Gli Esteri al nemico di Arafat

Gli Esteri al nemico di Arafat Ma in molti pensano che Netanyahu tenti di coinvolgerlo nelle concessioni ai palestinesi Gli Esteri al nemico di Arafat Sharon promosso alla vigilia del vertice TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il più noto esponente della linea dura del Likud, Ariel Sharon, è da ieri il nuovo ministro degli Esteri israeliano in sostituzione del pragmatico David Levy, dimessosi mesi la in un gesto di frustrazione dopo essersi convinto che nel governo di Benyamin Netanyahu non c'era la volontà di raggiungere un'intesa con i palestinesi. La nomina di Sharon - resa nota a pochi giorni dall'inizio del summit, mediorientale convocato da Bill Clinton alla Wye Piantatimi (Maryland) - ha destato critiche in [sraele e apprensione nell'Autorità nazionale palestinese. «Non abhiamo dimenticato il ruolo del generale Sharon durante la invasione! del Libano nel 1982 e la successiva strage di Sabra e Shatila» ha detto ieri il ministro palestinese per la cooperazione internazionale Nabil Shaath. All'epoca Sharon - in qualità di ministro della Difesa del premier Menachem Begin - aveva teorizzato una alleanza con i falangisti libanesi di Bashir Jemayel per allontanare i fedayn dal loro «Katah-land» a ridosso della Galilea e per espellere, se fosse stato possibile, i profughi palestinesi dal Libano. Costretto ad abbandonare la carica di ministro della Difesa in seguito alla strage, Sharon ha sempre imputato ai soli falangisti il massacro dei profughi nei campi di Sabra e Shatila. Ma ieri, nell'annunciare la nomina del nuovo ministro degli Esteri, il premier Benyamin Netanyahu ha preferito sottolinearne il carattere pragmatico. Sotto la scorza del naziona- lista ad oltranza si nasconde infatti uno statista incline alla real-politik che non dispiaceva affatto a Yitzhak Rabin e che nel 1978 aiutò Begin a raggiungere l'accordo di pace con l'Egitto, smantellando senza battere ciglio gli insediamenti ebraici nel Nord del Sinai e radendo al suolo la cittadina di Yamit. Se da sinistra si è ieri espressa totale riprovazione per la nomina di Sharon («Una vittoria dell'opportunismo e del cinismo» secondo Yossi Sarid, leader del Meretz), il movimento dei coloni non ha gridato affatto vittoria. Anzi i suoi dirigenti temono che Sharon che in passato aveva affermato che un ritiro israeliano dal 13 per cento della Cisgiordania metterebbe a repentaglio la sicurezza nazionale dello stato ebraico - abbia adesso voltato gabbana. Secondo alcuni osservatori la promozione di Sharon indica comunque la volontà di Netanyahu di raggiungere la settimana prossima negli Stati Uniti un accordo con Yasser Arafat che consenta di avviare fi¬ nalmente con i palestinesi i negoziati sull'assetto definitivo nei Territori. Fonti politiche affermano che sarà appunto Sharon - l'uomo che conosce la topografia della Cisgiordania come le proprie tasche - il coordinatore delle trattative da parte israeliana. Negli ultimi giorni Netanyahu è riuscito a indebolire la ostinata opposizione a un riti¬ ro in Cisgiordania da parte del Partito Nazional-Religioso, forte di nove deputati, che è un importante tassello della sua coalizione. Il premier ha inoltre seminato zizzania anche nella opposizione laburista: mentre il leader Ehud Barak vorrebbe abbattere il governo Netanyahu alla prima occasione, l'ex premier Shimon Peres ritiene che qualora questi raggiungesse un accordo negli Stati Uniti i laburisti dovrebbero concedergli mesi di respiro per consentirgli di realizzare il ritiro. Intanto nei Territori la situazione è sempre incandescente e i servizi di sicurezza temono che un attentato in grande stile di Hamas faccia naufragare il vertice della settimana prossima. Ieri un palestinese ha accoltellato a morte una soldatessa israeliana che aspettava l'autobus ai bordi di una strada nella valle del Giordano. L'attentatore, subito catturato dai soldati isaeliani, ha detto di aver agito di propria iniziativa. A Hebron (Cisgiordania) è sempre forte la tensione dopo che giovedì militari israeliani hanno ucciso un dimostrante palestinese, cittadino giordano. Ieri in città i disordini sono ripresi con grande intensità e altri quindici dimostranti sono stati feriti dal fuoco dei soldati. Aldo Baquis Cresce la tensione, soldatessa assassinata nella valle del Giordano e ad Hebron un dimostrante è ucciso dai militari Sharon (a sinistra) nuovo ministro degli Esteri