«Non ce l'ho proprio fatta»

«Non ce l'ho proprio fatta» «Non ce l'ho proprio fatta» Valpiana, l'assistente sociale che aveva già detto no a Dini E la sventurata rispose. Ma il tormento dei sospettati, il tormento di Tiziana Valpiana che nessun padre arcigno ha spinto verso la missione politica, è stato cosa ben più travagliata di quella della monaca di Monza. Un travaglio uggioso, per tutti. Il nome della deputata gironzolava inquieto da due-tre giorni a Palazzo Chigi, e alla vigilia del voto sul filo di lana col quale Prodi era sicuro di restare Prodi, da quel palazzo era improvvidamente uscito. Tiziana Valpiana, classe 1951, scorpione, bresciana di nascita e di casa a Verona, assistente sociale impegnata con l'assistenza agli extracomunitari, aveva votato «no» al governo Dini, nell'onnai lontanissimo 1995, per non finire espulsa da Rifondazione, nel gruppo misto con i Comunisti Unitari di Famiano Crucianelli. E il copione, allora, era stato lo stesso di oggi. Un dilemma insolvibile andato avanti per giorni e giorni, in un pellegrinaggio di consigli che ieri, in aula, ha riguardato nell'ordine l'onorevole Veltroni, l'onorevole Bertinotti, l'onorevole Cossutta. Che faccio? chiedeva a tutti, col viso sempre più terreo, Valpiana. E ieri come allora, dopo aver chiesto a Bertinotti il «permesso» di votare per il governo, ricevendone il più netto dei rifiuti, la deputata si è chiusa col suo dolore nell'antibagno di Montecitorio. Ha atteso, ieri come allora, il secondo turno di voto. «Se sarà necessario, voterò sì». Ma poi all'ultimo minuto, quando ha messo la scheda nell'urna, le è venuto un bel «no». E il governo Prodi è caduto, [a. r.j

Luoghi citati: Monza, Verona