Liotta: io, il «traditore»
Liotta: io, il «traditore» Liotta: io, il «traditore» «Ho visto le bandiere rosse» Ma i vecchi amici lo accusano IL voto in meno all'Ulivo, quel voto in meno che ha fatto cadere il governo, porta la firma di Silvio Liotta. Un siciliano nato a Cremona, dai modi squisiti, alto e forbito, 63 anni compiuti giusto ieri, grandissimo conoscitore di finanze, regolamenti e capitolati. Uno che per una vita è stato un superburocrate della Regione Sicilia e che s'è buttato in politica solo in tarda età. Liotta ieri sera è stato accolto all'aeroporto da una selva di telecamere Mediaset come si conviene al protagonista della giornata. E protagonista lo è di sicuro. Anche se per l'Ulivo s'è trattato di tradimento, per il Polo di lealtà. «E' stata la vista di Cossutta, a pugno chiuso alzato e bandiere rosse al vento, a farmi decidere - spiega lui a "Radio Flash Network" -. E' una cosa intollerabile, una truffa politica». «In questi giorni - ha spiegato Berlusconi - non ho fatto avances. Mi sono limitato a telefonare a chi era stato eletto con Forza Italia e poi era passato con Dini. Erano persone che avevo messo in lista personalmente e sentivo il dovere di ricordargli il vincolo di fedeltà con gli elettori». Eccola, dunque, spiegata dal Cavaliere, la «lealtà» di Liotta. Che però gli è costata un'espulsione immediata dal gruppo parlamentare di Dini. E che il deputato Nené Mangiacavallo, ex col¬ lega diniano, bolla così: «Chi tradisce la prima volta acquisisce l'abitudine a tradire». Più che di tradimento, comunque, bisognerebbe parlare di pendolarismo. Perché Liotta è stato eletto deputato una prima volta nel 1994 con Forza Italia, poi rieletto nel 1996 (superò Sergio Mattarella), e l'anno dopo passò nelle file dei diniani. Cioè, saltata la barricata, era dalle parti dell'Ulivo. Ora il dietrofront: altro salto della barricata e ritorno con il Polo. «E sono stato io con Giorgianni, che fu ingiustamente cacciato dal governo, a convincerlo», rivendica Sgarbi. D'altronde l'uomo ha abituato i cronisti parlamentari ai rovesciamenti. Nel 1995, da presidente della commissione Bilancio, nonché relatore della Finanziaria, chiese una deroga e si astenne, unico forzaitalista, al voto di fiducia sul governo Dini. «Feci presente che se avessi dovuto votare contro, mi sarei dovuto dimettere da relatore della legge». Curiosa motivazione. Comunque accolta. Non troppo meravigliati neanche i cronisti siciliani. Liotta, conosciuto a Palermo come eminenza grigia della Regione, andreottiano di salda amicizia limiana, nel 1993 è segretario generale della Fondazione Falcone. [fra. gri.l Silvio Liotta ex deputato del gruppo di Dini ora espulso
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