La Borsa balla, tassi giù in Europa di Stefano Lepri

La Borsa balla, tassi giù in Europa Mentre tutti gli altri listini si accendono trascinati dalla rimonta del dollaro La Borsa balla, tassi giù in Europa Portogallo e Irlanda hanno tagliato il costo del denaro Fazio non cede e l'Italia resta isolata. Altri Fondi a rischio MILANO. Il dollaro conta più di Bertinotti. Questa, in sintesi, la lezione dei mercati finanziari italiani nel primo giorno della crisi politica coincisa, però, con la risalita della valuta americana almeno nei confronti dell'area dell'Euro. La Borsa ha presto assorbito l'impatto delle notizie politiche; anche la lira, per ora, ha mantenuto senza difficoltà l'ancoraggio con la parità sul marco, sotto quota 990 Solo sul fronte dei contratti futures si sono manifestati contenute pressioni al ribasso. Un bilancio tutto sommato positivo, insomma, anche se la situazione, dopo l'ennesima settimana di passione (-5,48 per cento nella settimana), resta difficile. Ma le traversie della politica, questa volta, c'entrano poco. La caduta del governo, infatti, ha sì ha avuto un violento impatto sul listino di Piazza Affari, scivolato d'improvviso da un rialzo dell'1% a un calo del 2,3% rispetto alla vigilia. Ma l'effetto Montecitorio è durato una ventina di minuti. Poi, a poco a poco, gli operatori hanno rivolto le loro attenzioni alle notizie in arrivo dalle piazze europee, e soprattutto, oltre Oceano. E alle 14 e 15, sessantacinque minuti dopo la sfiducia a Prodi, il ribasso era azzerato. Non finivano qui, comunque, le montagne russe della Borsa italiana. Alle tre del pomeriggio il listino sembrava destinato a macinare record (+2,59%); due ore dopo, in chiusura, invece i prezzi erano tornati in rosso (meno 0,30%). Ma questa volta la colpa non era della crisi politica, quanto di una fase di assestamento dell'indice americano, a conferma che, di questi tempi, le vicende della finanza internazionale pesano, almeno per ora, assai di più delle evoluzioni della politica interna. Ieri, sul palcoscenico della finanza globale, non sono di certo mancati i colpi di scena. In Europa, innanzitutto, ò continuata la manovra di convergenza dei tassi verso il basso. Dopo la Spagna è stata là volta del Portogallo che ha tagliato il tasso sul pronti contro termine di mezzo punto dal 4,50 al 4%; in serata anche l'Irlanda, con un riferimento preciso alla «preparazione alla partecipazione all'Eu¬ ro» ha tagliato i tassi di un punto. All'appello lanciato all'inizio di settimana da Tietmeyer, presidente della Bundesbank, manca ormai solo la Banca d'Italia. La crisi politica offre un alibi di ferro alla prudenza di Fazio, ma la strada, comunque, sembra segnata. Alla discesa dei tassi dell'Europa del Mediterraneo ha fatto da riscontro l'ascesa del dollaro, anticipata dal monito di Jean Claude Trichet, governatore della Banca di Francia. «Gli investitori hanno recentemente sottostimato il valore del dollaro», aveva detto in mattinata Trichet, mentre da Tokyo pervenivano notizie di una nuova, secca discesa della valuta Usa rispetto allo yen. Poche, calibrate parole, che, accompagnate dal taglio del costo del denaro e dall'accordo sul debito brasialinao, hanno allentato la pressione speculativa. Il dollaro, così, è tornato ben saldo sopra quota 1600 lire (1618,62 la quotazione indicativa di Bankitalia) e a quota 1,63 nei confronti del marco. La miscela dollaro in ascesa, tassi europei in calo ha favorito, finalmente, una giornata positiva per i listini: più 4,5% Parigi, tra il 2 e il 3% le altre piazze del Continente. Wall Street, dopo qualche incertezza, si è avviata verso una seduta al rialzo, oltre i 100 punti, prima del ponte estivo (lunedi si festeggia il «Columbus day»). Una settimana terribile, da cardiopalma, si chiude così con una nota di fiducia, anche se l'emergenza continua. L'onda speculativa, dicono i pessimisti, non è esaurita, semmai sta cambiando obiettivo: dopo aver affondato la valuta Usa a vantaggio dello yen, nel mirino potrebbe entrare presto il marco. Di sicuro, per ora, c'è soltanto che il terremoto degli «hedge fund» (ieri il fondo «Tiger» ha rivelato di aver perduto due miliardi di dollari in una sola mattinata) ha provocato enormi danni: centinaia di miliardi di dollari si sono spostati dall'America al Giappone per chiudere i contratti aperti con le banche nipponiche, sgretolando le quotazioni della valuta Usa nei confronti dello yen (il 13% in una sola settimana). E le scosse di assestamento promettono di essere ancora violente in tutto il pianeta, [u.b.] Portogallo, il costo del denaro in lire è diventato il più alto tra tutti gli 11 Paesi ammessi all'Euro, e impaccia le mosse comuni contro la crisi finanziaria globale. «Uno dei maggiori danni tra quelli provocati dalla crisi è il probabile rinvio della riduzione del tasso di sconto» dichiara il responsabile economico dei Democratici di sinistra, Lanfranco Turci; mentre il cancelliere-eletto della Germania Gerhard Schroeder intravede «margini per ridurre i tassi in Europa» come risposta alla crisi finanziaria. E naturalmente ciò che è avvenuto conforta chi sosteneva che aveva avuto ragione il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio a non ribassarlo prima. Un eventuale ricorso all'«esercizio provvisorio di bilancio» (necessario quando la legge finanziaria non è approvata entro il 31 dicembre) non preoccupa molto gli esperti. I conti dello Stato nel '99 rientrerebbero nei parametri del «patto di stabilità» anche se, per assurdo, non si facesse alcuna legge finanziaria '99: il deficit «tendenziale» (in assenza di manovra) è infatti previsto nel 2,4-2,5% del prodotto interno lordo. Il disegno di legge finanziara presentato alle Camere dal governo Prodi contiene, tra l'altro, l'aumento delle pensioni sociali e un nuovo assegno per le famiglie numerose in condizioni di bisogno. Bloccati dall'assenza di governo sono anche la riforma degli affitti e le norme per facilitare la rinegoziazionc dei mutui casa a tassi più bassi. Il nuovo governo certo muterà qualcosa nella manovra Prodi, tanto più quanto più la maggioranza si sarà modificata. Il responsabile economico di Alleanza nazionale, Pietro Armani, ha detto che per poter discutere occorrerà prima di tutto cancellare la carbon tax o tassa sulle emissioni inquinanti. Non sarebbe semplice, perché il gettito della nuova imposta verrebbe impiegato interamente a favore delle imprese, per sgravi che godono di un larghissimo consenso e ai quali quindi si dovrebbe trovare una copertura alternativa. Stefano Lepri UHAtHORHATA DI FOLLIA ANDAMfHTO BORSA, INDICE MB -0,30% chiusura 0©©0<3)0©0©©© ORETO.OO ORE1U0 ORE13.00 ORE 13,10 ORE 13,20 0RER15 ORE 14,25 ORE 15,00 OREÌ6.10 ORE 16,40 ORE 17,00 Il governatore Antonio Fazio