Buon compleanno Raro

Buon compleanno Raro Buon compleanno Raro IL 2 ottobre Ruggero Radice, altrimenti noto come Raro, compie novant'anni, essendo nato proprio il 2 ottobre 1908, agli albori del secolo. Raro è il giornalista sportivo di ciclismo più noto in Italia e all'estero e ci sarà grande festa al Circolo della stampa-Sporting di Torino dove sarà offerto un pranzo in suo onore, al quale parteciperanno, oltre ai famigliari, campioni ed ex campioni della bicicletta, le vecchie glorie di questo sport antico e moderno, e molti giornalisti. Tra questi alcuni colleghi che hanno lavorato con lui a «La Stampa», alla «Gazzetta del Popolo» e «Gazzetta Sera» e a «Tuttosport», i giornali sulle cui pagine Raro ha scritto le esaltanti vicende del ciclismo di Coppi e Bartali, i suoi campioni preferiti, e di quelli che li hanno preceduti e seguiti nei molti anni della sua carriera professionale. [g. e] SI dice Raro, in quelle quattro lettere passa l'intera storia del ciclismo. Raro ha da oggi 90 anni: uno più del Giro d'Italia, che è nato solo nel 1909, sei più di Bartali, quarantatre più di Moser, sessantadue più di Pantani: e li ha visti in gara tutti. Per quanto loro abbiano corso, lui ha corso sicuramente di più. E' in sella da quando aveva diciassette anni, ne può vantare settantatré di giornalismo. Quando ha cominciato a seguire il ciclismo lui, nelle corse locali per dilettanti, il «suiveur» non andava in auto, ma v in bicicletta; e bisognava saper pedalare per portare i risultati al giornale. Raro (che a quei tempi si chiamava ancora per tutti Ruggero Radice) ci riusciva, perché il ciclismo lo aveva praticato seriamente, come allievo. In un recente incontro ci ha ricordato una delle tante domeniche della sua gioventù, quando «La Stampa» gli aveva chiesto di seguire due corse nella stessa giornata: una al mattino, con arrivo nel Chierese; l'altra il pomeriggio, a Giaveno. Ma poiché la distanza fra i due traguardi gli sembrava troppo poca, ci aveva messo in mezzo un lungo giro per le colline del Piemonte. E la sera si era presentato puntuale a Torino - sempre in bici - con le due cronache. Il suo «nom de piume» è sicuramente il più famoso, nel ciclismo; la sua origine rimane per molti un mistero. Già, Raro, perché? Un po' di mistero gli è necessario. Il giornalista che appare oggi ai primi posti dell'albo come Ruggero Radice è nato in Francia, da emigrati italiani, a Salon, la stessa città di Nostradamus. Ruggero per l'Italia, ma Roger per tutti quelli che hanno dovuto chiamarlo nei primi anni di vita, compresi i familiari. E quando si è dovuto scegliere uno pseudonimo, da alternare al nome anagrafico sui tanti giornali per i quali scriveva, ha messo insieme le prime due sillabe dell'originale francese: Ra-Ro. Questa almeno è la spiegazione ufficiale. La ragione vera, che tiene per sé, è un'altra. Perché quelle due sillabe, erre più erre, si increspano come le salite dei suoi Giri, e insieme frusciano come le due ruote della bicicletta. Raro è, fin dal nome, la sintesi dell'intero ciclismo. Nel suo palmarès ci sono 38 Giri d'Italia, 27 Tour, 39 campionati del mondo. Bartali arrivava in maglia gialla a Parigi e lui c'era. Valetti staccava Bartali sul Tonale e lui c'era. Coppi fuggiva per 194 chilometri nella Cuneo-Pinerolo e lui c'era. Pantani pianta tutti gli avversari sul Galibier e lui c'è. Anche se non gli eravamo accanto, quel giorno, sappiamo che è stato il primo a gridare «Forza Marco!» quando lo ha visto mettere in crisi Ulrich. Ha esordito al «Guerin Sportivo», è stato per quindici anni alla «Stampa», per più di trenta alla «Gazzetta del Popolo» ed a «Gazzetta Sera»; è l'ultimo superstite della équipe che nel luglio 1945 ha fondato «Tuttosport», con Renato Casalbore. Avevano scelto di debuttare lunedì 30 perché la domenica 29 era in programma la MilanoTorino, la prima corsa del dopoguerra, il pezzo forte per la prima pagina. E Raro, naturalmente, era là: a benedire la vittoria di Ortelli, non potendo inneggiare a quella di Coppi, caduto in discesa mentre era solo in testa alla corsa, a 15 chilometri dal velodromo di corso Casale. Coppi, il grande amico della vita; Raro, fedele a lui fino all'ultimo giorno. Quando Coppi era contrariato, nervoso, non voleva vedere nessuno, per Raro le porte erano sempre aperte. In quante foto appaiono insieme, facendosi largo fra la ressa dei tifosi e dei curiosi. Soltanto con l'amico giornalista Fausto voleva confidarsi nei momenti difficili, sapendo che quelle confidenze non sarebbero mai arrivate a nessuno. E in quel tragico giorno di gennaio del 1960, all'ospedale di Tortona, Raro era là ad attendere, nell'anticamera. Continua, da sempre, l'amicizia con Bartali, che gli telefona due o tre volte la settimana. Gino non si dimentica di quel giornalista torinese che lo aveva scoperto quando era ancora dilettante. E non è un caso che, da professionista, il futuro vincitore di tre Giri e di due Tour abbia esordito a Torino, nella Frejus di padròn Ghelfi. Presentato da Raro? Il personaggio si schermisce, nel suo riserbo subalpino. «Ma no, io ho solo detto a Ghelfi: "Dagli due tubolari a quel giovane, se li merita"». Quanta strada avrebbe fatto Bartali su quei tubolari. E Raro l'aveva intuito subito. Giorgio Calcagno Ruggero Radice decano dei giornalisti del ciclismo compie 90 anni e verrà festeggiato il 2 ottobre al Circolo della stampa Sporting da molti ex campioni e dai suoi colleghi Nella foto del titolo, un sorrìdente Raro figura insieme eon Fausto Coppi, nella foto a destra Raro appare accanto a (lino Bartali. Uni sotto pubblichiamo un testo "Storico»: è una parte dell'articolo scritto da Raro sulla «Gazzella Sera» del 2b luglio 1919, il giorno dopo l'arrivo trionfale, nel diro di Francia, di Coppi e Bartali a Farini Buon compleanno Raro