TRE ATIPICI CICERONI di Dario Voltolini

TRE ATIPICI CICERONI TRE ATIPICI CICERONI Scarpa, Voltolini e Carabba riscoprono le loro città GUIDE non-guide. Come quella di Enzo Fileno Carabba per Firenze, di Peppe Lanzetta per Napoli, di Dario Voltolini per Torino e - ultima della serie ideata da Paolo Verri per Paravia Scriptorium - di Tiziano Scarpa per Venezia: «In gita a Venezia con Tiziano Scarpa» (pp. 88, L. 14.000). Non lasciarsi catturare dai percorsi d'agenzia (è ancora evitabile?), affidarsi all'estro un po' saturnino del flàneur (è ancora raccomandabile?), ingarbugliarsi nei gomitoli degli antichi quartieri (è ancora possibile?). Per iniziativa della Paravia e della libreria Rizzoli saranno proprio'Carabba, Scarpa {nella foto) e Voltolini a far confronti sulla loro recente esperienza di ciceroni atipici e sulla loro più radicata condizione di scrittori metropolitani. Venerdì 2 ottobre (ore 19), seduti nel dehors del bar Augustus (sotto i portici di via Roma), converseranno con Gabriele Ferraris e Paolo Verri sull'arte di fare i pellegrini nella città delle loro invenzioni. Se Firenze con Carabba è ironia, Napoli con Lanzetta pazzia, Torino con Voltolini geometria, Venezia con Scarpa è fascinazione e fantasia. Venezia come un universo annusato, palpeggiato, gustato, auscultato. Nove organi a far da guida all'invenzione corporale di una città sorprendente e segreta. Pavimenti come shatzu per piedi dolci, ponti storti come sfida per passi persi, parole dialettali gremite di fonemi arguti per orecchi tersi, inventari di nomi e mestieri per occhi ridenti, piatti dei «bàcari» (le osterie intorno al mercato di Rialto) per bocche sapienti, profumi del mercato e fantasmi dell'opera per nasi intenti. Avvisi tanto macabri quanto profetici: «Venezia è fondata su un cadavere». Inviti tanto ironici quanto categorici: «Seduci a Porto Marghera». Il tutto rivolto ad un ideal giovane lettore «fra i quattordici e i vent'anni». Forse perché non è mai troppo presto per imparare che dove andare importa molto. Con chi andare anche di più. Giovanni Tesio