LA VOCE VENUTA DAL FREDDO di Paolo Ferrari
LA VOCE VENUTA DAL FREDDO LA VOCE VENUTA DAL FREDDO // «canto di gola» di Sainkho tra jazz e rituali sciamanici UN canto di gola. Profondo, evocativo, bitonale. Insieme ai suggestivi francobolli, tra i più bella del mondo, è il simbolo della Repubblica di Tuva, una fessura di Paese infilata tra Mongolia e Siberia. Da lì arriva Sainkho Namtchylak, in concerto giovedì 8 alle 21 alla Sala 500 per una proposta di «Hiroshima» al Salone della Musica. Sainkho appartiene alla schiera degli artisti che hanno saputo portare la propria tradizione locale a conoscenza del mondo del pop internazionale. Ha lasciato Tuva, si è trasferita a Mosca, poi a Berlino e infine a Vienna. Portando con sé la «musica di gola», legata alla tradizione sciamanica di Tuva, ma senza rinunciare ad aprirsi al jazz e alla sua cultura dell'improvvisazione. Dopo anni passati a cantare nei club e ad incidere dischi per il circuito specializzato, nel '93 incontrò e sfruttò al meglio l'occasione buona per diventare una star della «world music». La Crammed Discs, una delle grandi firme di questo genere, le offrì di incidere un album con due maghi della contaminazione sonora, Vincent Kenis e Hector Zazou. Ne uscì «Out Of Tuva», ed irresistibile e difficile da catalogare a causa dell'equilibrio magico venuto a crearsi tra canto sud-siberiano e free jazz. L'exploit non fermò la ricerca di Sainkho, né la spinse a scindere i suoi legami con la terra e la cultura in cui la sua arte affonda le radici. Ogni anno la cantante porta con sé a Kyzyl artisti occidentali accuratamente selezionati per arricchire il festival locale e permettere loro di apprezzare le espressioni più veraci della tradizione musicale della piccola Repubblica. A Torino, Sainkho porta uno spettacolo intitolato «Virtual Rituality», in cui si avvale del contributo di Gora Popov, che al canto e agli strumenti tradizionali di Tuva alterna l'attualità dance della drum-machine, e Dimitri Berezin, a sua volta alle prese con percussioni e voce. Tutti al servizio del suo canto, impegnato in un viaggio tra sciamanesimo e folk siberiano che lascia ampi margini all'improvvisazione. Oltreché con interesse, merita di essere accolta con affetto: l'anno scorso a Mosca fu vittima di un pestaggio che la ridusse in gravi condizioni e di cui porta tuttora dolorose conseguenze. Non fu mai chiarito se l'aggressione fosse da attribuire a una frangia nazista o alla mala siberiana, ma certo il quarantesimo fu il più triste dei suoi compleanni. Per apprezzare megUo la spiritualità del canto sciamanico, un buon training di preparazione al concerto della Namtchylak può essere costituito da un viaggio in rete, a partire dal sito degli «Amici di Tuva», reperibile all'indirizzo www.feyman.com/tuva e forte di una solida appendice italiana. Paolo Ferrari Nella foto Sainkho Namlcltylak. L'artista originaria della repubblica ex sovietica di Tura è giovedì S alle 21 in Sala 500
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