«Nei Balcani sarò fedele alla linea dura di Kohl» di Andrea Di Robilant

«Nei Balcani sarò fedele alla linea dura di Kohl» «Nei Balcani sarò fedele alla linea dura di Kohl» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sul portone della Gasa Bianca Gerhard Schroeder promette una linea dura della nuova Germania contro Slobodan Milosevic. Fiancheggiato dal suo ministro degli Esteri Joschka Fischer, il neo Cancelliere ha ammonito che «nessuno, e tantomeno il Presidente jugoslavo, deve pensare che il nostro approccio sarà meno deciso» rispetto alla linea Kohl. Il verde Fischer, sul quale pure si erano addensati alcuni timori della Casa Bianca per il suo passato pacifista e anti-Nato, è stato ancora più esplicito: «Nulla è cambiato nella posizione della Germania nei confronti di Milosevic. E egli non deve assolutamente illudersi che il nuovo governo assuma una posizione meno ferina rispetto al governo precedente». Le assicurazioni dei due leader tedeschi hanno ovviamente fatto piacere al presidente Clinton, impegnato a mantenere l'Alleanza atlantica il più possibile compatta in queste ore decisive. «Herr Schroeder mi ha detto che il governo tedesco in carica darà lunedì il via libera alla Nato per un intervento militare» se l'ultimo tentativo di Richard Holbrooke a Belgrado dovesse fallire. Il Cancelliere uscente Helmut Kohl si era schierato sin dagli inizi con gli americani sulla crisi in Kosovo, ed aveva già promesso una partecipazione diretta della Germania in un'eventuale azione militare con quattordici caccia. Ma dopo la sua sconfitta il mese scorso timori sulla «tenuta» della Germania, un alleato-chiave in seno all'Alleanza, erano cominciati a serpeggiare. I dubbi non sono interamente svaniti: i verdi tedeschi rimangono dell'idea che un intervento militare della Nato in Kosovo debba essere sancito da una nuova risoluzione dell'Orni, soluzione che Washington respinge, sostenendo che l'Alleanza non ha bisogno di ulteriori mandati per usare la forza contro Milosevic. Ma gli incontri di ieri, nonostante le residue incertezze, hanno contribuito a rendere più univoca la voce dell'Allean¬ za, a chiudere gli spazi di manovra di Milosevic. E hanno finito per lasciare improvvisamente isolata l'Italia, l'unica tra i principali alleati ad aver preso le distanze da un intervento militare. Schroeder e il suo ministro degli Esteri hanno visto Clinton per una riunione di lavoro a l'i ne mattinata, e poi sono tornati a cenare alla Casa Bianca. Il Presidente aveva costruito negli anni un ottimo rapporto con Helmut Kohl. E la primavera scorsa era voluto andare in Germania per dare una mano al suo vecchio amico, che era indietro nei sondaggi nella difficile campagna elettorale contro Schroeder. Ma durante la sua breve permanenza a Berlino, tra un tributo e l'altro alla visione del Cancelliere, Clinton aveva anche insistito pei- incontrare Schroeder. Appena una ventina di minuti, ma quanto bastava per stabilire un primo contatto con il leader socialdemocratico. il rapporto Clinton-Schroeder nasci! dunque all'ombra del rapporto Clinton-Kohl, un'amicizia difficilmente ripetibile. Ma sia il Presidente che il neo Cancelliere hanno fatto ogni sforzo ieri per dare la sensazione che gli incontri erano stati non solo proficui ma anche calorosi e amichevoli. «Gli Stati Uniti e la Germania hanno avuto per decenni un rapporto unico e molto importante», ha detto Clinton uscendo un attimo per farsi fotografare assieme a Schroeder. «E sono convinto che rimarrà molto solido». E Schroeder, venendo in visita a Washington prim'ancora di assumere il potere, ha voluto chiaramente dissipare i timori di una Germania socialdemocratica meno ancorata all'Alleanza che in passato e con lo sguardo rivolto ad Est. Dal punto di vista puramente politico Clinton ha molto più in comune con Schroeder, un socialdemocratico moderato, che non con il conservatore Kohl. Andrea di Robilant I Gerhard Schroeder e a centro pagina un caccia americano ad Aviano