Fossa: tornare alle urne non serve

Fossa: tornare alle urne non serve Il presidente degli industriali preoccupato per una crisi alla vigilia del varo dell'Euro Fossa: tornare alle urne non serve «Prima facciamo le riforme e la nuova legge elettorale» IL LEADER DI PMILANO RESIDENTE Fossa, ma si aspettava che sarebbe finita così? «Sinceramente no. C'è stato un errore di aritmetica, evidentemente...». E adesso? «Stavolta non possiamo aspettare i tempi tradizionali della politica, quell'alta politica, tra virgolette, che non mi eccita affatto. Davanti a una crisi internazionale, a due mesi dal varo dell'euro, non ce lo possiamo permettere». Così Giorgio Fossa, presidente della Confindustria, commenta a caldo, nel suo ufficio milanese, il «voto-choc» di Montecitorio. Che si deve fare adesso? «L'importante è mantenere il sangue freddo. Le parti sociali debbono gettare acqua sul fuoco. Per questo invito il sindacato a sedersi con noi al tavolo delle trattative per il rinnovo dell'accordo del '93. Se non ci mettiamo noi a buttare acqua sul fuoco il rischio sarà enorme, per tutti». Intanto la parola passa a Scalfaro. Che farà il presidente? «Non intendo interferire. L'esperienza di questi anni, diciamo le riforme non fatte in questi anni, m'inducono a pensare che risolveremmo ben poco andando al voto con questa legge elettorale. Rischieremmo, ancora una volta, di essere legati a frange e gruppi non omogenei alla maggioranza». Prima la legge elettorale, quindi, poi, eventualmente il voto. E' così? «Mi è difficile pensare a qualcosa di diverso da una grande coalizione a tempo che affronti tre o quattro grandi riforme, a partire da quella del sistema elettorale». Berlusconi non sarà contento... «La richiesta di elezioni è un diritto dell'opposizione, che fa il suo mestiere. Ma credo sia più logico votare con una legge diversa». E chi dovrebbe guidare il governo? «La materia è nelle mani deipresidente Scalfaro, e io non voglio certo interferire. Quanto ai nomi, nemmeno Prodi mi sembra del tutto fuori. Certo che per lui, oggi, è tutto più difficile». Dove ha sbagliato Prodi? «Credo che si sia sbilanciato troppo in promesse ed impegni verso Cossutta. E questo potrebbe aver spinto qualche indeciso a non dargli il voto. E' stato un boomerang, più che un volano...». Parla delle 35 ore... «Ormai è sempre più chiaro che si tratta di un grande abbaglio. E' una proposta che non risolve, anzi aggrava, il problema della disoccupazione. E non garantisce, si è visto, nemmeno la stabilità». Eppure proprio lei, Fossa, aveva invitato Prodi a misurarsi con il voto del Par¬ lamento... «Vero. Ma un conto è andare in Parlamento a confrontarsi sulla Finanziaria. Altro è presentarsi con un accordo precostituito con Cossutta, un Cossutta che, nelle proposte, assomigliava tanto a Bertinotti...». La Finanziaria, però, non vi dispiaceva. Vero? «Non eravamo entusiasti, perchè si trattava di una Finanziaria normale in un momento e di fronte a problemi eccezionali. Ma c'era comunque un segnale di cambiamento». La situazione internazionale, intanto, peggiora... «Purtroppo è così. Dall'Ameri¬ ca arrivano messaggi inquietanti sul rallentamento dell'economia, anche se, per ora, la frenata non c'è stata. In Europa, però, la crescita è minore di quel che si prevedeva». E l'Italia? «La crescita italiana non supererà l'I,5-1,8%, assai sotto la media europea. Sta crescendo la concorrenza del Far East, il 50% di import in più nei primi sei mesi. Peggiorano le aspettative e, di conseguenza, le imprese frenano gli investimenti. Si avvera purtroppo ciò che avevamo previsto: senza le riforme in grado di rafforzare il Paese ci saremmo trovati male nei momenti di difficoltà gene- rali. La crisi politica italiana, per giunta, cade in una situazione di vuoto di leadership internazionale». Un quadro nero, insomma... «L'importante è mantenere i nervi saldi. Questa crisi non deve essere un salto nel buio. Non dimentichiamo che ci sono ancora molti tavoli aperti. Guai se interrompiamo i lavori con il sindacato. In questo Paese, per fortuna, non c'è una situazione di scontro sociale. E toccherà alle parti sociali difendere questa situazione. Ci toccherà, ancora una volta, un ruolo di supplenza verso la politica. Speriamo che sia l'ultima volta. Chissà...». Questo significa che, dopo l'intesa sull'accordo di luglio, crisi o non crisi, si faranno i contratti? «L'accordo sicuramente può facilitare i contratti. Ma questo non vuol dire che, dopo l'intesa, automaticamente si possono fare i contratti. Inutile farsi illusioni: con questa situazione internazionale i margini delle imprese sono quelli che sono...». Ugo Bertone L'errore di Prodi? Andare in Parlamento con un accordo precostituito con i cossuttiani J J ti Per fortuna, l'Italia non vive una situazione di scontro sociale Toccherà ancora a noi e sindacati il ruolo di supplire ai politici H Il Premier uscente non mi sembra fuorigioco Ma ora per lui tutto è più difficile ip jj ppppgti Per fortuna, l'Italia non vive una situazione di scontro sociale Toccherà ancora a noi e sindacati il ruolo di supplire ai politici H pi i « u fife

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