MADIERI: FAVOLE D'UNA FESTA BREVE di Lorenzo Mondo

MADIERI: FAVOLE D'UNA FESTA BREVE MADIERI: FAVOLE D'UNA FESTA BREVE EGGENDO tutti insieme gli scritti di Marisa Madieri ripubblicati a due anni dalla morte, si riesce a coglierne pienamente, attraverso la spia dei rimandi e delle rifrazioni, la coerenza stilistica e la compattezza morale. Si conferma cioè la forza di una vocazione che la sorte è riuscita a spezzare, non a sgretolare. Verde acqua è dell'87. Quello che subito colpisce in quelle pagine è il particolare senso del tempo, della sua «profondità», espressa in una sorta di doppio diario. Dove il presente, che segna i giorni del calendario e della scrittura (tra l'81 e l'84), si intreccia vitalmente con il passato. Della durata che le fu concessa, Marisa racconta soprattutto la conquista dell'adolescenza e della maturità: a partire dal doloroso abbandono di Fiume dopo l'occupazione jugoslava fino all'approdo al campo profughi di Trieste. L'«aspra città» VERDE ACQUA LA RADURA ntr. E. Paccagninì Einaudi pp. 230. L 16.000 LA CONCHIGLIA E ALTRI RACCONTI Scheiwiller pp. 90. L 15.000 dall'aroma sabiano le sembra una piccola Itaca, raggiunta da una Penelope che, prima di appagarsi come sposa e madre, ha dovuto correre l'avventura della conoscenza. Non è un caso che sia così attenta alle ramificazioni più lontane della famiglia (la straordinaria galleria di nonni e nonne dalle complicate parentele balcaniche). Conta certo la sua disposizione affettuosa e arguta verso le persone più indifese, i vecchi ma anche i bambini, specialmente i più vulnerati. Ma vecchi e bambini rappresentano gli emblematici segnaposto di una vicenda che Marisa Madieri avverte nella sua misteriosa sacralità, nel perenne fluire che si identifica' forse con la memoria di Dio. Si spiega così la sua aderenza alle ((piccole gocce dell'oceano del vissuto»: con una prosa di scavata semplicità, un rispetto creaturale che esclude tuttavia facili condiscendenze, con un controllo dei sentimenti che arriva fino all'inesorabilità. Marisa Madieri custodisce gelosamente un'idea della vita come dono, da assaporare con gratitudine in ogni momento della sua festa breve. Senza nascondersi la presenza dell'ombra: dalla ferita storica dell'esodo al male originario che si annida nel cuore dell'uomo o nelle cellule ribelli del proprio corpo. E insinua allora nella nativa, e coraggiosa, gaiezza un brivido di malinconia. Sentimenti e perfino situazioni che ricorrono trasposti e intensificati nella favola La radura (1992). E' la storia della margherita Dafne, della sua crescita in comunione con il mondo circoscritto del prato, in una visione dal basso suscettibile di vivide scoperte, di una «lucentezza» che via via si appanna: fino alle bellissime, struggenti pagine finali in cui Dafne viene strappata, per gioco, da una bambina, la fata di cui aveva lungamente sognato. La delicatezza e trasparenza di tocco, l'intrepido humour che conforta i tuffi del cuore, la sensibilità per la natura metamorfica, fraterna, sono un decisivo acquisto per Marisa Madieri. D'ora in poi non saprà rinunciare alle risorse della metafora. Come rivelano il romanzo incompiuto, i brevi racconti strappati alla sua seconda stagione (di imminente pubblicazione sotto il titolo La conchiglia). Saranno le riflessioni nel grembo materno del piccolo «con le ali», il focomelico volato da altri mondi; sarà il giovane tuffatore che incontra, in aspetto di sirena, la madre perduta. Come osserva il marito Claudio Magris in una nota di asciutta commozione, di totale condivisione, Marisa aveva scoperto nel tono della ((favola» la capacità di esprimere al meglio il suo vero segreto: l'intatto stupore per la vita supremamente amata. Lorenzo Mondo VERDE ACQUA LA RADURA Intr. E. Paccagninì Einaudi pp. 230. L 16.000 LA CONCHIGLIA E ALTRI RACCONTI Scheiwiller pp. 90. L 15.000

Persone citate: Claudio Magris, Marisa Madieri, Paccagninì Einaudi, Penelope, Scheiwiller

Luoghi citati: Fiume, Trieste