Ancora una dilazione per Milosevic di Fabio Galvano

Ancora una dilazione per Milosevic La Albright rimanda Holbrooke in Jugoslavia. Dini: «C'è ancora molta strada da fare» Ancora una dilazione per Milosevic Da Nato e Gruppo di contatto un «ultimo avviso» ai serbi LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE 11 countdown si è fermato. La diplomazia riprende il sopravvento, in un momento critico nella vicenda del Kosovo, sul tintinnio delle sciabole. Non tutto è risolto. Le minacce di un intervento militare della Nato contro la Serbia sussistono. Ma il Gruppo di Contatto, riunito ieri sera all'aeroporto di Londra nell'inconsueta cornice della suite reale per una riunione che si preannunciava drammatica, ha deciso di tentare ancora una volta la via della diplomazia. «Abbiamo conseguito un risultato molto positivo - ha dichiarato il ministro degli Esteri Lamberto Dini al termine dei lavori, durati quasi tre ore - perchè in conclusione tutti i partecipanti hanno espresso unanimità. Ci sono stati progressi. C'è unità d'intenti, compresi anche Stati Uniti e Russia. Il punto fondamentale è che ci dev'essere una piena osservanza della risoluzione 1199: non ci siamo ancora arrivati e occorrono ulteriori sforzi negoziali per garantire una piena osservanza che scongiuri ulteriori catastrofi». Non era la sede, fra i sei Paesi (Usa, Gran Bretagna, Russia, Italia, Francia, Germania) che l'anno parte del Gruppo, di discutere le opzioni militari affrontate dal segretario di Stato Usa Madcleine Albright poche ore prima, a Bruxelles, in sede Nato. A Londra si sono cercate strategie nuove, anche se il ministro degli Esteri russo Igor Ivanov ha alluso a disastrose conseguenze» sul piano intemazionale se l'Alleanza attaccasse la Serbia. La novità di maggior rilievo è forse nuove misure - anche dallà'&esfia Russia - qua lora non ci fosse il rispet- to dppMpgPÈi Consiglio di Sicurezza. E se il britannico Robin Cook, all'unisono con la Albright, insiste di «non avere alcun motivo per credere che i Paesi della Nato non approveranno l'uso della forza se Milosevic non risponderà ai nostri intensi sforzi», l'importante per l'Italia è che non si parli più di automatismi militari. «C'è ancora un pezzo di strada da fare», dice Dini. L'inviato della Casa Bianca Richard Holbrooke è stato il primo a riconoscere, ieri sera, che le due missioni a Belgrado di Ivanov hanno permesso di fare avanzare il processo di osservanza della risoluzione Onu. Holbrooke ha bisogno aiuto; ed è già ripartito per Belgrado «molto incoraggiato», con il consenso unanime di mi Gruppo di Contatto che richiede la piena osservanza della risoluzione da parte di Milosevic. «Tanto lui quanto Ivanov - spiega il ministro Dini concordano sul fatto che la risoluzione 1199 comincia a essere applicata. Milosevic deve accettare molte hnposizioni, ma è un segnale incoraggiante che abbia già detto sì a una missione dell'Osce di un centinaio di persone per verificare le sue adempienze dopo il ritiro». Gli fa eco Cook: «Se Milosevic cercava un salvataggio da qualcuno del nostro Gruppo, gli è andata male». «Il tempo della diplomazia sta finendo», ha aggiunto la Albright. A Bruxelles la signora era parsa più pungente nelle sue valutazioni. «Non vedo il bisogno di mia nuova risoluzione dell'Orni sul Kosovo», aveva detto. E, in merito alle perplessità dell'Italia aveva insistito che «Milosevic non soddisfa le richieste della comunità internazionale». «Spero - aveva aggiunto - che i governi di quei Paesi che hanno perplessità capiranno che l'intervento è necessario e che la risoluzione dll'Onu è sufficiente». Più cauta una dichiarazione della Na to, ovviamente ispirata ai motivi che potrebbero spingere Prodi a re sistere più di altri alle insistenze di Washington e Londra (anche se ieri sera Dini l'ha negato, dicendo che la posizione italiana «non è un prezzo pagato alla situazione interna»): «Non prendiamo posizione sui dibattiti interni dei Paesi meni bri», dice l'Alleanza. Che un attacco militare contro Milosevic non fosse immediato, co me era invece parso nelle ultime ore, era già emerso a Bruxelles; quando la Albright, in una conio renza stampa dopo un incontro con il segretario generale della Nato Ja vier Solana, aveva precisato che l'«actiyation order» dell'Alleanza, cioè Ù trasferimento dell'autorità sulla macchina militare messa in sieme dai Paesi Nato al comando supremo alleato del generale Wesley Clark, sarà dato «entro pochi giorni». Ieri Clinton ha autorizzato i suoi rappresentanti alla Nato a approvare l'ordine quando se ne discuterà nell'ambito dell'Alleanza. «Preferirei - ha detto il presidente Usa - assicurare l'adempienza di Milosevic con le maniere pacifiche ma la Nato dev'essere preparata ad agire unilateralmente per prevenire un'altra catastrofe umanitaria nei Balcani». «Non c'è una scadenza», ha detto la Albright riferendosi ai tempi di un intervento militare. Tuttavia, ha precisato, «il tempo sta per scadere», sebbene «non sia ancora scaduto». Milosevic, ha aggiunto, «ha promesso cose che non ha intenzione di fare», anzi «continuerà a fare il minimo indispensabile per evitare l'intervento Nato». Fabio Galvano A Bruxelles il segretario di Stato parla di «pochi giorni» Ma a Londra prevale la linea della trattativa diplomatica COS'È' LA NATO In piena guerra fredda, l'Alleanza nasce il 4 aprile 1949 a Washington con la firma del Patto Atlantico, per contenere l'espansionismo sovietico in Europa. Dopo il crollo del muro * di Berlino la Nato avvia una profonda trasformazione, ;» definendo come prioritarie le missioni «fuori area» per il mantenimento della pace (la prtTnoi^uBltffmftomia)^ -r LE POSIZIONI La maggioranza appoggia gli Usa, ma vi sono eccezioni. La Francia, dopo aver a lungo boicottato la Nato, nel 1996 è rientrata nelle sue strutture militari e ora appoggia l'intervento in Kosovo. La Turchia, pur in polemica con i membri europei/è favorevole ad aiutare gli albanesi (musulmani). Problematico il sì della Grecia, storicamente amica della Serbia proprio in funzione antiturca. I guai possono sorgere in Germania, la cui Costituzione fino a poco fa impediva "invio di militari fuori della Nato. Con fatica Kohl riuscì a far approvare la missione in Bosnia. Ora la schiacciante maggioranza del nuovo Parlamento è favorevole alla linea Usa, ma a Bonn si vive un dramma simile a quello italiano, con i socialdemocratici pronti all'intervento, e i loro alleati Verdi che chiedono invece un preciso mandato Onu I PAESI MEMBRI Attualmente sono 16: Stati Uniti, Canada, Islanda, Norvegia, Danimarca, Gran Bretagna, Olanda, 9 Belgio, Lussemburgo, Francia, Germania, Portogallo, Spagna, Italia, Grecia e Turchia. Nel Duemila è prevista l'adesione di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria GLI IMPEGNI 1 Sono fissati nell'Articolo 5 del Patto Atlantico, che lega i Paesi membri alla mutua difesa in caso di attacco. Non esistono impegni istituzionali in caso di missioni «fuori area» (come nel Kosovo), e il Consiglio Atlantico decide volta per volta all'unanimità. - - fisiili*: IÙ'■ . fi - ' |>I:VIIII>:Ilf},: II\ ■ I I I I I \ AJfcA* 200.000 r\r\r\ EFFETTIVI t> V> FANTERIA CARRIARMAT1 IIII ÒS¬ CO RAZZATI 200 CANNONI 20 InA»-*!** SISTEMI MISSILISTICI r r! 60 CACCIABOMBARDIERI MIG-21 MIG-29; 150 TRA GALEB E ORAO (inefficienti) ra i Brealia, che ppo, ioni seMache s, in a si egie iniusso so a uenziotacvità orse nche qua pet- PÈi HHS8R A Belgrado gli addii dei familiari dei diplomatici Usa, sgomberati per prudenza in vista di un intervento Nato Holbrooke