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SUBSONICA Welcome Home SUBSONICA Welcome Home AL successo iniziale ai trionfi d'estate. I Subsonica consumano sabato 3 ottobre, con un concerto al Palastampa (ore 21), l'ultima tappa di una escalation che ha visto Max Casacci e i suoi impossessarsi dello scettro di gruppo italiano più aggiornato nei suoni e nelle strategie del 1998. Un'avventura che Max racconta in questo articolo per «TorinoSette». Sabato 3 al Palastampa, accanto al palco destinato al gruppo torinese ce ne saranno altri due: da una parte prenderà posto l'ingombrante demonio techno-dub Madaski, con un'anteprima del suo terzo album; dall'altra i pesi massimi della dance cittadina, Sergio Ricciardone e Giorgio Valletta. Il biglietto costa 15 mila lire, scontato 13 mila in prevendita e 12 mila se si opta per i botteghini di Barrumba e Zoo Bar. Info allo 011/88.33.22. ISubsonica non hanno mai iniziato una tournée: hanno inciso un disco e hanno cominciato a suonarlo, un anno e mezzo fa, senza sapere quello che sarebbe potuto succedere. Sensazioni ed emozioni sono quelle di chi sta per arrivare alla fine di un lungo e improvviso viaggio. Anche i ricordi. E le ricordo bene, e tutte, le tappe di questo viaggio. Il primo concerto, al Barrumba, sotto gli occhi non propriamente benevoli dei molti colleghi musicisti e la percettibile diffidenza dei critici. Risultato: molta tensione, tante ingenuità e la sensazione che parecchio ancora andava fatto. Poi un'interminabile serie di date estive modello pro-loco, in piazze semideserte animate in prevalenza da bambini, vecchietti tarantolati, famigliole e cani lupo, seivite se non altro a raggiungere un maggior affiatamento, sul palco e fuori. E la nostra prima lunga trasferta? A Roma, dopo l'acquisto del solito furgone più o meno scassato: il tempo di rilassarsi, capire che Samuel aveva imboccato la TorinoSavona, bucare due gomme e scoprire di essere senza un crick. Nel mese di settembre la prima opportunità, l'Mtv Day a Reggio Emilia, prima degli U2 e con tanto di diretta televisiva. Per la prima volta ci troviamo sul palco assieme a band come 99 Posse e Afterhours. Il risultato è incoraggiante. La curatrice dei programmi ci segnala come il gruppo più interessante della giornata, e telefona - da Londra - per richiedere il nostro ed. L'inizio del '98 fa intravedere la possibilità di fare un po' più sul serio. Continuiamo a suonare a un prezzo volutamente basso, per martellare il più possibile coi concerti, in tutta Italia: sentiamo la necessità di consolidare uno staff tecnico, investendo su persone, Cipo, Camilla e Ivan, che possiamo a malapena permetterci di pagare. Ma senza di loro non sarebbe stata la stessa cosa. L'equipaggio cresce, e così gli impegni, il numero dei concerti, l'attenzione della stampa e le improvvise lusinghe di discografici che fino ad allora ci avevano ignorati (la nostra versione di «Per un'ora d'amore» incomincia ad avere successo). Rifiutiamo l'invito per Sanremo Giovani, e partiamo invece per Bratislava, dove, con pochissimi soldi, realizziamo 0 video di «Cose che non ho». Quattro giorni dormendo per terra in un appartamento «Trainspotting» e annegando il freddo con Vodka Borovidtzka. Con l'uscita del singolo e del vi- deo le date dei concerti si intensificano, suoniamo anche nei principali centri sociali, dove talvolta ci sta bene anche solo un rimborso spese, giriamo in continuazione e torniamo a Torino sempre più raramente, con improvvise trasferte notturne di due, trecento chilometri, per raggiungere i Murazzi ancora in tempo per bere qualcosa. Si apre la stagione del nomadismo. Ricordo perfettamente il profilo impassibile di Ninja mentre, Pentium portatile alla mano, batte la sua tesi di laurea sul furgone, incurante di musica a palla, curve, code e caselli. Lo ricordo anche durante alcuni sound-check, seduto alla batteria a provare il suono della cassa, sempre scrivendo, questa volta col portatile appoggiato sul rul- lante. Seguono una laurea con 110 e lode in ingegneria informatica e una festa terminale. C'è anche chi ha trovato il tempo di sposarsi: «Hey, raghi, ci hanno proposto di fare da spalla ai Prodigy, il 18». Pierfunk: «Ehm, io veramente il diciotto proprio non posso, scusatemi». «Non puoi? E perché?». «No, proprio non posso, è importante, scusatemi». E così, senza avere altre spiegazioni, ci dichiariamo «non disponibili», con gli organizzatori, increduli quanto noi. Giorni dopo, durante un concerto ci accorgiamo che una fede ha fatto la sua apparizione al dito e tra le corde del nostro riservatissimo bassista. Tra i ricordi, anche storie finite per telefono, perché solo più per telefono ci si può sentire, per ritrovarsi la sera a suonare con il cuore in pezzi, lo strumento in pezzi, il camerino in pezzi. Suoniamo anche al Sud, e il Sud è tra i ricordi più belli. Le piazze con luminarie, i santi e le madonne, i palchi in spiaggia, l'aria leggera e il tempo, che da quelle parti segue una scansione tutta sua. Napoli-Salento-Sardegna-Sicilia: un locale di Caltanissetta aperto da ragazzi cacciati a bastonate da un centro sociale, per aver provato a fare attività e concerti: la voglia di rivalsa di chi ha vent'anni, al Sud. Un pubblico sempre più giovane, tanto da far apparire Samuel e il Boosta come ipotetici fratelli maggiori, comincia a seguirci. Autografi per strada, «Senti ma che sei tu che canti Acido acida?». Centinaia di lettere, e ragazzi che alla fine dei concerti ci dicono cose del tipo: «Voi siete strani, cioè come dire, vi si può anche parlare». Il resto è storia più recente. Altro singolo, altro video e, finalmente, altro furgone. A questo giro installiamo anche trasformatore, tv e videoregistratore. Viaggiamo con Alien, Kaurismaki, tutto 007. Le radio, a un anno di distanza dall'uscita del disco, iniziano a trasmetterlo assiduamente, i video hanno una buona rotazione, finiamo sulla copertina di alcune riviste musicali, riceviamo offerte un po' da tutte le grosse etichette discografiche... vendiamo addirittura dei dischi! I promoter ci raccontano che siamo il gruppo più seguito dal vivo di tutta la stagione estiva: la cosa ci inorgoglisce, ma abbiamo imparato a diffidare dei numeri e a tenere d'occhio la sostanza. Meglio fermarsi e, dopo più di 200 concerti, provare a riflettere su ciò che ci è successo, in così poco tempo. Abbiamo scelto Torino, e abbiamo scelto di non essere soli, preferendo una festa di ritorno con Madasky e i DJ di X-Flash a un celebrativo concerto di fine tour. Ora da più parti sentiamo parlare di «momento cruciale», di «disco di verifica», di «opportunità da non mancare». In questi 17 mesi in cui abbiamo vissuto, ballato, suonato, bevuto, viaggiato, discusso, litigato ci siamo sempre trovati d'accordo su alcuni punti fondamentali, come la diffidenza nei confronti del mercato discografico e dei suoi emissari, la natura trasversale del nostro progetto e la fortuna di aver firmato un contratto con chi ci ha creduto sin dall'inizio. Ci penseremo, appunto. Dopo la festa. Max Casacci SUBSONICA Welcome Home Sopra, i Subsonica; \ollo. Enrico Hani

Persone citate: Alien, Enrico Hani, Giorgio Valletta, Kaurismaki, Max Casacci, Ninja, Sergio Ricciardone