UN'OFFICINA DI LIBERTA' di Piero GobettiBruno Quaranta
UN'OFFICINA DI LIBERTA' UN'OFFICINA DI LIBERTA' Nel calendario del Centro Gobetti incontri sugli Anni 60 e su Montale ASCE nel 1961, in controtendenza, il centro _ studi Piero Gobetti. Sotto la Mole, nella città che celebra l'Unità d'Italia, anche enfaticamente, non lesinando girandole agiografiche, esordisce una testimonianza politica e culturale (politica e cultura, il binomio di Bobbio, gobettiano optimus) ispirata allo scabro artefice di «Risorgimento senza eroi». Di qui, da via Fabro 6, Piero Gobetti muove verso l'epilogo parigino al crepuscolo, sotto la neve. «In questa casa - è la lapide che detterà Franco Antonicelli, altro gobettiano, e anomalo, sospeso com'era fra la «Rivoluzione liberale» e il salotto gozzaniano - visse / Piero Gobetti / gli ultimi anni della sua vita breve / e da essa partì / il 3 febbraio 1926 / verso l'esilio e la morte / ma in patria aveva lasciato un esempio inesorabile / d'integra libertà / per l'indomani e per sempre». Un'officina di libertà. Ecco come si è via via manifestato il Centro che ruota intorno a Carla Nosenzo, nuora di Piero e di Ada, moglie di Paolo, Poussin, da poco scomparso (riaffiorano, nitide, tenere, le ultime parole di Piero a Ada: «Non turbarti: il bambino non deve soffire. Verrai presto anche tu e saremo tanto felici. Ma se ora piangi, come posso partire sereno?»). Di stagione in stagione, una lunga fedeltà al prodigioso giovane, all'impavido scrutatore del fascismo, «l'autobiografia della nazione». Ancora in attesa di una biografia, Gobetti. Vi lavora Ersilia Alessandrone Perona, a cui si deve la cura impeccabile, scientificamente affettuosa, del carteggio per Einaudi «Nella tua breve esistenza». E' toccato alla studiosa dare il «la» al capitolo '98'99 del Centro, intervenendo a un convegno milanese: «L'epistolario come forma di autobiografia. Un percorso nei carteggi di Piero Gobetti». In questi giorni a Parigi, il Centro partecipa al seminario sui fratelli Rosselli, a lungo sepolti nel campo del Pere Lachaise dov'è Gobetti, prima di essere traslati a Firenze. Con relazioni di Alberto Cabella e Marco Gervasoni, che firmerà la prefazione di «La Rivoluzione liberale» in francese (nel '99). A fine ottobre (il 30 e il 31 ) si varcano nuovamente i confini, destinazione Nizza. Verrà esplorato «Piero Gobetti testimone e giudice della cultura negli Anni Venti» (tra i relatori: Guido Davico Bonino e Laura Malvano, Marziano Guglielminetti, Lionello Sozzi e Franco Contorbia). Negli stessi giorni (28-30), il Centro Studi sarà a Bologna, per riflettere sulle «Radici della crisi. L'Italia dagli anni Sessanta ai Settanta» (gli scaffali di via Fabro accolgono il fondo Marcello Vitale, fra le maggiori raccolte documentarie che riguardano i movimenti politici e sociali di allora). Il «culmine» autunnale, a Torino, il 12 novembre, all'Archivio di Stato. Sarà raccontato «Montale a Torino». Un poeta e una città che evocano libri (gli «Ossi di seppia» uscirono per i tipi di Gobetti editore, le «Occasioni» da Einaudi), figure (da Sergio Solmi a Giacomo Debenedetti), amori (Maria Luisa Spaziani, la «Volpe»), Montale e Gobetti. Osservando che a Torino «tutto è un po' sottovetro», forse il Nobel pensò all'irripetibile amico, a Piero Gobetti sulla «botte di vetro traballante nella neve», così intatto, così integro, disperato eppure lucido. Bruno Quaranta //; allo l'interno dello storico caffi Bardili e, (/ni ajianco, un 'immagine di l'ino Gobetti
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