AFFINATI: VITE OLTRE LA NORMA

AFFINATI: VITE OLTRE LA NORMA AFFINATI: VITE OLTRE LA NORMA UOMINI PERICOLOSI Eraldo Affinati Mondadori pp. 228 L 26.000 RALDO Affinati è un narratore, fra quelli emergenti, di superiore abilità di ritmo e di invenzione di situazioni e di personaggi e di più attenta cura del linguaggio, originale senza essere smodato, nervosamente incisivo senza ambire a fare il verso al parlato o ai nipotini di Gadda, teso alla lucida essenzialità quanto più le vicende sono assurde e crudeli. In più, Affinati sa riscoprire, nel modo di aprire e sviluppare il discorso narrativo, l'arte del porgere quasi oralmente il racconto, chiamando in causa il destinatario come ascoltatore e, a poco a poco, anche complice di quanto si viene dicendo, fino al punto finale, che è o di chiaro coinvolgimento come partecipe di qualche responsabilità negli eventi e nelle azioni narrate, o di anche violenta provocazione. Il racconto che meglio compen- dia l'arte di Affinati è Neve, che e l'autodifesa crudele, ambigua, sottilmente sofistica, ipocrita e disperatamente sincera, a distanza di molto tempo, di uno dei ragazzi che, mossi da un impulso improvviso e cieco, uccisero, facendolo prima rotolare giù da una strada, poi finendolo a calci, un povero disgraziato, ridotto al solo tronco quasi informe, come del tutto assurda e pretestuosa punizione per aver mostrato di desiderare alcune ragazzine che l'avevano provocato un poco. Neve da sempre è stato partecipe dei giochi dei ragazzi, vittima e complice: e allora ancora meno si spiega lo scatto di ferocia nel gruppo di tredicenni. La morte di Neve è attribuita a una disgrazia: ma dentro gli adulti d'ora resta profondo il disagio, che è quasi un rimorso, per quanto hanno fatto, tanto più difficile da dimenticare dal momento che tutti hanno costruito, dopo, un'esistenza normale, hanno anche fatto carriera, sono rispettati e onesti cittadini. Ma l'inquietudine della macchia segreta della colpa non si cancella: e colui che racconta bene la esprime, pur con tutti i contorcimenti di chi vorrebbe trovare a sé e agli altri una qualche giustificazione. Negli altri racconti la mistione di crudeltà e coscienza appare più stemperata e in luce viene allora la predilezione di Affinati per figure bizzarre, fuori dalla norma o dalla norma uscite di colpo, a un certo punto della loro vita, senza un'apparente ragione, come appare ne II cuoco dove il protagonista, dopo aver raggiunto un'enorme fama nella sua professione, scompare, ritirandosi in una vecchia casa, prima con le donne che ha amato, poi con i cani per i quali prepara i suoi più raffinati manicaretti; o come è il protagonista di Bongo, scomposto ed efficace racconto della propria vita compiuto davanti a un gorilla dello zoo da parte di un uomo che ha deciso di ribellarsi al mondo, è andato sparando qua e là e finirà, per propria scelta, sbranato dalle tigri. Anche del protagonista de L'unicorno, che si è creduto, in gioventù, un genio e sta morendo con un'enorme escrescenza sulla fronte che lo divora, si sono rilevati gli aspetti singolari del comportamento fino all'estrema richiesta, rivolta alla donna che fu sua ammiratrice, di distruggere tutto quanto posseduto. Altri racconti sembrano riproporre, in versione riveduta e abbellita, vicende già inventate e narrate: come il fantascientifico II combattente, storie di duelli mortali fra uomini in un futuro di quiete universale; Doss Trento, che racconta l'improvviso scatto di violenza feroce di un normale cittadino con famiglia, amante della montagna in quanto ex alpino, che uccide tre giovani che hanno cercato di svuotargli l'automobile, situazione e personaggio già noto per altri precedenti usi; o come Natica d'oro, che è non più di un gioco con sorpresa intorno a un professore di storia americana che resta conquistato dalle natiche della segretaria del suo editore, e alla fine la ragazza gli rivela di avere una protesi come sedere. Di notevole livello è, invece, il racconto, tra fantastico e commosso, fra allusione e splendida reinvenzione del rapporto tra figlio e padre, che si intitola L'uomo dei muri. Il figlio scopre il padre segreto dietro il muro della casa, in uno spazio alternativo, misterioso e remoto; lo fa uscire, lo allena splendidamente per farlo diventare un giocatore di calcio, lo fa partecipare alla selezione dei migliori per una squadra di maturi atleti, ma il successo sconvolge il rapporto, perché sia il padre sia il figlio sanno che l'uomo non potrà mai rivelarsi per chi è, e allora non ci può essere che la morte, al di là del muro. Qui Affinati reinventa la relazione fra padre e figlio capovolgendola: con disperato e lucido struggimento, perché è un rapporto impossibile, e il muro fra i due può essere, sì, valicato, ma in modo precario, per poco. Giorgio Bàrberi Squarotti Eraldo Affinati UOMINI PERICOLOSI Eraldo Affinati Mondadori pp. 228 L 26.000