UNO SBERLEFFO PER JOHNSON

UNO SBERLEFFO PER JOHNSON UNO SBERLEFFO PER JOHNSON / racconti del giovane Wallace TU' che nel caso de La ragazza con i capelli strani - il testo che dà il titolo alla raccolta di racconti tradotti da Francesco Piccolo per Einaudi -, è in Lyndon che maggiormente si apprezzano le invenzioni di David Foster Wallace: trentaseienne autore, tra l'altro, di Infinite Jest, smisurato romanzo che con le sue mille e cento pagine lo ha consacrato, un paio di anni fa, tra gli ultimi exploit del mercato letterario americano. Sistemato dalla critica nell'apposita casella destinata a raccogliere gli scrittori «post-moderni» (etichetta peraltro mai rifiutata da Wallace), l'ex studente di filosofia presso l'Università di Harvard adopera infatti al meglio le sue armi nella surreale «ricostruzione» della vicenda che vede come protagonisti un indimenticabile L. B. J. - Lyndon Baines Johnson, ritratto nel periodo in cui diventò, da Senatore democratico del Texas, il vice di Kennedy, e poi, in seguito all'assassinio di questi, Presidente egli stesso e protagonista dell'escalation che portò gli Stati Uniti ad imboccare la strada per il disastro del Vietnam - e il suo assistente David Boyd, ingaggiato tra i collaboratori di Johnson in qualità di addetto allo smistamento della posta dopo un grottesco colloquio d'assunzione con il Senatore medesimo. Un postmoderno che l ltà «Mi chiamo Lyndon Baines Johnson. E questo cazzo di pavimento che stai calpestando, ragazzo, è mio»: il futuro Presidente esordisce così, e nel giro di poche righe sia Boyd che il lettore si ritrovano al cospetto dell'incredibilmente credibile - nonostante la palese incredibilità - figura dell'uomo destinato a segnare con l'irruenza del suo carattere e la spericolatezza delle sue decisioni non solo il destino dell'America ma anche di tanto cinema, giornalismo e saggistica americani, fornendo loro l'inossidabile soggetto della guerra nel Sud-Est asiatico. La capacità mimetica di Wallace è per certi versi folgorante, e gli inserti tratti da documenti dell'epoca (autentici o falsificati? Impossibile stabilirlo senza accurate ricerche, e del resto non importa: ciò che conta è che l'autore ci lasci nel dubbio. Come nel caso di un brano apparentemente tratto dal discorso di Johnson al Congresso dei Giovani Democratici del 21 maggio 1966: «Non stiamo cambiando il nostro programma. Stiamo cambiando idea sul modo di realizzarlo», oppure del frammento ipoteticamente pronunciato dallo stesso in occasione di un discorso in tv dalla Stanza Ovale della Casa Bianca nel novembre del 1967: «Allora, gente, animo, e state allegri, Cristo santo») contribuiscono alla costante sensazione di spiazzamento che si prova di fronte a pagine nelle quali realtà e finzione paiono tanto bene amalgamate da non poter più essere distinte con precisione in alcun modo. E' tutto finto, naturalmente, e insieme - così come quando la «fiction» funziona sul serio - anche tutto assolutamente vero. Il fatto che Boyd, omosessuale sposatosi pro-forma con una ragazza ma convivente con un giovane haitiano che cucina per lui «vestito solo con un grembiule e i tacchi alti», si trasformi in breve nella persona più vicina a Johnson da semplice ragazzo della posta qual era (tanto da poter assistere alle pisciate del Presidente nel cestino di metallo dell'ufficio) ci permette di dare un'occhiata tra le pieghe di una Storia tramutatasi anch'essa in Spettacolo (la scena dell'omicidio di Kennedy a Dallas diventa esilarante, vista dalla posizione di Boyd, seduto sopra gli uomini dei servizi segreti seduti sopra Lyndon schiacciato sotto i sedili posteriori della sua limousine), al pari della cronaca e della quotidianità. E Wallace gioca altrettanto felicemente tra le macerie della realtà americana sgretolatasi nel confronto con la diretta televisiva anche nel raggelante La mia apparizione in tv, nel quale un'attrice quarantenne, moglie di un dirigente di un network e grande con¬ sumatrice di Xanax, viene invitata a confessarsi in prima serata al «David Letterman Show». Angosciata come il marito all'idea di essere ridicolizzata dal perfido conduttore dinnanzi a milioni di spettatori, Edilyn è indecisa se mostrarsi «autentica» o se stare alla finzione e interpretare un'altra da sé sufficientemente ironica e distaccata da reggere il confronto; opta istintivamente per la prima soluzione quando si trova già davanti alle telecamere, e neutralizza così la minaccia: ma agli occhi dell'uomo che ha sposato da più di vent'anni, che la sta guardando in tv, lei invece ha recitato. «E per questo, mentre la limousine messa a nostra disposizione ci portava (...) a bere e mangiare dall'altra parte del fiume a spese della Nbc, ho chiesto a mio marito chi pensava che fossimo realmente, io e lui. Domanda che non avrei mai dovuto fare». Proprio il racconto del titolo, invece, risulta essere nel com¬ plesso del libro il meno convincente: qua, nell'arco di una serata e di un concerto di Keith Jarret, Wallace si muove tra i cosiddetti «giovani», mettendo in scena un gruppo di punk tra i quali si è insediato quale corpo estraneo - ma assai danaroso e disposto a sborsare considerevoli cifre pur di poter soddisfare una sua peculiare perversione sessuale - tale Fighettodelcazzo, brillante professionista in carriera nonché rampollo di una famiglia repubblicana dalle grandi tradizioni militari. Ma in questo caso i personaggi non riescono a sollevarsi da una caratterizzazione alquanto stereotipata e - contrariamente a quanto mostrato altrove - assai povera di spunti originali. Adesso, però, la curiosità per Infinite Jest vorrebbe un po' di coraggio: da parte di un editore che voglia assumersi il rischio di una traduzione. Giuseppe Culicchia Un postmoderno che amalgama realtà e fiction trasforma la Storia in Spettacolo RLEFFO SON vane Wallace lli strani - il testo che dà il titoancesco Piccolo per Einaudi -, zano le invenzioni di David Foaltro, di Infinite Jest, smisuraagine lo ha consacrato, un paio ato letterario americano. Sisteestinata a raccogliere gli scritmai rifiutata da Wallace), l'ex di Harvard adopera infatti al uzione» della vicenda che vede B. J. - Lyndon Baines Johnson, atore democratico del Texas, il ssinio di questi, Presidente egli portò gli Stati Uniti ad imbocn postmoderno che malgama realtà fiction trasforma Storia Spettacolo Lyndon Johnson visto da Levine Lyndon Johnson visto da Levine LA RAGAZZA CON I CAPELLI STRANI David Foster Wallace Einaudi pp. 202 L 15.000

Luoghi citati: America, Stati Uniti, Texas, Vietnam