Il Polo esulta: si toma a giocar di Fabio Martini

Il Polo esulta: si toma a giocar Dopo il successo in aula i tre leader festeggiano ad aragoste e champagne Il Polo esulta: si toma a giocar «Subito alle urne», ma Berlusconi mostra prudenza ROMA. «E ora ci rigiochiamo anche la seconda guerra mondiale...». Sarà anche una battuta kitsch quella pronunciata da Maurizio Gasparri, ma fa capire l'ebbrezza che circola tra i dirigenti del Polo subito dopo la caduta di Romano Prodi: venerdì 9 ottobre resterà il giorno della sfrenata felicità del Polo, del boato all'annuncio di Violante, con i peones della destra che saltellano e si sbracciano come ultras della curva. E quanto a Fini, Berlusconi e Casini, loro se ne sono andati al Grand Hotel: a pasteggiare ad aragosta e champagne. Semmai la sorpresa è un'altra: quattro ore dopo il voto-choc e una volta passata la «sbornia», Silvio Berlusconi ha sfoderato una prudenza e una duttilità che ultimamente sembrava aver smarrito. Nella rituale conferenza stampa del centro-destra con i leader schierati uno a fianco dell'altro, il Cavaliere ha detto che «l'unica soluzione democratica e coerente con il sistema dell'alternanza sono le elezioni», ma poi ha fatto capire di non esser chiuso ad eventuali subordinate: «Fin da ora possiamo assicurare che valuteremo con senso di responsabilità ciò che ci verrà proposto...». E alla domanda se quelle parole così soft preludessero ad un appoggio del Polo ad un governo tecnico o di grande coalizione, Berlusconi ha risposto: «Quando sarà il momento ci riuniremo, valuteremo, decideremo cosa fare». E l'antico nemico Scalfaro, da anni «pizzicato» con battute e battutine? Berlusconi, stavolta, è rispettosissimo: «Rispetteremo ogni proposta che ci verrà fatta dal Capo dello Stato. La crisi deve incanalarsi in un binario istituzionale. Se il Capo dello Stato proporrà una soluzione diversa dalle elezioni, noi non la possiamo respingere sin d'ora, ma la valuteremo con l'equilibrio di sempre». E ancora: «Non dipende da noi sciogliere le Camere». E a fine conferenza stampa, a chi chiedeva lumi ad una vecchia sfinge come Pinuccio Tatarella, lui ha risposto così: «Una volta che Berlusconi è abbottonato, dovrei parlare io?». Ma al di là dei proclami sulle elezioni e la vaghezza sulle subordinate, qual è la vera linea del Polo? Dopo due anni e mezzo di «quaresima», Berlusconi, Fini e Casini si preparano a rientrare in i;ioco? E con Cossiga si preparano a dialogare? I tre - assieme ad altri nove ospiti tra capigruppo e amici - ne hanno parlato nella saletta appartata del Grand Hotel durante il loro pranzo, che ha avuto un finale a sorpresa: «Ragazzi, offro io!», ha proposto Casini. Berlusconi, che per anni ha ospitato a casa sua gli alleati, ha sorriso e non ha avuto nulla da obiettare. Durante l'antipasto Berlusconi, Fini e Casini si sono trovati d'accordo sullo slogan da lanciare nella prima ora: «Elezioni!». Ma su Cossiga sono cominciate le distinzioni. Fini ha avanzato un dubbio: «Ma siamo sicuri che Cossiga offrirà i suoi voti a D'Alema anche soltanto per la Finanziaria? Io non sarei così sicuro». Berlusconi ha spiegato agli altri di essere di tutt'altra idea: «Io invece sono convinto che Cossiga è pronto a dare l'appoggio dell'Udr». Sfumature, per ora, che celano due diverse strategie: Forza Italia si prepara ad aprire ad un eventuale governo tecnico - magari a guida Ciampi - che traghetti verso il semestre bianco, mentre Alleanza nazionale vigila, cerca di evitare ogni movimento che la tagli fuori. A cominciare da un ipotetico governo delle larghe intese, quello caldeggiato da Cossiga, che proprio ieri ha spiegato che i cardini di quell'esecutivo dovrebbero essere D'Alema e Berlusconi. La possibilità che il Polo torni prima o poi a divaricarsi resta e non è un caso che a fine pranzo un Casini abbia proposto agli altri due: «Stavolta non dobbiamo dividerci». Ma certo: sorseggiando champagne si sono detti tutti d'accordo e così, qualche ora più tardi, Fini ci ha tenuto a dire ai giornalisti: «La cosa importante è che il Polo è unito e resterà unito. E chi pensa di risolvere questa crisi con soluzioni che prendano in considerazione la divisione del Polo, se lo tolga dalla testa», con trasparente allusione a Francesco Cossiga. Ma intanto la caduta di Prodi ha avuto l'effetto di riaprire un dialogo tra l'ex picconatore e Berlusconi: i due si sono parlati per telefono in un clima caloroso, «come se tra di loro non ci fossero mai state incomprensioni», fa sapere chi ha «assistito» alla chiacchierata. «Nei prossimi giorni incontrerò Cossiga», ha chiosato a metà pomeriggio Berlusconi, ma in serata si è saputo che oggi Cossiga, quasi fosse un presidente incaricato, incontrerà sia D'Alema che il Cavaliere. Con un occhio rivolto anche alla Lega: nel pathos che ha avvolto la caduta del governo, pochi si sono accorti dei «movimenti» leghisti. Ma allo stato maggiore di Forza Italia non è sfuggito l'attivismo della diplomazia segreta di Bossi, della sua tentazione di rientrare nel gioco, magari proprio dalla porta di un governo tecnico. Fabio Martini Sotto: Fausto Bertinotti e Silvio Berlusconi escono insieme dalla Camera dopo il voto A destra: l'esultanza del Polo nell'abbraccio tra il Ccd Pierferdinando Casini e il Cavaliere

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