giubileo sia parallela all'invenzione del Purgatorio, è un'idea che Alberto Ronchey e Sergio Romano mutuano da Le Goff e che su questo giornale è stata di recente garbatamente confutata da Franco Cardini, che pure di Le Goff si dichiara discepolo», scrive chiedendo il soccorso di un altro notorio «cattivista» cattolico come Franco Cardini. E poi, prosegue Cavalieri, «ben prima della datazione medievistica di Le Goff, del Purgatorio hanno scritto e ragionato San Cipriano e Tertulliano e Sant'Agostino, riprendendo tèsti dell'Antico e del Nuovo Testamento. Non stiamo a discettare qui: ci basta informare che nelle biblioteche non c'è soltanto il libro di Le Goff». La polemica contro la «svalutazione» del pensiero cattolico che a suo avviso viene operata attraverso l'accoglienza delle tesi di Le Goff prelude all'offensiva contro i detrattori del Giubileo, negando veementemente «l'automatismo mercantilistico che gli insofferenti del Giubileo danno per scontato, e cioè che basti recarsi a Roma per lucrare l'indulgenza» mentre, a giudizio del «cattivista» Cavalieri, «la vigente dottrina cattolica, messa a punto da Paolo VI», prevede l'adempimento di altre condizioni ulteriori, oltre alla visita alle basiliche romane, per ottenere l'indulgenza: «Ma quello che più colpisce nella snobistica impa zienza degli antigiubilari è l'incapacità di interrogarsi sul perché le temute folle invaderanno Roma», a meno che «non sia proprio il bi- sogno religioso delle folle a dar fastidio ai nongiubilanti». Conclusione drastica di Cavalieri: «Ecco, il punto è proprio questo: le élites laiche, massoniche e gnostiche che hanno fatto il Risorgimento, vogliono mantenere il controllo delle istituzioni, e non tollerano che il "popolo" minacci pacificamente di travolgere i loro privilegi. Penoso tentativo di perpetuare un monopolio risorgimentale anche storiografico che fortunatamente, oggigiorno, incomincia a essere seriamente intaccato». La posizione di Cavalieri sembra condivisa da molti commentatori di Avvenire, a cominciare dal «Rosso Malpelo» di cui non è dato conoscere la vera identità che con cadenza quotidiana entra in polemica con questo o quello dei nu¬ merosi «nongiubilanti». Condivisa da molti, ma non da Vittorio Messori. Il quale, in una lunga intervista rilasciata al Secolo d'Italia proprio quando Cavalieri va all'attacco degli anticlericali sulle colonne di Avvenire, dice: «Non solo sono contento dei segni di risorgente anticlericalismo» ma, dice Messori, esprimo la speranza che «si ricompatti un vero e proprio fronte anticlericale. Natural¬ mente, di contro, spero anche che si ricompatti la fede, in questa contrapposizione». «Per la fede non è meno pericoloso della persecuzione cui era soggetta nell'Est comunista il tentativo, perseguito nell'Occidente, di ridurre il Vangelo a una specie di "vulgata buonista", a un manuale politicamente corretto del solidarismo, del terzomondismo di maniera», sostiene ancora Mes- sori. Il quale a un certo punto affronta gli avversari, e in particolare «le élites massoniche e laiche che vollero Roma capitale». Come non riconoscere il lessico che riecheggia quasi alla lettera quello di Cavalieri? Si tratta della testimonianza di un terreno comune che fa spiccare ancor di più le divergenze successive là dove Messori ribadisce: «Come cattolico e cristiano, preferisco dire che la Chiesa ha bisogno dei suoi antagonisti». E inoltre: «Anch'io sono, in un certo senso, anticlericale», giacché «proprio perché sono cristiano papista, cattolico rispettoso e convinto dell'importanza della funzione del clero, credo che i preti vadano tenuti d'occhio. Del resto, il clericalismo è una patologia de) cattolicesimo e l'anticlericalismo può servire a ricordare ai preti di fare il proprio mestiere e non altro». Naturalmente, le dichiarazioni di Messori possono essere prese come una deliberata provocazione intellettuale. Resta il fatto che un fronte che sembrava compatto (non per niente il «cattivista» Cavalieri nelle sue Letture dedica a Messori giudizi più che lusinghieri) si è palesemente incrinato e proprio quando l'attacco del «nemico» (delle «élites massoniche e laiche», direbbero Messori e Cavalieri all'unisono) si è l'atto più intenso e corale. Accadde nella Roma in attesa del Giubileo, subito prima del Duemila. Pierluigi Battista // primo denuncia il risorgente anticlericalismo, il secondo se ne rallegra: abbasso il buonismo, la Chiesa ha bisogno di antagonisti il risorgente , il secondo l buonismo, antagonisti Un volto della polemica anticlericale d'inizio secolo in una vignetta di Galantara uscita sull'«Asino». Sopra Vittorio Messori e Cesare Cavalieri, a sinistra Jacques Le Goff sogno religioso delle folle a dar fastidio ai nongiubilanti». Conclusione drastica di Cavalieri: «Ecco, il punto è proprio questo: le élites laiche, massoniche e gnostiche che hanno fatto il Risorgimento, vogliono mantenere il controllo delle istituzioni, e non tollerano che il "popolo" minacci sori. Il qfronta glre «le élche vollenon ricocheggia Cavaliernianza dfa spiccgenze suribadiscstiano, psa ha bsti». E iun certgiacché stiano pso e conla funzipreti va Un volto della polemica anticlericale d'inizio secolo in una vignetta di Galantara uscita sull'«Asino». Sopra Vittorio Messori e Cesare Cavalieri, a sinistra Jacques Le Goff

Luoghi citati: Italia, Roma, San Cipriano, Tertulliano