«Ha diritto di sapere chi è sua madre» di Fulvio Milone

«Ha diritto di sapere chi è sua madre» Per salvare il figlio malato sono indispensabili ricerche genetiche sui nonni «Ha diritto di sapere chi è sua madre» Adottata, vince una battaglia giudiziaria UN SEGRETO DA SVELARE NAPOLI ÈVE assolutamente trovare sua madre - di cui non sa nulla - per salvare il figlio malato, e i giudici a cui si è rivolta hanno deciso di aiutarla. Rosa (la chiameremo così anche se non è questo il suo vero nome) ha vinto una battaglia giudiziaria che forse non ha precedenti in Italia. La prima sezione del tribunale di Napoli ha deciso che potrà conoscere il nome della mamma che l'abbandonò appena nata, nonostante l'esistenza di una legge che impone per almeno settant'anni il segreto sull'identità dei genitori naturali che abbiano rinunciato alla patria potestà. Rosa, che di anni ne ha solo 40, aveva un validissimo motivo per rivolgersi ai giudici. Suo figlio, poco più che un bambino, è affetto da una grave malattia, e per individuare la terapia giusta i medici devono svolgere indagini di tipo genetico non solo sui genitori, ma anche sui nonni. Il ragazzo, però, non ha mai conosciuto la vera nonna materna. Nemmeno Rosa la ricorda, perché fu abbandonata nel brefotrofio della Santissima Annunziata di Napoli quando aveva pochi giorni di vita. Trascorse la prima infanzia nell'istituto, etichettata come una delle tante «figlie di donne di identità sconosciuta», fino a quando una coppia decise di tenerla in affidamento e poi in adozione. Da allora la sua vita cambiò radicalmente. Rosa si integrò perfettamente nella sua nuova famiglia, fino a considerare i genitori adottivi come il padre e la madre naturali. Si sposò, e tutto lasciava pensare che il suo dovesse essere un matri- monio felice. Ma non è andata così. Ben presto il figlio di Rosa ha cominciato a manifestare i sintomi di una malattia grave e difficilmente curabile. I sospetti hanno trovato ben presto conferma nelle parole dei medici, che sono stati categorici: «Per individuare una terapia efficace è necessario svolgere delle indagini cliniche sui familiari». Per la donna si è come riaperta una ferita che da anni riteneva rimarginata: per salvare suo figlio avrebbe dovuto scavare in un passato carico di dolore ed angoscia. Rosa non ha esitato un istante. Si è rivolta agli impiegati dell'archivio storico della «ex Real Casa Santissima Annunziata», ma le hanno risposto che la legge non consente di rendere nota l'identità della madre naturale se non a distanza di settant'anni. Ha in¬ sistito, ha investito della questione il Comune di Napoli che gestisce l'archivio, ma non c'è stato nulla da fare. Disperata, disorientata dalla giungla inestricabile di leggi e regolamenti che di fatto le impedivano di fare qualcosa per il figlio, si è finalmente rivolta a due avvocati, Maurizio Borghese e Marina Bellucci. Ha raccontato la sua storia, ha chiesto aiuto e l'ha ottenuto: i legali hanno presentato in tribunale un ricorso contro il rifiuto del Comune di rendere pubbliche informazioni protette dalla privacy, ma di cui la donna e soprattutto suo figlio hanno assoluto bisogno. E il giudice Lorenzo Origlia, presidente della prima sezione civile, ha dato ragione a Rosa. Ha ordinato che il Comune consegni subito tutti i documenti che riguardano il parto avvenuto quarant'anni fa. Fra quelle carte c'è la risposta alle mille domande che Rosa deve essersi posta nella sua vita, e probabilmente la speranza della guarigione di un ragazzo condannato da una grave malattia. «La ricorrente agisce a tutela di un diritto soggettivo assoluto qual è quello alla salute del figlio - scrive il giudice nell'ordinanza -. Il diritto alla salute deve ritenersi senz'altro prevalente rispetto a quello della riservatezza circa le informazioni riguardanti le persone». Spiega l'avvocato Borghese: «Il provvedimento è senza precedenti. Siamo ancora in attesa che la cancelleria del tribunale acquisisca i dati della madre della signora, ma non credo che vi siano problemi. Speriamo davvero che quella donna sia ancora viva e possa essere rintracciata». Fulvio Milone La donna l'abbandonò neonata I giudici: ha ragione, nonostante il segreto imposto per legge II Palazzo di giustizia di Napoli e la «ruota», dove un tempo venivano abbandonati i figli indesiderati

Persone citate: Lorenzo Origlia, Marina Bellucci, Maurizio Borghese

Luoghi citati: Comune Di Napoli, Italia, Napoli