Burlando cede a Kinnock, Malpensa parte mutilata di Roberto Ippolito

Burlando cede a Kinnock, Malpensa parte mutilata La Commissione precisa l'intesa e ridimensiona il decreto. L'Alitalia protesta: così si ritarda lo sviluppo del Paese Burlando cede a Kinnock, Malpensa parte mutilata Libera scelta per le compagnie che lasceranno a Linate i voli principali ROMA. Tutto storto. E' un giorno proprio da dimenticare quello che vive ieri il ministro dei Trasporti Claudio Burlando. Poco dopo le 13 lascia mesto la Camera dopo il mancato voto di fiducia al governo. E nemmeno quattro ore dopo Burlando è costretto a subire dal commissario europeo Neil Kinnock la cancellazione di una clausola chiave dal decreto bis per l'apertura il 25 ottobre di Malpensa 2000, il nuovo aeroporto milanese, considerata finora irrinunciabile. Così firma un decreto amputato. La questione può apparire tecnica, ma è fondamentale per la concorrenza: è saltato il tetto del 70% ai voli che le compagnie aeree possono scegliere all'interno del 34% di collegamenti che hanno il diritto di conservare a Linate, fino a quando non si attiverà (con due treni l'orai la linea ferroviaria Milano-Malpensa e non si realizzerà la corsia d'emergenza dell'autostrada A8. Annullata la regola sulla flessibilità, le compagnie hanno totale, libertà di stabilire quali voli lasciare a Linate, quali spostare a Malpensa. Così potranno conservare i collegamenti migliori, quelli con gli altri hub, cioè i grandi scali di smistamento del traffico (e di coincidenze) come Londra o Francofone. A Malpensa andranno gli «scarti». Le maggiori compagnie straniere continueranno a raccogliere passeggeri da indirizzare verso i loro hub, in grado di offrire connessioni più rapide. Soffre l'Alitalia che per competere e crescere ha bisogno di un suo hub: Malpensa (che affianca Fiumicino) è stato concepito con questo scopo e per offrire un servizio migliore ai passeggeri. La giornata nera di Burlando è invece una giornata a due facce per l'Alitalia. L'attesa per la firma del decreto (preannunciato giovedì come frutto dell'accordo fra ministro e Kinnock) è salutata dalla Borsa con frenetiche trattative sul titolo che apre in ritardo per eccesso di rialzo e chiude proprio alle 17 con lo strepitoso + 10,33%. Ma, appresa la notizia della cancellazione della clausola del 70%, manifesta tutta la sua delusione per quello che definisce, in una nota, «un colpo di coda della Dg 7», la direzione generale europea dei trasporti dell'Unione che dipende da Kinnock. La reazione dell'Alitalia è aspra: «Appare del tutto manifesto - si legge nel comunicato - come nella vicenda abbiano finito per prevalere non le logiche di concorrenza e di difesa dei consumatori, bensì la difesa degli interessi dei grandi vettori europei». Secondo la compagnia italiana, che sotto la guida- dell'amministratore delegato Domenico Cempella da due anni è in pieno rilancio e ha raddrizzato i conti, si continua «a cercare di assicurare il mantenimento di forti vantaggi competitivi» alle altre compagnie. Una tesi condivisa da Guido Abbadessa, segretario della Filt Cgil, per il quale la stesura definitiva del decreto bis è «una vittoria della British Airways». Comunque, nulla è compromesso secondo l'Alitalia, ma ora l'Italia deve reagire «realizzando nei tempi previsti e anche in anticipo quelle infrastrutture la cui mancanza ha costituito pretesto» per la Commissione europea «per assumere una posizione che ritarda soprattutto lo sviluppo dell'Italia». La mancata disponiblità di una linea ferroviaria rapida e di un'adeguata autostrada sono all'origine della bocciatura ' della Commissione europea del primo decreto di Burlando per l'apertura di Malpensa 2000 (che dista 50 chilometri da Milano). Secondo le autorità europee, senza l'ultimazione di ferrovia e autostrada non è garantita la concorrenza per le compagnie costrette dal primo provvedimento a trasferire tutti i voli a Malpensa, mentre ci sarebbe stato un vantaggio per l'Alitalia (autorizzata a confermare a Linate il Roma-Milano). Ma cosa è successo? Perché è stato riscritto il decreto bis pronto per la firma? «C'è stata - afferma Burlando - una lunga discussione sull'interpretazione di alcune frasi e su cosa significasse il 70% di flessibilità. L'Unione europea l'interpretava rotta per rotta, mentre per noi il 70% era nel complesso. Si è deciso così di lasciare flessibilità alle compagnie e in questo modo l'Alitalia potrà effettuare tutti i suoi voli navetta Roma-Milano da Linate». Lasciando a Linate il 34% dei voli, si calcola che non cambierà scalo il 40% dei passeggeri. In pratica Linate avrà ancora 6 milioni di passeggeri e Malpensa 8,5. Questo nella fase transitoria (che non prevede tappe intermedie) che dovrebbe concludersi nel gennaio 2000 con il completamento delle infrastrutture. Per evitare il raddoppio degli uffici, il decreto bis non impone nessun trasferimento di voli alle piccole compagnie, quelle che non superano i 18 collegamenti settimanali e i tre quotidiani. Quindi la facoltà di tenere a Linate il 34 per cento dei voli interessa Alitalia, British Airways, Air France, Lufthansa e Airone. Roberto Ippolito Il ministro Claudio Burlando

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