UNA VITA CON BATTIATO

UNA VITA CON BATTIATO DIETRO LE QUINTE UNA VITA CON BATTIATO Franco?E' un musicista-mito Parola di Morgan dei Bluvertigo QUANDO, nel 1981, uscì «La voce del padrone» avevo nove anni. Io, mio padre, mia madre e mia sorella lo ascoltavamo in continuazione, fino allo sfinimento, e credo che ognuno di noi avesse differenti ragioni e un proprio universo interpretativo. Ricordo che quei pezzi mi divertivano, li ballavo, li cantavo leggendo le parole sulla busta interna dell'album, ero avido degli accordi che cercavo di riprodurre al pianoforte al punto che sette canzoni mi sembravano poche, quando nei dischi dei Kiss potevo averne almeno dieci o undici. Sono cresciuto poi con la New Wave britannica e allora Battiato era un cantante geniale che ogni tanto incontravo alla televisione, in qualche videoclip su Videomusic. Il primo vero appassionamento consapevole è però arrivato più tardi, mentre preparavo gli esami di maturità, quando Battiato per me era il modo di coniugare il mondo della «vita» a quello degli «studi» in maniera indolore, concentrato e lucido. Comperai tutti i suoi dischi, da «Fetus» a «Come un cammello in una grondaia», ma quelli che mi entusiasmavano erano i cosiddetti album pop degli Anni 80, così diversi da tutto ciò che si ascoltava o si era ascoltato sia nell'ambito della musica italiana che inglese. Penso che ogni tentativo di descrivere a parole quei dischi sfugge dalla loro vera essenza e che sia arduo trovare in altri un così raffinato connubio di opposti, razionalità e delirio, racconto e teorizzazione, critica feroce e condivisione, ironia e misticismo. Diremo quindi alto e basso. In sintesi, e questo è ciò che molti stentano ancora ad afferrare: la natura del pop. Da allora sono stato sempre più attento alla sua produzione nutrendo una sorta di riconoscenza devota, sentimento che spesso porta a definire Battiato una guida, un maestro. Oggi sento che ciò che mi ha istruito di certe sue canzoni è parte costitutrice della mia visione del mondo, del mio senso critico, perché è di questo che si tratta: l'esercizio dell'osservazione, il prendere coscienza della propria diversità, quindi amare e detestare, se è il caso, giudicare. Un modello di individuo che si autoconferisce libertà di espressione, utilizzando idee e slanci. Questo mi è parso di scorgere in ciò che ho potuto ricevere da Battiato. Adesso, come d'incanto, posso in parte confrontare tutto questo con l'esperienza di averlo conosciuto di persona, di avergli potuto parlare, ma soprattutto di aver lavorato con lui, come musicista, al nuovo disco; e ancora non mi sembra vero. Non voglio prestare certo il mio vanto a inutili fini promozionali della mia persona, e per ciò ne parlo con una certa difficoltà. In fondo io ho semplicemente avuto la possi¬ bilità di suonare il basso o canticchiare nei cori di «Gommalacca», ma soprattutto di osservare Franco Battiato all'opera, con la «o» minuscola. Sto ascoltando molto quel disco, ed è bello, con amici, ricostruire le vicende raccontando qualche aneddoto che mi vede tra i personaggi, oppure pensare a quando io, una volta, in studio non soddisfatto di un'esecuzione sono stato convinto da Battiato che invece andasse bene così proprio perché «il meglio è nemico del bene». Cosa che avvalora la mia stima è che nonostante Battiato possa sembrare un tipo troppo teorico e poco pragmatico sia tutt'altro, al punto che molti degli elementi (voci, chitarre, tastiere, batterie elettroniche...) che costituiscono la versione definitiva del disco siano direttamente quelli dei «provini» realizzati da lui nel suo studio di Catania, in totale autonomia e padronanza dei mezzi tecnologici. Anch'io credo molto nella componente artigianale dell'arte e questo mi porta, dopo aver pensato la musica, a doverla creare utilizzando strumenti per suonarla, computers per elaborarla, macchine per registrarla. Credo che Battiato abbia da sempre dedicato a questo un enorme impegno e concentrazione, a differenza di quelli che, sugli allori dei loro accidentali successi, credono di poter fare musica tra una partita a carte e un quiz televisivo. Rimane l'augurio che tutta l'esperienza fatta, che oggi racconto al livello di impressioni, una volta entrata nel mio metabolismo possa col tempo trasformarsi e prendere materialità, trasferirsi nella mia coscienza di musicista e dagli occhi, dalle orecchie, passare alle mani, ma c'è troppo. Marco «Morgan» Castoldi Giovedì 8 alle 16 in Sala 500 incontro con Franco Battiato e Manlio Sgalambro. Divagazioni, provocazioni e ricordi partendo dal nuovo album «Gommalacca». Al disco ha collaborato Morgan dei Bluvertigo, che in questo articolo per «TorinoSette» racconta il suo incontro col musicista catanese. Fmiuo lìulliulo 1

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