Larizza: la sinistra punisce se stessa

Larizza: la sinistra punisce se stessa Larizza: la sinistra punisce se stessa La paura dei sindacati: «Troppe questioni aperte» ROMA. «Incognita», «conflitto», «danno», «disastro» e «massacro». Sono queste le parole con cui - in un crescendo semantico - il sindacato ha accolto la crisi di governo. Dunque rabbia nera e preoccupazione forte, perché senza governo saltano due appuntamenti cruciali per il mondo del lavoro: i contratti (di metalmeccanici, commercio, turismo, bancari e pubblico impiego) e il rinnovo degli accordi sulla politica dei redditi (i famosi accordi del luglio '93). Senza dire che con la Finanziaria mandata nel limbo, tutti gli incentivi all'occupazione e gli investimenti al Sud vanno a farsi benedire. Anche gli imprenditori (Fossa, la Marcegaglia) sono preoccupati, ma non nei termini drammatici evocati dal sindacato: per loro l'importante è «fare presto» ed evitare segnali negativi che abbiamo ripercussione sulle Borse. Ma, al di là delle differenti valutazioni, tutti i soggetti del mondo imprenditoriale guardano ora al Capo dello Stato, chiedendo una soluzione rapida e il più possibile indolore per la nostra economia. Dunque, per intanto, che si eviti di andare all'esercizio provvisorio. «La caduta del governo - ha detto il leader della Cgil Sergio Cofferati, parlando a Milano apre una serie di incognite consistenti, che non riguardano solo il quadro politico, ma anche la Finanziaria e le politiche sociali». Quindi ha lasciato Milano per correre a Roma. Anche il suo collega della Uil, Pietro Larizza è tornato a Roma dalla Sicilia, per confrontarsi con la segreteria sindacale. «Abbiamo assistito all'ennesima scena storica della sinistra che punisce se stessa», ha detto. La crisi «è un danno per tutti - ha detto il segretario della Cisl Sergio D'Antoni - e chi se ne è assunto la responsabilità dovrà risponderne». Nel merito è entrato il numero due della Cisl, Raffaele Morese: «E' chiaro - ha spiegato che quanto di importante era stato messo in cantiere sarà congelato. Senza regole predefinite la stagione contrattuale si presenta con potenzialità di conflitto enormi». E anche gli altri «numeri due» dei maggiori sindacati hanno avuto parole severe: «La crisi è un disastro di proporzioni enormi» (Walter Cerfeda, Cgil), di più, «è un massacro» (Adriano Musi, Uil). Incertezza e preoccupazione anche tra le associazioni di categoria: «La sfiducia - per il presidente di Confesercenti Marco Venturi - non si deve trasformare in crisi di legislatura: il vuoto politico e l'assenza di interventi in campo economico porterebbero il Paese alla deriva». Anche per Ivano Spalanzani (Confartigianato) è necessaria una soluzione della crisi in tempi brevi per «riprendere a dedicare attenzione alle esigenze di crescita del sistema produttivo e all'emergenza occupazione». Unico imprenditore a non drammatizzare è il presidente di Confcommercio, Sergio Bìlie: «Ritengo che sia andata come era prevedibile che andasse - ha detto - perché non era pensabile che una maggioranza di carta velina fosse adeguata ad affrontare la qualità e la quantità dei problemi che abbiamo di fronte». Ma, in questo coro da tragedia greca, c'è anche chi esulta: l'economista ed ex sindacalista Giuliano Cazzola. «Da oggi - ha detto - ognuno è più libero!» e ha citato Orazio «"Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus!" probabilmente questa maggioranza riuscirà a trovare qualche altro marchingegno per restare a galla. Ma almeno per qualche ora possiamo festeggiare. Nella vita bisogna sapersi accontentare...». [r. mas.] Accanto il segretario ' della Uil Pietro Larizza A destra il leader della Cgil Sergio Cofferati

Luoghi citati: Milano, Roma, Sicilia