E' SOLTANTO UN PUNTO DI PARTENZA di Gabriele Ferraris
E' SOLTANTO UN PUNTO DI PARTENZA L'OGGI E IL DOMANI E' SOLTANTO UN PUNTO DI PARTENZA LA terza edizione del Salone della Musica, da giovedì 8 a martedì 13 ottobre al Lingotto, non sarà ricordata come la più bella, la più ricca, la più eccitante della storia. Ma siamo certi, adesso, che non sarà l'ultima; bensì la prima di una nuova era. E non è poco, considerata l'arietta che tirava. Non staremo a ricordare qui il calvario di un anno che non sappiamo se definire difficile o semplicemente stupido. Non rammenteremo i ripetuti allarmi che anche questo giornale ha ritenuto doveroso lanciare. Non discuteremo neppure l'operato dell'attuale dirigenza: probabilmente non si poteva fare di più, considerata la freddezza - per non dire la diffidenza - della discografia, che ha voltato le spalle al Salone. Né vogliamo analizzare i motivi di tale atteggiamento: ci limiteremo a rilevare che le major, le grandi aziende padrone della musica, appartengono alla simpatica categoria dei forti con i deboli e sottomessi con i forti. E se il Salone non ha saputo essere forte con le major, è colpa sua. Non delle major. Che non sono per natura cattive: ma le disegnano così, e per domarle occorrono solidi argomenti. Siamo certi, ripetiamo, che non sarà l'ultima edizione del Salone della Musica. E non soltanto perché ce lo garantisce la presidente Bresso, ma anche perché non accettiamo l'ipotesi contraria. Se dopo tanti appelli alla ragione e alla concretezza, qualcuno s'ostinasse a ignorare i problemi, ne risponderebbe moralmente e politicamente - a una città e a una regione che hanno perso troppe occasioni. Mettiamola così: serviva un anno di riflessione per ripensare il Salone e prepararne il definitivo decollo. C'era da fare esperienza, visto che si è ritenuto di rinunciare a chi l'esperienza già l'aveva. Bisognava chiarire strategie e obiettivi. Noi riteniamo che la manifestazione torinese debba diventare una vetrina di sperimentazioni e progetti importanti, festival (non di Sanremo...) e laboratorio. Altri, la penseranno diversamente. Purché un pensiero ce l'abbiano. E lo mettano in atto. Come si può dedurre da questo «speciale» di 12 pagine, e da quello che pubblicheremo la settimana prossima, «TorinoSette» sostiene il Salone; perché il Salone è un patrimonio della città. Dunque non ne accetteremmo la decadenza. Dopo i propositi, vengano i fatti. Si lavori per il futuro. Con entusiasmo e competenza. Ci sia consentito, in chiusura, un sommesso suggerimento ai politici: abbiamo assistito, nel recente passato, a troppi giochi di potere intorno al Salone. Se tante energie si fossero volte alla costruzione di una solida realtà culturale a beneficio della città, non saremmo qui a perdere tempo, noi scrivendo queste righe, i lettori leggendole. E ormai il tempo di tutti noi è come la pazienza. Poco. Gabriele Ferraris
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