«In Kosovo solo se lo chiede l'Onu»

«In Kosovo solo se lo chiede l'Onu» Il premier soddisfa la nuova maggioranza. Berlusconi attacca: minata la credibilità del governo «In Kosovo solo se lo chiede l'Onu» Prodi può contare sui cossuttiani, il Polo insorge ROMA. Il governo non pensa che ci siano i presupposti per attaccare Belgrado e ritiene che ogni eventuale azione militare dovrà avere il via libera dell'Orni: con questa ricetta il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha affrontato a Montecitorio il caso-Kosovo che minacciava di far deragliare da subito la maggioranza che si regge sui voti dei cossuttiani. Prodi nel suo intervento si è detto «angosciato» per le violenze in atto «a soli 300 chilometri dal territorio nazionale» ed ha indentificato la strada per evitare sia la guerra nei Balcani che la crisi a Roma nel rigido rispetto della risoluzione 1199 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. «La appoggiamo e ci atteniamo alle sue prescrizioni - ha sottolineato - mantenendo l'impegno per una soluzione pacifica, per tutelare le posizioni interessate in tutte le loro aspirazioni e per alleviare la loro tragedia umanitaria». Dunque «non riteniamo ci siano i presupposti dell'azione militare nei confronti della Repubblica federale di Jugoslavia, che deve trovare legittimazione nel quadro delle decisioni del Consiglio di Sicurezza». Ovvero: la Nato non può colpire da sola. Una dichiarazione politicamente forte che avrebbe poi dato modo al Polo di denunciare un «tradimento delle alleanze». Ma il messaggio era diretto ai banchi dei cossuttiani, ed è andato a segno. Il plauso non è tardato. «Prodi ha tenuto conto di noi ed ha affrontato in modo corretto il problema, ribadendo che l'intervento deve essere deciso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite» ha commentato subito Nerio Nesi mentre il capogruppo Oliviero A ♦. Diliberto più tardi definiva «rassicuranti le parole ascoltate in aula». Toccava infine ad Armando Cossutta sugellare la sintonia in politica estera fra Prodi e gli scissionisti di Rifondazione nel segno delle Nazioni Unite: «Siamo d'accordo ogni atto militare deve essere autorizzato dal Consiglio di Sicurezza, siamo contrari ad ogni iniziativa della Nato». Scontati i consensi nella maggioranza dell'Ulivo per la linea esposta da Romano Prodi anche se con qualche significativa sfumatura. «Molto soddisfatti per l'impostazione e la centralità dell'Onu» si sono detti i Verdi mentre i Popolari^ con Enrico Letta, puntualizzavano che «restano comunque i nostri impegni inderogabili con l'Alleanza Atlantica». A metà strada Umberto Ranieri (Ds) che vede nell'equilibrio fra ruolo Onu e Nato l'asse per tenere assieme le tante anime della maggioranza: «Serve una valutazione con gli alleati sulle misure per il rispetto della risoluzione Onu per evitare l'ennesima tragedia umanitaria». La sintonia fra Ulivo e cossuttiani ha scatenato la dura reazione dei deputati di Rifondazione Comu- nista rimasti fedeli a Fausto Bertinotti. «E' sorprendente e forse ridicolo accettare una guerra imperialista come buona solo perché decisa dall'Onu» ha accusato sferzante il responsabile Esteri, Ramon Mantovani, accusando a chiare lettere Cossutta di «tradire le scelte di Rifondazione che è sempre stata- contraria agli interventi militari anche se auto- rizzati dall'Onu». Fausto Bertinotti ritiene di avere ancora una carta per tentare di far saltare l'intesa Prodi-Cossutta: il voto sull'uso delle basi della Nato in Italia che saranno comunque necessarie anche in caso di via libera dell'Onu. «In quel momento bisognerà votare no» annuncia Alfio Nicotra sfidando gli scissionisti. Ma probabilmente, se e quando il momento verrà, i voti alla maggioranza giungeranno dall'Udr di Francesco Cossiga. L'ex presidente della Repubblica ha infatti incaricato il proprio capogruppo, Salvatore Cardinale, di annunciare un «sì senza condizioni specie se verrà meno una parte della maggioranza». Prodi tranquillizzato, poche ore più tardi, poteva ricevere con una certa tranquillità dagli schermi del Tgl la richiesta del Segretario Generale della Nato, Javier Solana, a «decidere sull'uso delle basi nel vostro paese». All'opposizione del Polo non restava a quel punto che chiamare in causa - con il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi la «poca credibilità di un governo che non rispetta le proprie alleanze internazionali». Gianfranco Fini, leader di An, andava ancora più in là, accusando Prodi di «essersi sfilato dalla Nato per la prima volta nel dopoguerra al suono di bandiera rossa per pagare il pedaggio a Cossutta». Ma in quel momento Prodi era già tornato a Palazzo Chigi, impegnato al telefono per continuare il forcing diplomatico con il premier russo Evgheny Primakov teso a piegare Belgrado ed evitare sia la guerra che il voto in aula sulle basi. Se non dovesse riuscire in aula ci saranno comunque almeno i voti di Cossiga. [m. mo.] E sulla missione contro Milosevic l'Udr di Cossiga ha già annunciato il suo voto a favore Nesi: ha tenuto conto di noi Diliberto: parole rassicuranti . li LE PAROLE BEL PREMIER «tf problema del Kosovo angòscia tutti noi] siamo estrematnenìe preeoccupatt per il livellò ai degrado in questa regione situata a soli 300 chilometri dal territorio nazionale'' «L'Italia appoggia pienamente la risoluzione 1199 deltOnu ési è attenuta e si attiene integralmente alle sue prescrizioni» «Ilgoverno intende mantenére il suo impegno per una \ soluzione politica e pacifica dèlia ctisi dèi Kosovo «Riteniamo che i margini per una soluzione politica, pur se sempre più ristretti, non si siano ancora esauriti . .. : *// governo non ritiene che siano a futi:oggi venuti in essere i presupposti per \ un'azione di carattere militare. Aàiorie che deve trovare legittimazione nel \ quadro dèlie decisioni -i assunte dal Consiglio di i f sicurezza»' presidente del Consiglio Romano Prodi durante l'intervento di ieri alla Camera al termine del quale ha chiesto ai deputati di «riconfermare la fiducia al governo»

Luoghi citati: Belgrado, Italia, Jugoslavia, Kosovo, Roma