Tanti messaggi colorati

Tanti messaggi colorati Tanti messaggi colorati Ma molte specie vedono solo in bianco e nero Q UANDO vuole attrarre i maschi, la scimmia ge_ lada (Theropithecus gelada), che vive sull'altopiano etiopico, si rizza sulle zampe posteriori per mettere bene in mostra le macchie rosse che ha sul petto, particolarmente brillanti nell'epoca dell'estro. Queste macchie fanno «pendant» con analoghe macchie purpuree che si formano nella regione genitale. Ma quelle il maschio non le può vedere perché la gelada vive in mezzo alle alte erbe della savana che le nascondono la parte inferiore del corpo. Comunque, il segnale funziona. Quel colore acceso fa da calamita e i maschi, appena lo vedono, accorrono. Ma in natura molto più spesso, sono i maschi che fanno sfoggio di colori vivaci quando cercano l'anima gemella. Ed è la femmina che sceglie il maschio che più le aggrada, il più colorato. Lo struzzo maschio, per esempio (Struthio camelus), nella stagione degli amori imporpora vistosamente collo e zampe. L'uccello fregata (Fregata magnificens) gonfia a più non posso l'enorme sacco golare che gli pende sotto il becco e si fa rosso fuoco per l'occasione. Il pulcinella di mare maschio (Fratercula arctica) sviluppa sul becco speciali guaine colorate per far colpo sulle femmine. Anche l'Euplectes oryx, un piccolo uccello «tessitore» africano (uno di quegli uccelli maestri nella fabbricazione del nido) si mette in pompa magna quando cerca moglie. Il galletto di roccia peruviano (Rupicola peruviana), invece, l'abito della festa lo porta in permanenza. E' uno splendido piumaggio rosso arancio con una leggiadra corona di penne erettili che formano una sorta di cimiero sul capo. Per farsi notare dal gentil sesso, i maschi si esibiscono a turno in una danza sopra un masso che fa da palcoscenico, davanti a una platea di scialbe femmine brune. Il colore è indubbiamente un linguaggio, ermetico in molti casi per gli uomini, ma non certo per gli animali. Può essere un messaggio d'amore rivolto all'altro sesso. Ma può essere anche un messaggio di ammonimento rivolto ai predatori. Lampi colorati che dicono: «Girate alla larga. Non sono buono da mangiare». Li lanciano di solito le specie che usano l'arma del veleno o di sostanze particolarmente disgustose. Un uccello giovane, alle sue prime esperienze in fatto di caccia, si lascia certo allettare dalle minuscole «rane tintorie» della famiglia Dendrobatinae dalle livree a tinte accese. Ma se ne acchiappa una. la sputa fuori immediatamente, per il suo sapore ripugnante, a meno che non sia troppo tardi. I casi sono due: o l'incauto predatore rimane morto stecchito, oppure da quel momento si guarda be- ne dall'avvicinare una preda così pericolosa. E la dendrobatina riesce a farla franca grazie ai suoi colori ammonitori. Ma ci sono anche i furbi, quelli che lo studioso inglese W. H. Bates chiama «le pecore in veste di lupi». Pur essendo completamente innocui, si travestono da nocivi (ne imitano la livrea) e così traggono in inganno i predatori che li scambiano per la specie pericolosa. Un esempio? Il moscone Milesia crabroniformis dalla sgargiante livrea rossa e gialla imita l'aspetto del calabrone, che in fatto di veleno non scherza. E il colubride Lampropeltis zonata, che non è velenoso, ma è la copia conforme del velenosissimo serpente corallo del Nordamerica (Micrurus fulvius). Ma il colore non è soltanto corteggiamento e mimetismo. Può indicare il grado sociale di un individuo. In un esperimento di laboratorio sono state colorate di rosa le parti inferiori dei fringuelli femmina, in modo da renderle simili ai maschi. Ebbene, da quel momento, gli individui «truccati», pur essendo di basso rango, venivano accettati dalle altre femmine come individui dominanti. Il colore può servire anche come segno di riconoscimento della specie nei confronti dei piccoli. Gli adulti del diamante mandarino (Taenopygia guttata), il grazioso uccelletto di origine australiana, esportato in tutto il mondo come uccelletto da gabbia, riconoscono i propri figli dal becco nero. Se sperimentalmente si tinge il becco dei nidiacei in altro colore, i ge¬ nitori non li riconoscono più e si rifiutano di nutrirli. Anche i piccoli lanciano un preciso messaggio ai genitori, quando spalancando il becco mostrano la mucosa rossa della cavità orale. Dicono chiaramente «Ho fame». Quelli della famiglia Estrildidae hanno poi all'angolo della bocca e al margine del becco tanti bernoccolini colorati in giallo, bianco, azzurro, spesso cerchiati di nero. Un autentico tesserino di riconoscimento. Impossibile scambiarli per piccoli di un'altra specie. Non è detto però che gli animali vedano i colori come li vediamo noi. Tanto per darne un esempio, l'ape è cieca al rosso, ma vede l'ultravioletto che per noi è invisibile. Per lei è come se lo spettro della luce solare si accorciasse dalla parte del rosso e si allungasse dalla parte del violetto. Possiamo raffigurarci solo con la fantasia le gradazioni cromatiche dell'ambiente, così come appaiono ai suoi occhi. Tanto più che non si tratta di occhi semplici, ma di occhi composti, formati da 4900 unità ottiche elementari (ommatidi) nell'ape regina, che diventano 6300 nell'ape operaia e addirittura 13.000 nel fuco, l'individuo di sesso maschile. Se i colori sono una forma di linguaggio e sono così diffusi in natura, significa che gli animali sono in grado di distinguerli perfettamente. E infatti sappiamo che i colori sono percepiti chiaramente dalle scimmie, dagli uccelli, dalle lucertole, da alcuni serpenti, dagli anfibi, dai pesci ossei e dagli insetti. Ma gli altri? E in particolare i mammiferi? La risposta è piuttosto deludente. Fatte alcune eccezioni, i mammiferi sono ciechi ai colori. Vedono il mondo come un film in bianco e nero. La sensibilità si esercita soprattutto sul contrasto e sul movimento. Soltanto l'uomo, le scimmie, gli scoiattoli, i gatti e forse i cani (la questione è controversa) vedono il mondo in technicolor. Per cui quando vediamo il toreador che sbandiera la muleta davanti al toro, abbiamo l'impressione che sia il colore rosso a far infuriare l'animale. Ma non è così. Il toro si eccita soltanto perché vede un panno, per lui incolore, che si agita continuamente insieme col toreador. Isabella Lattes Coif marni Il colore della pelle, del piumaggio o del pelame svolge funzioni di corteggiamento mimetismo, difesa i l a PSs

Persone citate: Bates, Isabella Lattes

Luoghi citati: Nordamerica